La radioattività all’interno della centrale di Fukushima non accenna a diminuire. Domenica la Tepco, società che gestisce i reattori in Giappone, ha fatto sapere che nell’acqua tracimata nei locali turbina del reattore numero 2 la radioattività era «dieci milioni di volte la norma». Poche ore dopo, si è corretta dicendo che si trattava di «radiazioni centomila volte superiori al fondo naturale». Ieri, invece, sempre secondo la Tepco, sarebbe stata superata la quota di 1.000 millisievert l’ora. Quando gli esperti danno i numeri, per i non addetti ai lavori diventa difficile raccapezzarsi. Per fare chiarezza ilsussidiario.net ha intervistato Marco Ricotti, membro dell’agenzia per la sicurezza nucleare e docente di Impianti nucleari al Politecnico di Milano.



Professore, che idea si è fatto di quanto sta accadendo a Fukushima?

Per prima cosa volevo sottolineare una notizia che è sfuggita ai media italiani. In quella zona entro dieci chilometri dalla costa, il terremoto e lo tsunami hanno spazzato via tutto e le uniche costruzioni create dall’uomo che sono rimaste in piedi, magari in modo approssimativo, sono state le centrali nucleari. Nell’impianto atomico di Onagawa, tre giorni dopo il terremoto, hanno addirittura portato 200 persone dei dintorni, rimaste senza casa e sfollate, ospitandole nell’edificio dell’amministrazione della centrale. Significa che era l’unico palazzo che dava una certa sicurezza, in un momento in cui si stavano verificando delle scosse di assestamento e si temeva l’arrivo di un nuovo tsunami.



Questo non toglie però che a Fukushima emergerebbe invece un quadro abbastanza allarmante…

Tepco aveva inizialmente diffuso un dato che poi ha corretto. Dall’inizio della crisi, ho deciso però di non attenermi ai dati di Tepco, ma a quelli dell’Agenzia per la sicurezza giapponese e dell’Aiea, che mi sembrano più attendibili. Quello che emerge è che la situazione è certamente grave e seria, anche se i numeri diffusi dai media italiani sono piuttosto confusi.

Se non sbaglio si è parlato di radiazioni pari a un terzo di Chernobyl…

Infatti, questa è la dimostrazione del fatto che si stanno diffondendo dei dati che non hanno nessun significato. Lasciamo perdere Chernobyl, perché è tutta un’altra storia. A Fukushima c’è una dose di radioattività nell’acqua all’interno della centrale che è pari a mille millisievert all’ora, cioè un sievert all’ora.



Può tradurre per i non addetti ai lavori?

Se una persona si espone a una dose di sei sievert su tutto il corpo, e non solo su una parte, va incontro alla morte certa nel giro di un mese. Qui invece stiamo parlando di un sievert. Prima che scattasse l’allarme, tre operai sono entrati nelle cantine dell’edificio turbina, con l’acqua fino alle caviglie, e sono rimasti esposti a una dose che va dai due ai sei sievert. Sono stati portati in ospedale dove rimangono sotto osservazione, ma a oggi non hanno nessun danno alla salute rilevabile. È chiaro, però, che in un ambiente così nessuno può entrare a lavorare: prima è infatti necessario prelevare l’acqua radioattiva dall’edificio con un’idrovora.

Qual è invece il livello delle radiazioni all’esterno della centrale?

È stata registrata una concentrazione di iodio elevata vicino a uno scarico della centrale nel mare. È probabile che ci sia una fuoriuscita di acqua dalla centrale nelle zone di scarico. La notizia positiva è che al momento sembrerebbe si tratti soltanto di iodio. Lo iodio, infatti, decade in otto giorni: significa che dopo questo periodo le radiazioni sono pari alla metà, dopo 16 giorni a un quarto, dopo 32 a un ottavo, e così via. Se invece dovesse essere rilevato anche il cesio, la situazione sarebbe più grave, perché questa sostanza decade in un periodo di 30 anni.

Che cosa occorrerà fare ora per stabilizzare la situazione?

Occorre raffreddare il combustibile. Per farlo è necessaria l’energia elettrica per permettere ai sistemi di sicurezza di funzionare, oppure continuare a iniettare acqua. Man mano che il getto d’acqua migliora la situazione, i tecnici devono andare sempre più vicini alla zona critica, per verificare che non ci siano cortocircuiti e riattivare quindi l’energia elettrica.

Ritiene che si sia verificato un danno alla vasca di contenimento del nucleo?

Questo non è ancora stato verificato. È chiaro, però, che se ci sono fuoriuscite di iodio, ed eventualmente di cesio, quest’acqua non può che provenire dal reattore. Da una parte il nucleo è parzialmente danneggiato o fuso, ma è anche possibile che ci siano perdite dalle tubazioni che passano dal reattore o dal contenitore di sicurezza.

Quali sono le prospettive per l’energia nucleare nel mondo dopo Fukushima?

Certamente ci sarà da ripensare il nucleare. Questo lo hanno già dichiarato molte organizzazioni, e sia nell’Unione europea che in Giappone si stanno preparando dei nuovi stress test. Di sicuro, però, sarebbe un grave errore chiudere dall’oggi al domani tutte le centrali nucleari del mondo, come se dopo quanto avvenuto nessuna fosse più sicura: ritengo infatti che non sia così.

Che cosa ne pensa invece della decisione del governo italiano di sospendere per un anno la costruzione di nuove centrali?

Una verifica andrà sicuramente fatta, soprattutto per capire se i criteri con cui sono costruiti i reattori di terza generazione sono adeguati anche alla luce degli eventi giapponesi. La decisione del governo italiano, inoltre, è in linea con il pensiero europeo e internazionale, che punta a compiere una seria riflessione sulla sicurezza delle attuali centrali.

Perché su questo argomento gli esperti sono così divisi?

Ho sentito diversi di questi “esperti” fare delle affermazioni imprecise, per usare un eufemismo. Dalle affermazioni attualmente a disposizione non è possibile ricostruire perfettamente tutta la sequenza dell’incidente. Quindi, chi offre con certezza dei dati ed emette dei giudizi sommari pretende di sapere quello che non sa. Innanzitutto, bisogna capire esattamente che cosa è avvenuto a Fukushima, perché al momento non se ne conoscono ancora le cause precise. Sappiamo solo che c’è stato un terremoto del nono grado della scala Richter e uno tsunami con onde di 14 metri.

Quanto è avvenuto è almeno sufficiente per sconsigliare l’utilizzo del nucleare nelle zone sismiche?

Le ricordo che se a Fukushima abbiamo quattro reattori in crisi, a meno di dieci chilometri di distanza ce ne sono altri quattro che invece non hanno subito nessun danno. Inoltre, nel luglio 2007 la più grande centrale nucleare del mondo, che si trova a Kashiwazaki sulla costa opposta del Giappone, ha subito un sisma superiore all’intensità di progetto della centrale, ma ha resistito. Al momento l’ipotesi più verosimile è quindi che ciò che ha messo in crisi la centrale di Fukushima non sia stato il terremoto, ma l’arrivo dello tsunami un’ora dopo

 

(Pietro Vernizzi)

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