Il batterio killer, l’E. Coli,  che ha già mietuto 49 vittime e fatto ammalare 3.999 persone, sembra provenire dall’Egitto. Secondo  l’istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR), le cui conclusioni coincidono con quelle di due istituti sanitari europei, c’è una «grande probabilità» che i germogli si siano infettati a causa dell’impiego di semi di fieno greco.  A quanto ha rivelato l’istituto, una partita di semi è stata venduta, tramite un intermediario, all’azienda della Bassa Sassonia, tra i principali focolai del virus, dalla quale si è diffuso nel resto del Vecchio continente. La pensano così anche l’Autorità europea per la sicurezza del cibo (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Gli esami hanno indicato, in particolare, chef «che semi di fieno greco importati dall’Egitto nel 2009 o/e nel 2010 sono coinvolti» nelle contaminazioni che sono state rilevate in Francia. Tuttavia, rimane  «molta incertezza sul fatto che questa possa essere veramente la causa comune di tutte le infezioni, poiché attualmente non ci sono risultati positivi di test batteriologici». Nel dettaglio, sempre secondo il rapporto, la partita di semi di fieno greco venduta nel 2009 riguarderebbe i casi di infezione francesi, quella del 2010 i casi Tedeschi. Non si spiega, tuttavia, ad esempio, il caso della morte in Svezia.



Un’altra cosa che in molti non riescono a spiegarsi, è perché non si sia ancora riusciti a fermare l’epidemia. Lo ha spiegato a IlSussidiario.net il professor Adriano Lazzarin. «Prima di tutto – afferma – non c’è un solo un focolaio epidemico. Se si identifica un punto di partenza qualsiasi  e si interrompe il processo di diffusione, l’epidemia è controllata. Ma se ci sono piccolissimi focolai epidemici, di un’infezione spesso trasportata per via aerea, comprensibilmente diventa più difficile». 



Quindi? «L’unica alternativa – spiega – «rimane una sollecitazione a usare le norme igieniche e utilizzare le fonti alimentari in maniera più adeguata. Siamo inermi, ma basta lavarsi accuratamente le mani e non mangiare verdure crude senza prima averle lavate (meglio, in ogni caso, cuocerle, perché il batterio muoia); il controllo è molto semplice. Purtroppo, a volte, applicare regole semplici non è automatico. Basti pensare ai bambini o agli anziani». In questo, le autorità dovrebbero darsi da fare: «La politica e i media dovrebbero preoccuparsi di realizzare campagne mediatiche martellanti per far capire che l’unico metodo per tutelarsi dal batterio sono le norme igieniche sopraelencate. Da questo punto di vista, mi pare che l’Italia, che non è un territorio particolarmente a rischio, sia carente».



La Comunità scientifica, dal canto suo, non può fare altro che «cercare di fare in modo che il batterio non prenda il controllo sugli altri e non si dissemini. Questo lavoro si fa con il controllo delle fonti, provocandogli svantaggi biologici nei confronti della maggioranza dei germi per fare in modo che abbiano la meglio su di lui».

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