Si parla molto ultimamente di terapia del dolore e ci sono interessanti ricerche che aprono prospettive nuove e impensabili in questa direzione. Come quella condotto da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e della University College di Londra, i cui primi esiti sono stati pubblicato sulla rivista scientifica Pain. Lo studio ha portato, tra gli altri, a un risultato piuttosto singolare e curioso: pare infatti che basti incrociare le braccia per ridurre la percezione del dolore.
Il dottor Alberto Gallace, ricercatore di psicobiologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e primo firmatario dello studio, svolto attraverso una collaborazione di ricerca internazionale, ha così spiegato i contenuti della ricerca: «Il nostro studio ha messo in luce che confondere il cervello sulla localizzazione degli stimoli dolorosi ne attenua l’intensità. Tale riduzione non riguarda l’attività di aree sensoriali primarie, che si occupano soltanto di elaborare stimoli tattili o dolorosi, ma piuttosto le attività corticali di più alto livello (multisensoriali)».
In pratica si “inganna” il cervello circa la reale localizzazione del dolore. È noto che la capacità di localizzare gli stimoli è fondamentale per la sopravvivenza; e ancora di più lo è per gli stimoli dolorosi. Tuttavia, a causa di un conflitto che si crea tra due sistemi di riferimento spaziali diversi del cervello, tale capacità è in parte ridotta quando le braccia sono incrociate tra loro. Il risultato di tale conflitto è una diminuzione nella percezione del dolore.
Si è visto infatti che alcuni variabili fisiologiche, alcuni parametri caratteristici, sono modulati dalla nostra postura. Basta riflettere sul fato che tutti noi usiamo normalmente la mano sinistra per toccare le cose sul lato sinistro di fronte a noi e la mano destra per quelle sul lato destro. Ciò significa che le aree del cervello che contengono la mappa della parte destra del corpo e quelle con la mappa dello spazio destro esterno di solito sono attivate insieme, consentendoci di poter gestire in modo altamente efficace gli stimoli sensoriali. È evidente quindi che quando si incrociano le braccia queste mappe non sono attivate più insieme e di conseguenza il cervello attua una gestione meno efficace degli stimoli sensoriali, incluso il dolore, che così viene percepito come più debole.
L’esperimento che ha portato a questi risultati è stato condotto su venti volontari sani utilizzando delle stimolazioni laser da quattro millisecondi che causavano un dolore simile a una puntura. La registrazione del dolore è stata fatta in due modi: tramite la misurazione, con l’elettroencefalografia (EEG), dell’attività elettrica celebrare generata dagli stimoli e tramite delle valutazioni soggettive espresse dai volontari, utilizzando una scala di intensità da zero a cento. È emerso che tutti i soggetti coinvolti nell’esperimento hanno percepito gli stimoli come meno dolorosi quando le braccia erano incrociate sopra la “linea mediana” rispetto a quando erano parallele. Inoltre, a braccia incrociate è risultato che l’attività elettrica corticale generata dagli stimoli era ridotta.
«I risultati del nostro studio – sostiene Gallace – sembrerebbero suggerire che queste metodiche possano essere utilizzate con successo nell’ambito della terapia del dolore, in particolare nei soggetti affetti da dolori cronici. È stato infatti scoperto che il cervello a causa della difficoltà nel localizzare uno stimolo quando le braccia sono incrociate, percepisce lo stimolo dolorifico sulle mani come meno intenso».
Il team di Gallace sta già conducendo in alcune strutture ospedaliere di Adelaide, in Australia, degli esperimenti in pazienti affetti da dolori cronici. «Si tratta di nuovi esperimenti su alcuni casi specifici di pazienti affetti da una particolare sindrome detta CRPS (complex regional pain syndrome, sindrome da dolore regionale complesso), cioè un dolore cronico regionale collocato in una particolare zona del corpo. Anche qui vogliamo valutare l’effetto della postura sul dolore percepito».