Con l’approssimarsi della fine dell’anno, le principali riviste scientifiche internazionali hanno stilato, come di consueto, le loro classifiche e i loro bilanci di un anno di scienza. Così la top ten di Science ha indicato i breaktrough, cioè gli sfondamenti, che hanno, a suo dire, fatto compiere passi avanti decisivi nelle diverse discipline. Al primo posto spiccano i progressi nella prevenzione dell’Aids, con l’impiego dei farmaci antiretrovirali utilizzati per il trattamento delle persone infette da Hiv che hanno notevolmente ridotto i tassi di trasmissione della malattia.
Ben altri quattro “campioni” appartengono alla squadra delle scienze biomediche. Uno è il vaccino RTS,S contro la malaria, che ha superato una serie di trial con esito positivo: i dati, relativi a seimila bambini fra i 5 e i 17 mesi, immunizzati nell’arco di un anno, hanno indicato una riduzione del 56% dei casi di malaria e del 47% di quelli di forma grave. Poi le ricerche sui batteri intestinali umani, che non sono distribuiti casualmente bensì organizzati in tre gruppi principali noti come enterotipi nei quali si dispongono in grappoli stabili con caratteristiche comuni; una scoperta importante per le persone che hanno bisogno di assistenza nutrizionale. Cariche di aspettative le ricerche sulle cellule senescenti, che non si riproducono ma sono responsabili di molti guai: la loro rimozione potrebbe essere benefica non tanto come elisir di lunga vita quanto come potenziamento della salute in vecchiaia. Infine gli studi condotti sul DNA fossile hanno sollevato l’ipotesi che in tempi remoti i primi umani anatomicamente moderni si siano incrociati con forme ancora più arcaiche di Homo presenti in Africa.
Dopo la biologia, tengono banco l’astrofisica e la cosmologia; col secondo gradino del podio alla sonda giapponese Hayabusa che è riuscita a portare a Terra campioni di polvere raccolti sull’asteroide Itokawa, consentendo agli scienziati di risolvere l’enigma circa l’origine delle condriti, le meteoriti più comuni. Nel gruppetto di testa anche i risultati di un gruppo a guida italiana che ha scoperto una piccola stella che è probabilmente la più vecchia che si conosca, con i suoi 13 miliardi di anni d’età, quindi di poco posteriore al Big Bang. E non poteva mancare un riconoscimento alla abbondante serie di avvistamenti di pianeti extrasolari, spiati dalla sonda Kepler della Nasa: sono osservazioni che arricchiscono il nostro catalogo dei mondi alieni, avvicinando la lista ormai al migliaio.
Alla classifica di Science ha fatto eco Nature, differenziandosi quanto basta nelle scelte e completando la ricognizione con una simpatica rassegna che ha premiato le scoperte fatte mese per mese. Con un’attenzione anche a notizie di “politica della scienza”, come le prospettive di tagli di budget per la ricerca federale americana, o la sentenza della Corte di giustizia europea sulla non brevettabilità di cellule e linee cellulari ottenute da embrioni umani: notizia quest’ultima che l’autorevole (!) settimanale scientifico anglosassone addita con vivo disappunto.
E non manca di sottolineare anche alcuni non-progressi della scienza made in Usa: come in settembre la chiusura, peraltro programmata da tempo, del grande acceleratore di particelle del Fermilab di Chicago, il Tevatron, l’unico che avrebbe potuto contendere al Cern la scoperta del bosone di Higgs; e l’altra “interruzione di programma”, cioè quella degli Shuttle, tornati in luglio definitivamente negli hangar lasciando ai russi l’esclusiva dei mezzi di trasporto per la Stazione spaziale internazionale.
Al di là dei singoli risultati eclatanti o meno a noi sembra interessante, dentro le vicende scientifiche e tecnologiche dell’anno che sta per concludersi, cogliere qualche spunto sintetico che lanci lo sguardo un po’ più in profondità, allargando la prospettiva dalla quale traguardare il valore della conoscenza scientifica e la posizione del soggetto di tale conoscenza.
Così ci sembra che i due fatti che hanno dominato il finale d’anno – la misura della velocità dei neutrini e le possibili evidenze del bosone di Higgs – portino alla ribalta una parola che sfida le ricorrenti pretese positivistiche: è la parola inesauribilità. Quando il quadro della conoscenza fisica appare completo e induce molti scienziati a pensare di avere in pugno la realtà, ecco che la natura ci sorprende esibendo comportamenti inaspettati o mostrando facce nuove di fenomeni noti o previsti: frutto di una inesauribilità di strutture, di forme, di energie; ma anche dell’inesauribile capacità dell’uomo di porre domande e di immaginare risposte da testare con gli esperimenti.
C’è un’altra parola che ben si addice a sintetizzare, su un altro versante, il 2011: è stato l’anno di Fukushima; l’anno dei dibattiti, su scala sia globale e che locale, sull’ambiente e sulle scelte energetiche compatibili; l’anno di un’accelerazione nelle ricerche e applicazioni, non sempre condivisibili, delle cellule staminali. In tutti questi ambiti la parola più impegnativa, ricorrente ma di difficile interpretazione, è “responsabilità”. Non riguarda solo i decisori e non può essere separata dal cammino della conoscenza, come un’aggiunta “etica” o, più riduttivamente, solo normativa. È quella cui si riferiva Benedetto XVI nel discorso del 2006 all’Università di Regensburg parlando di “comune responsabilità per il retto uso della ragione”. È una parola che accompagna la ricerca fin dal suo inizio, e che dovrà accompagnare gli scienziati anche nel 2012.