In Germania si sta creando il panico per la rapida diffusione di un batterio, l’Escherichia coli (Ehec), che ha già causato tre vittime. Adriano Lazzarin, professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università Vita-Salute San Raffale e primario della Divisione di Malattie Infettive, presso l’Istituto Scientifico San Raffaele, ha parlato con ilSussidiario.net della vicenda.



A causa dell’infezione causata dal batterio si è spenta una donna di 82 anni della Bassa Sassonia, dopo esser stata ricoverata 9 giorni; il secondo decesso riguarda una 25enne che ha riscontrato i sintomi che, di norma, provoca l’infezione; il terzo caso si è riscontrato nello Schleswig-Holstein. E’ allarme sanitario: sono ormai circa 400 i casi di presunto o accertato contagio, per lo più nel nord del Paese (Bassa Sassonia e Brema, Amburgo e Assia) mentre 40 persone, in queste ore, stanno lottando – ricoverati nei reparti di terapia intensiva degli ospedali – tra la vita e la morte.



Il germe è un batterio fecale, si trova nell’intestino degli animali e passa all’uomo attraverso la catena alimentare; ad esempio, attraverso la verdura concimata e, in seguito, lavata male. La contaminazione umana non è un episodio inedito; inedito, al contrario, è il numero di contagi e l’insorgenza elevata di sintomi gravi ad essi correlati. Gli effetti vanno dai dolori intestinali ai crampi, dalle diarree emorragiche fino, nei casi più gravi, alla sindrome emolitica-uremica che può condurre a insufficienza renale acuta.

Attualmente è ignota la causa del suo diffondersi. Nel mirino delle autorità sanitarie, ci sono due mense aziendali di una società di consulenza di Francoforte, nelle quali potrebbe essere arrivata una partita di prodotti contaminati.



Del fatto che, in Germania, la situazione sia realmente preoccupante ne è convinto anche il professore Lazzarin. «Sia per la numerosità di persone colpite, che per modalità di trasmissione, non del tutto chiare, – spiega -, l’epidemia è di portata obiettivamente rilevante».

Cos’è accaduto? «La catena alimentare – continua – ha delle regole. E’ ipotizzabile che qualcosa non sia stato rispettato. E’ possibile che quelle mense siano un indicatore sensibile di un evento epidemico che è stato generato sul territorio. Ma da sole non bastano a spiegare tutti i 400 casi. E’ realistico credere, quindi, che ad esempio, alimenti contaminati diffusi sul piano nazionale siano stati mangiati in grande quantità nelle mense aziendali ma anche altrove, e che singole persone contaminate abbiano, poi, diffuso il germe in famiglia».

Il batterio fa parte di un ceppo diverso dagli altri. «L’Escherichia coli – prosegue Lazzarin – è un contaminante abituale dell’intestino; quello di cui stiamo parlando rappresenta una specie particolare in cui il meccanismo patogenetico dà poca sintomatologia – mal di pancia o febbre – ma emorragie intestinali molto gravi». In alcuni casi, come quelli delle tre persone che hanno perso la vita, «può dare origine alla sindrome emolitica-uremica legata alla produzione di tossine che vengono mandate in circolo in maniera extraintestinale». L’Italia, in ogni caso, non sarebbe a rischio epidemia.

«Fortunatamente non sembra una di quelle forme che hanno acquisito resistenza nei confronti degli antimicrobici che vengono abitualmente usati. Non c’è da temere una diffusione di questo germe dalla Germania all’Italia». Poco temibile perché difficilmente verificabile, è anche la diffusione da persona a persona: «il passaggio del batterio, in questi casi, avviene con le stesse modalità del cibo, ovvero per via oro-fecale». A scanso di equivoci, per stare tranquilli al di là di ogni ragionevole dubbio, «l’igiene – conclude – è in grado di salvare da qualunque epidemia. Non sono necessarie quarantene o particolari profilassi antimicrobiche. Basta stare attenti ai cibi che giungono da quelle terre e cuocerli o lavarli bene».