Gli italiani sembrano riporre grandi speranze nelle energie rinnovabili. Lo evidenzia il dibattito che si è sviluppato dopo il disastro giapponese di Fukushima e lo attestano anche i nuovi dati di un sondaggio condotto dell’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società, pubblicati la scorsa settimana su Il Sole 24 Ore e commentati da Massimiano Bucchi.



Sul fronte della ricerca, nel 2011 quasi sei italiani su dieci considerano gli studi sulle rinnovabili come la priorità principale negli investimenti di ricerca e sviluppo, mentre erano poco più di tre su dieci nel 2005. Seguono con ampio distacco altri settori, come quello delle ricerche sui mutamenti climatici: collegato negli anni precedenti alle rinnovabili da quasi un cittadino su cinque, oggi è prioritario solo per il 7% degli italiani. Rilevante anche il ruolo attribuito alle energie rinnovabili nel quadro dei fabbisogni energetici del nostro Paese.



L’atteggiamento degli italiani verso le fonti energetiche rinnovabili registra quindi un andamento sempre più positivo e le aspettative nei loro confronti aumentano. È interessante analizzare le risposte della rilevazione CATI, effettuata su un campione di 1022 casi, stratificato per genere, età e ripartizione geografica, rappresentativo della popolazione italiana con età uguale o superiore ai 15 anni. Si trova ad esempio che per il 53,7% in Italia le energie rinnovabili potrebbero, con opportuni investimenti, coprire tutto il fabbisogno di energia; c’è poi un 36,2% convinto che siano importanti ma che non potranno mai soddisfare tutto il fabbisogno nazionale; infine il  6,9% pensa che siano solo un palliativo e che  il nostro paese non potrà mai fare a meno delle fonti di energia tradizionali. C’è anche un  3,2% che non sa o non vuole risponde.



È la fotografia di una situazione che ha molti risvolti e che richiede un approccio ponderato e aperto alle diverse dimensioni del problema; compresa quella etica, che non può essere vista solo come un’aggiunta o una riflessione a margine. È in questa prospettiva più ampia che si colloca il Seminario “Nuove energie, nuova economia: etica, tecnologia, sostenibilità”, in programma oggi a Milano presso l’Ambrosianeum, organizzato dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente (FLA) in collaborazione con la Fondazione Ambrosianeum e con la Fondation Prince Albert II de Monaco.

Dal 2003 la FLA ha iniziato a occuparsi dei problemi riguardanti i complessi e articolati rapporti tra etica e ambiente, organizzando convegni e realizzando una collana editoriale, attraverso cui si è voluto porre al centro della riflessione ambientale la dimensione antropologica, la cui rilevanza è ritenuta prioritaria per un modo corretto di impostare i grandi temi dell’ambiente.

Il seminario odierno prende le mosse dagli aspetti di più viva attualità: la minaccia del cambiamento climatico, le crescenti difficoltà per l’approvvigionamento energetico, legate alle condizioni geopolitiche dei Paesi fornitori di petrolio e di gas, le relazioni tra rischi naturali e tecnologici e filiere energetiche: argomenti che suggeriscono una riflessione sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sull’ipotesi dell’impiego dell’energia nucleare.

La graduale sostituzione delle fonti tradizionali con sistemi energetici alternativi, efficaci e sostenibili, avrà anche un forte impatto sull’economia del Paese, aprendo nuove prospettive e nuove opportunità. Il convegno ha quindi lo scopo di promuovere tra gli esperti una discussione sullo sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili quali geotermia, biomasse, fotovoltaico e dell’eventuale impiego del nucleare: per questo sono stati convocati studiosi dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dalle Università di Padova, Milano Bicocca, Cattolica di Brescia e Politecnico di Milano.

Di cruciale importanza per lo sviluppo industriale e per il settore terziario sono, infine, le problematiche riguardanti la mobilità e le prospettive di approvvigionamento energetico sia a livello locale sia internazionale: basti pensare che nei consumi di energia elettrica per il 2010, l’industria ha assorbito il 44% e il terziario il 31% (dati Terna), quindi insieme hanno coperto i due terzi dei 305.500 Gigawattora totali. Oltre che per gli aspetti quantitativi, industria e terziario sono settori importanti anche perché, più in positivo, diventano l’ambito dove sviluppare e incrementare nuovi modelli di gestione e di consumo, valorizzando anzitutto quella che è la principale risorsa energetica, cioè l’efficienza energetica nella produzione, gestione, utilizzo. Di questo discuteranno esponenti di Ferrovie dello stato, ENI e A2A.

Infine, secondo l’ottica sopra indicata, il seminario si propone di trattare il problema della responsabilità legata all’impiego delle fonti energetiche dal punto di vista dei valori etici e di sussidiarietà: su questo sono attesi i contributi di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e di Mons. Giovanni Volta, Vescovo Emerito di Pavia.

Già in un convegno promosso dalla Fondazione nel 2006, l’interesse per queste tematiche veniva così motivato: “Occorre non solo conoscere la realtà, (…) ma formulare anche un giudizio di valore che non viene dalla tecnica e dalla scienza, perché riguarda la tensione della persona al bene”.