Torna sulle cronache il discusso “metodo Zamboni”, quello elaborato dal direttore del centro malattie vascolari dell’università di Ferrara, Paolo Zamboni per curare la sclerosi multipla.
Il suo metodo era stato recentemente al centro di polemiche, tra chi lo ha definito inutile e chi lo vede come possibilità di avere benefici immediati per chi soffre di sclerosi multipla. Tra questi, la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani che ha annunciato di volersi fare operare seguendo il metodo Zamboni. Di cosa si tratta? Secondo Zamboni, infatti, la Ccsvi, (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica), malformazione dei vasi sanguigni del collo e del torace sarebbe legata direttamente all’insorgenza della sclerosi multipla.
Rimuovendo l’ostruzione dei vasi con un’angioplastica, si allevierebbero i sintomi della malattia. Per Nicoletta mantovani, anche una accusa alla Associaizone italiana sclerosi multipla: “Quando un malato non si sente più rappresentato da un’associazione di patologia cerca di muoversi in un’altra direzione” ha detto. Aggiungendo: “L’assenza di risposta delle istituzioni italiane fa sì che un numero sempre più alto di malati vada a farsi operare all’estero. L’intervento si fa in tutto il mondo tranne che nel Paese dove è stata fatta la scoperta”.
Le ha risposto l’Aism: "Lo studio è partito e sta procedendo come da protocollo – ha affermato il presidente dell’Aism, Alberto Battaglia -. L’associazione ha dato la propria disponibilità a sostenere il progetto di ricerca promosso dalla Regione Emilia Romagna e coordinato da Zamboni ed è in attesa di ricevere il protocollo definitivo per valutarlo". In particolare, Battaglia ha voluto dire alla mantovani che "qualunque posizione tesa a orientare le persone in un senso o nell’altro, in quanto al momento non suffragata da evidenze scientifiche, risulta poco corretta e poco rispettosa delle persone con sclerosi multipla, alimentando speranze che, allo stato attuale delle conoscenze, nessuno può sostenere".