La situazione di gestione dell’impianto nucleare di Fukushima, a un mese dallo tsunami dell’11 marzo, continua a essere seria. Nelle complesse operazioni per dismettere gli impianti, le squadre di esperti giapponesi sono affiancate da quelle arrivate dall’estero, in particolare da Stati Uniti e Francia.

Un’importante novità si è però delineata in queste ore. L’Agenzia nucleare giapponese (la Nisa) ha aggiornato il livello di classificazione dell’incidente, portandolo al livello superiore della scala Ines (International nuclear and radiological event scale). Tale decisione, assunta anche in base alle determinazioni di una commissione internazionale presente in loco, è stata anticipata all’Agenzia nucleare internazionale per il successivo annuncio pubblico.



Quasi inaspettatamente, si è così saliti dal livello 5, con cui era finora stato classificato l’incidente, a quello 7, il maggiore previsto dalle scale di valutazione. Questa decisone è stata presa per le tre unità (1, 2 e 3) considerandole come un unico impianto. Per l’impianto numero 4 il livello di allerta rimane quello iniziale, ovvero il terzo. I reattori 5 e 6, come noto, si sono arrestati senza subire danni e pertanto senza conseguenze.



Questa nuova valutazione, commenta l’Agenzia internazionale (International atomic energy agency – Iaea) in permanente contatto con il Giappone dal quartiere generale di Vienna, “risulta da una valutazione del totale di sostanze radioattive rilasciate nell’ambiente dagli impianti fino ad adesso e nei prossimi giorni”. Il valore risulta infatti alzarsi rispetto alle previsioni delle prime settimane. Potremmo avvicinarci complessivamente al 10% delle radiazioni che furono valutate nel 1986 per la centrale di Chernobyl. La Nisa, tuttavia, prosegue l’autorevole Agenzia Internazionale, “si riserva di rivisitare il livello (al ribasso) qualora si rendano disponibili maggiori informazioni nei prossimi giorni”.



La scala Ines è una sistema complesso, ampiamente riconosciuto e utilizzato a livello internazionale per valutare il livello di incidente nel settore nucleare e della radioprotezione. Lo scopo principale di Ines è quello di favorire la comunicazione e il dialogo tra gli esperti del settore, ma anche quello di un’accurata informazione pubblica sulle possibili conseguenze degli eventi. La scala fu introdotta e approvata nel 1989: gli esperti accreditati nel mondo a emettere la valutazione sono oggi una settantina.

Tornando all’impianto di Fukushima, occorre rammentare che le fonti più autorevoli ritengono, fin dai primi giorni seguiti al dramma dello tsunami, che l’origine della fuoriuscita di parte di liquido radioattivo sia collegato a una fessurazione creatasi nelle piscine di raffreddamento, probabilmente dell’unità numero 3. Come noto, per ridurre le temperature degli impianti a seguito del loro spegnimento, sono poi state utilizzate ingenti quantità di acqua di mare.

Si tratta di rimuovere, pertanto, oltre 60.000 tonnellate d’acqua dalle sale macchine contigue ai reattori, facendole transitare attraverso le sezioni dedicate al trattamento delle scorie radioattive con cui la centrale è equipaggiata. Un’attività che durerà mesi, probabilmente anche oltre un anno. Si procederà in seguito allo smantellamento totale degli impianti (decommissioning).

Per quanto attiene alla situazione della radioattività, gli ultimi rilievi riportati dagli enti autorizzati dichiarano la presenza di Iodio e Cesio in quattro Prefetture del Giappone. Sempre la Iaea annuncia che “nelle rimanenti prefetture giapponesi i valori scendono con gradualità verso le soglie accettabili”. Nella zona di controllo, quella dei 30 km attorno alla centrale, “i livelli sono scesi a valori compresi tra 0,2 e 25 microsievert”.

Nelle prossime settimane si dovranno ivi avviare le necessarie opere di recupero del territorio: le autorità giapponesi dovranno decidere quali interventi di bonifica predisporre e su quali aree intervenire, sulla base della dose di radioattività che riterranno accettabile. Infatti, la determinazione degli obiettivi di dose è stabilita secondo i criteri della Commissione internazionale per la protezione radiologica e dipende da una complessa valutazione che può fare variare in un intervallo molto ampio la dose ritenuta accettabile.

Non resta che attendere. I tecnici fanno il loro dovere e l’Iaea continua a monitorare per conto dei massimi organismi politici mondiali. La decisione di alzare il livello della scala Ines sarà stato preso con attenta valutazione e ampio confronto interno, consapevoli delle conseguenze, non solo di opinione pubblica, che questa scelta determinerà. Nel frattempo, la Commissione europea ha definito l’elenco della ventina di centrali continentali (sulle 130 presenti) da sottoporre a “stress test” ai fini della sicurezza. L’Italia ha deciso una moratoria di un anno nel proprio percorso normativo funzionale al ritorno del nostro Paese all’atomo.

È quindi un momento delicato e decisivo per l’intero settore dell’energia elettrica. Nei prossimi mesi si dovranno assumere decisioni di rilievo: ogni valutazione rischia di essere ridotta a criteri fortemente ideologici o semplicemente emozionali, mentre economia, ambiente, sviluppo sono più che mai in gioco.

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