Prevedere, monitorare e possibilmente gestire i rischi connessi con eventi catastrofici naturali – come possono essere terremoti, alluvioni o eruzioni vulcaniche – è una delle sfide più impegnative un po’ per tutti i Paesi. In particolare, per i fenomeni vulcanici, l’attenzione si concentra nelle zone in presenza di vulcani attivi e sono diversi i progetti avviati per cercare di ridurre la vulnerabilità delle popolazioni e per sviluppare capacità di recupero post-evento, quella che si definisce resilienza.
Interessante, in proposito, è il progetto europeo MIA-VITA (Mitigate and assess risk from volcanic impact on terrain and human activities), che sta per produrre i primi risultati. Ce ne parlano due delle ricercatrici impegnate nel progetto: la etno-archeologa Maria Ilaria Pannaccione Apa e la geologa Maria Fabrizia Buongiorno.
Come è nato il progetto MIA-VITA e cosa si propone?
MIA-VITA è un progetto finanziato dall’Unione europea nell’ambito del 7° Programma quadro (2008-2012), con una durata di 48 mesi e 15 partner scientifici internazionali. I vulcani attivi presi in esame sono: Mt. Camerun (Camerun), Merapi (Indonesia), Kanlaon (Filippine) e Fogo (Capo Verde). Il progetto nasce dall’idea di costruire un metodo integrato per valutare e gestire in modo efficiente la pericolosità vulcanica, con lo studio di un monitoraggio a costi sostenibili adatto ai paesi in via di sviluppo attraverso l’interazione di dati EO (Earth observation) e non EO, di sistemi per l’allerta rapida e la comunicazione efficiente ed effettiva. Il progetto prevede la combinazione e il coordinamento di numerose informazioni scientifiche e tecniche strumentali, con il coinvolgimento e la partecipazione attiva di ricercatori esperti in materie scientifiche e umanistiche, quest’ultime dedicate allo studio delle popolazioni a rischio (vulnerabilità) e alla conseguente capacità di auto-riparazione (resilienza), sia dal punto di vista socio-strutturale che economico.
Quali sono i principali rischi ai quali è sottoposta la popolazione di quelle zone?
I fenomeni vulcanici costituiscono una minaccia a più livelli per le società umane e l’ambiente. In generale, le popolazioni stanziate in territori con vulcanismo attivo sono esposte a prodotti eruttivi come colate di lava, lahars, flussi piroclastici, ricaduta di tephra, emissioni di gas (CO2, SO2), ceneri vulcaniche, oltre agli eventi correlati come scivolamenti di terreno, frane e colate di fango, cadute di massi, terremoti vulcanici, tsunami.
Come sono percepiti questi rischi?
Nei paesi Ue la valutazione e gestione del rischio sono affrontate attraverso buone conoscenze scientifiche e di monitoraggio. Di contro, nei paesi partner Ue extraeuropei sono in generale meno approfondite e sono ostacolate da fattori come la scelta stanziale extra-urbana alle falde di vulcani attivi, generata da necessità di sopravvivenza domestica (terreni fertili, costo-vita meno elevato), risorse scientifiche ed economiche disponibili insufficienti a monitorare il numero di vulcani attivi presenti in territorio nazionale, lunghi intervalli di tempo tra eruzioni ed eventi correlati che abbassano la soglia di percezione del rischio su scala nazionale e locale, vincoli culturali con il territorio. Inoltre, l’impedimento alla creazione di una gestione organizzata per il rischio vulcanico nasce spesso dalla esigua conoscenza propria vulnerabilità, dalla mancanza di comprensione dell’evento catastrofico, dall’ottimistico calcolo di valutazione dell’autoriparazione (resilienza) e infine dalla scarsa disponibilità di mezzi di comunicazione di massa.
Come si è svolta l’indagine sul campo e cosa volevate valutare?
Nell’ambito del progetto, l’Unità funzionale di telerilevamento (responsabile Fabrizia Buongiorno) dell’Ingv è partner e coordinatore del monitoraggio da satellite con dati EO e non EO di vulcani scelti come test-site, partecipando inoltre allo studio socio-economico in Camerun, in collaborazione con Minimidt [Ministere de l’industrie, des mines et du developpement Technologique], partner di MIA-VITA per le attività in loco. Nel 2009-2010 si è svolta la prima campagna di ricerca in ambito socio-economico nella regione Fako che, attraverso l’analisi di 108 interviste, ha prodotto informazioni importanti per lo studio della vulnerabilità e resilienza delle popolazioni stanziali intorno al Mt. Camerun. Nel 2010, Marco Neri (Ingv-Catania) in collaborazione con Phivlocs (Philippine institute of volcanology), partner di MIA-VITA per le attività nelle Filippine, hanno portato a termine la campagna scientifica di ricognizione su terreno sul vulcano Kanlaon per l’aggiornamento della carta geologica.
Quali i primi risultati e come proseguirà ora l’indagine?
Sono attualmente in via di studio ed elaborazione tutti i dati raccolti sinora. Sono in programma due nuove campagne, la prima sul vulcano Fogo (Capo Verde) durante la quale gli ingegneri Christian Bignami e Marco Chini (Ingv-Cnt) in collaborazione con Inmg (National meteorological and geophysical institute) installeranno corner reflectors per la calibrazione dei dati Sar e la seconda in Camerun per concludere la campagna di studio socio-economico con l’utilizzo dei meta-dati raccolti nel 2010. Il progetto MIA-VITA si concluderà con l’analisi integrata di tutti i dati acquisiti durante i quattro anni di ricerca.