Alla fine del marzo 2010, il Prof. Enzo Boschi, presidente dell’INGV, in una intervista al Corriere della Sera, comunicava la preoccupazione sua e dell’ente in merito allo stato del Vulcano sottomarino Marsili che si trova nel Mar Tirreno ed è il più grande vulcano d’Europa. Si tratta infatti di un enorme edificio vulcanico la cui struttura è lunga circa 70 km e larga 30 Km; raggiunge un’altezza di 3000 m e dista solo 150 km dalla costa campana. Ma cosa ha originato questa preoccupazione? Nell’estate del 2006 è stato effettuato un rilievo multiparametrico al quale hanno collaborato l’INGV, il CNR ISMAR e l’Università di Chieti; tale ricerca è stata finanziata da soggetti privati. Sono stati effettuati rilievi magnetici, gravimetrici ed osservazioni sismologiche utilizzando la nave Universitatis (a quel tempo affidata al Co.Ni.SMA, il Consorzio delle Università del mare). Le indagini sismiche sono continuate anche nel 2008 e sono state condotte dall’Unità del Centro Nazionale Terremoti (CNT) di Gibilmanna coordinata dal collega Giuseppe D’Anna. Ci sono voluti ben 3 anni di lavoro per analizzare e verificare la grande quantità di dati raccolti. I risultati sono stati sottoposti alla comunità scientifica attraverso una pubblicazione dell’ AmericanGeophysical Union, sulla prestigiosa rivista Geophysical Research Letters. Al lavoro hanno anche contribuito due prestigiose autorità scientifiche: il Prof. Enzo Boschi ed il Prof. Enrico Bonatti, entrambi scienziati di fama mondiale. Tutti insieme, Fabio Caratori Tontini (che a quel tempo era ricercatore INGV mentre ora lavora al GNS in Nuova Zelanda), Luca Cocchi, Filippo Muccini ed io per INGV e Michael Marani e Marco Ligi del CNR Istituto di Scienze Marine di Bologna, abbiamo lavorato per elaborare un modello che fosse coerente con i dati raccolti. Il lavoro più propriamente ‘magnetico e gravimetrico’ è stato sviluppato proprio nella sede di Portovenere, all’interno dell’Unità Geofisica e Tecnologie Marine, sempre in collaborazione con i colleghi del CNR.
L’analisi integrata dei dati di anomalia magnetica e quelli di anomalia gravimetrica del vulcano Marsili, hanno evidenziato la presenza di una zona caratterizzata da bassa densità (appena 2.0 g/cm3) e magnetizzazione nulla (0 A/m). L’area in questione è localizzata nella porzione sommitale e si estende per decine di km con uno spessore di circa 2 km. I volumi in gioco suggeriscono che un possibile evento di crollo potrebbe essere in grado di generare eventi tsunamici. Le ipotesi di instabilità sono suffragate da evidenze morfologiche riscontrate sul seamount Vavilov, anch’ esso localizzato nel Tirreno. Il Vavilov ha avuto una genesi e ha caratteristiche magnetiche e gravimetriche del tutto simili al Marsili. A confermare i dati di ‘potenziale’, durante la campagna, in soli 9 giorni, furono registrati oltre 1000 eventi sismici di cui oltre 900 di chiara origine vulcanica e 90 indicatori di un’intensa attività idrotermale. Sebbene sia impossibile stabilire se e quando questi eventi di crollo possano verificarsi per il Marsili, ulteriori studi e analisi e soprattutto un monitoraggio adeguato aiuterebbero sicuramente a mitigare il rischio. Anche il collega Steven Ward, dell’Università di Santa Cruz in California, si è interessato al caso elaborando uno scenario tzunamico che prevede un interessamento delle coste campane, calabresi e siciliane con onde da 5 a 20 metri. In sintesi, quindi, il Prof. Boschi ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica l’esigenza di ‘monitorare’ il vulcano Marsili e questo è proprio un compito istituzionale dell’INGV. In un futuro, che speriamo prossimo, con la disponibilità di ulteriori risorse economiche, sarà possibile progettare la messa in mare di stazioni real-time per monitorare, in maniera permanente, il Marsili ed il nostro team potrebbe effettuare campagne di misura con frequenza regolare e non occasionalmente come purtroppo avviene ora.
Pubblicazione citata:
F. Caratori Tontini, L. Cocchi, F. Muccini, C. Carmisciano, M. Marani, E. Bonatti, M. Ligi, and E. Boschi, Potential–field modeling of collapse–prone submarine volcanoes in the southern Tyrrhenian Sea (Italy), Geophysical Research Letters, Vol. 37, L03305, doi: 10.1029/ 2009GL041757, 2010