L’esperienza più bella che provo, nel corso della mia attività scientifica, è quando accade che con i nostri apparati sperimentali si riescono a cogliere alcuni aspetti della natura: è come se la realtà rispondesse ai nostri interrogativi. Ciò non è scontato e quando succede, anche se questo riscontro è atteso e desiderato, si prova una sensazione di stupore come se “la nostra nave” si fosse incagliata in qualcosa di misterioso ma reale. E questo fa parte della natura della scoperta piccola o grande che sia.
Quell’istante di stupore è reale ed è l’aspetto più bello della ricerca, come ricordava anche il grande Albert Einstein: “La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. È il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell’arte e della scienza pura. Chi non è in grado di provare né stupore, né sorpresa è per così dire morto”. Più la sensibilità umana è educata e coltivata, più tale sensazione di mistero permane e viene valorizzata e riempie di significato il lavoro di ogni giorno, facendo entrare nel mondo della scienza il gusto del bello e del vero. Questo è ciò che mi appassiona ogni giorno al mio lavoro e mi dà il coraggio e la libertà di rischiare nuovi passi, come la recente missione in Antartide.
Ho partecipato così alla XXVII Spedizione Scientifica Italiana in Antartide fermandomi per un turno di circa un mese presso la base scientifica italiana Mario Zucchelli (MZS) a Baia Terranova (nel Mare di Ross). È un base aperta nel periodo estivo australe (Novembre-Febbraio) e ha rappresentato il fulcro delle attività sperimentali svolte in Antartide dal nostro Paese fino a quando, circa 5-6 anni fa, insieme con la Francia è stata realizzata la base Concordia (o Dome C), circa 1200 Km dalla costa. Presso la stazione Concordia è stata ottenuta, nell’ ambito del progetto EPICA, una carota di ghiaccio alla profondità di circa 3190 metri che ha permesso di ottenere dei dati sulla composizione dell’atmosfera terrestre fino a circa 800.000 anni fa. Attualmente diverse attività scientifiche sono state trasferite dalla base Mario Zucchelli a Concordia dove è possibile operare in un ambiente ancora più incontaminato, rispetto a quello costiero, per tutto l’anno essendo una base anche invernale.
La stazione Mario Zucchelli, operativa da oltre 25 anni e in grado di ospitare circa un centinaio di persone fra ricercatori e personale di supporto logistico, prende il nome dall’ing. Mario Zucchelli dipendente dell’Enea che è stato l’artefice principale della realizzazione e sviluppo della base fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2003. Le attività che vengono svolte riguardano principalmente la biologia, e più in generale lo studio degli ecosistemi, la geologia (ad esempio con la raccolta di campioni provenienti dal mantello terrestre o rocce vulcaniche), attività osservative (osservatorio meteorologico, geomagnetico e della ionosfera) e la fisica dell’atmosfera (misure di ozono e gas minori).
Le attività sperimentali che ho svolto riguardano principalmente lo studio dei processi di rimozione dell’aerosol in nube e quindi il loro trasferimento nei cristalli di ghiaccio. Tali processi vengono studiati sia in laboratori freddi (a circa – 15 °C) dove è possibile fare crescere, in condizioni controllate, i cristalli di ghiaccio e osservare i diversi meccanismi di cattura dell’aerosol; sia in atmosfera, campionando durante le precipitazioni (nevicate) i singoli cristalli per poi osservare al microscopio elettronico l’eventuale presenza di particelle di aerosol al loro interno. Tali misure integrano i dati relativi al bilancio di massa dei ghiacci antartici (ghiaccio precipitato e ghiaccio sciolto nel mare), permettono di approfondire gli effetti indiretti degli aerosol sul clima e di approfondire i meccanismi relativi al trasferimento degli aerosol dall’aria alla neve e quindi alle carote di ghiaccio.
La base MZS è gestita dall’Enea per quanto riguarda gli aspetti logistici e i trasporti di merci e personale, mentre il CNR è responsabile per il coordinamento dei diversi progetti di ricerca approvati dalla Commissione Scientifica Antartica (CSA). La base è una vera e propria città, con esigenze logistiche e impiantistiche impegnative e complesse: così ci sono meccanici, elettricisti, impiantisti, informatici, guide alpine e personale dell’Aeronautica Militare per la gestione delle numerose operazioni effettuate con gli elicotteri e i Twin Otter (piccoli aerei a turboelica) per il trasporto del personale e lo svolgimento delle attività scientifiche in zone distanti dalla base.
E non si può chiudere un breve report dalla missione antartica senza un cenno allo scenario naturale che fa da sfondo permanente alle nostre ricerche. Il paesaggio circostante la base Mario Zucchelli è di una incomparabile bellezza sia per chi viene la prima volta sia per i veterani ed è caratterizzato, nella prima parte dell’estate antartica, dal mare ghiacciato (pack) e dalla enorme lingua del ghiacciaio Campbell che si estende in questo mare gelato. Poi dopo la metà dell’estate antartica anche il pack si scioglie e consente l’arrivo della nave, proveniente dall’Italia, per le operazioni di chiusura della stazione, l’imbarco dei mezzi e degli uomini e il rifornimento di combustibile che sarà poi utilizzato in base il successivo anno.