Lo hanno descritto come il virus più letale della storia dell’umanità, in grado di falcidiare metà della popolazione mondiale. Si tratta di una variante dell’influenza aviaria H5N1. Ed è stato selezionato dai ricercatori dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam. Lo studio dimostra che sono sufficienti 5 variazione genetiche per disporre della più grande arma di sterminio di massa mai esistita. Ma allora, a questo punto, non diventa troppo rischioso pubblicare lo studio? E, del resto, era proprio necessario compiere un’impresa del genere? In realtà, sì. «Si tratta di uno studio con una finalità ben precisa: produrre uno sviluppo di conoscenze utili a poter predire le prossime pandemie ed avere la possibilità di pianificare meglio gli interventi di sanità pubblica successivi; o di sviluppare aspetti terapeutici specifici rispetto a quel livello di letalità», spiega, interpellato da ilSussidiario.net Fabrizio Pregliasco, medico infettivologo. Che, più specificatamente, illustra le peculiarità della ricerca: «Si è tentato di comprendere la correlazione tra il genoma del virus e le sue caratteristiche. Inoltre, su base informatica, sono state analizzate una serie di sequenze genomiche, grazie alle quali confrontare le caratteristiche di diversi virus. Il tutto per comprendere, a fronte dell’insorgenza di un nuovo virus, quanto questo sarà aggressivo».



Le analisi degli scienziati, inoltre, si sono basate su una serie di ipotesi e «attraverso la sequenziazione e la replicazione, si è cercato di capire se la chimera prodotta avesse le caratteristiche attese. In pratica, l’obiettivo è stato quello di capire quali effetti potessero discende da una determinata sequenza». Il virus ottenuto, quello considerato in grado di sterminare mezzo mondo, rappresenta un po’ la “summa” di tutti i virus del genere, un’enciclopedia cui attingere informazioni. Tuttavia, non bisogna fare confusione: «il virus così “creato” fisicamente non esiste. Si tratta di un’elaborazione», sottolinea Pregliasco. «E che si possa tale tradurre elaborazione virtuale in un elemento fisico, inoltre, è tutto da dimostrare».



Alcune suggestioni dell’immaginario collettivo, in questo caso, non hanno aiutato a rasserenare gli animi. «Non dobbiamo pensare – afferma Pregliasco – che una variazione del genere possa essere improvvisata in un sottoscala da uno scienziato folle e malintenzionato; occorrono, infatti, macchinari e strumentazioni estremamente sofisticate che, al momento, esistono in pochi centri al mondo, altamente specializzati e che necessitano i ingenti finanziamenti». 

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