Tempo di vacanze, tempo per molti di lunghi ed estenuanti viaggi sulla rete autostradale. La scena della tipica famiglia italiana che prepara la macchina e si mette in viaggio suggerisce una involontaria e grottesca comicità, ma ciò a cui quella realtà potrebbe portare può rivelarsi molto più drammatico. Nonostante infatti Autostrade per l’Italia abbia comunicato che il Tasso di Mortalità sulla rete autostradale sia sceso in dieci anni del 72% (da 11,4 a 3,2 morti per miliardo di chilometri percorsi), l’eventualità di essere coinvolti in incidenti già presenti e non ancora segnalati non si può mai escludere. Così infatti avvengono i maxi-tamponamenti: i mezzi incidentati diventano ostacoli per i veicoli che li seguono, con conseguenze a volte mortali.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, coordinato da Marco Roccetti, Professore di Architettura di Internet, ha deciso di affrontare proprio questo problema, ideando un’applicazione informatica che fa “parlare” i veicoli fra di loro e li mette in grado di avvisarli di possibili problemi: “quello che facciamo, in fondo, è mettere in comunicazione peer to peer le vetture”, dice Roccetti. La logica del sistema è dunque quella della rete.
L’idea dei ricercatori bolognesi è in fondo semplice: sfruttare il fatto di essere in un network per consentire alle macchine di “percepire” la presenza una dell’altra. Ogni macchina riceve perciò notizie delle condizioni delle sue vicine, e queste notizie vengono aggiornate circa ogni secondo: quando arriva notizia di un incidente a un elemento del network, nel giro di circa un secondo tutti i “nodi” della rete lo vengono a sapere.
Come viene rilevato l’incidente, quando dovesse avvenire? L’urto dovuto all’incidente genera una frenata improvvisa e movimenti caratteristici e inconfondibili: un semplice accelerometro (un microchip sensibile ai cambiamenti di accelerazione, identico a quelli presenti su iPhone e smartphone in genere) impiantato nel veicolo rileva questa improvvisa variazione. Dalla macchina incidentata parte il segnale con la preziosa informazione e viene diramato al network. Da qui il segnale deve poi essere trasmesso ad altre macchine, cioè ad altri network.



Il segnale deve essere ritrasmesso, ma in modo selettivo, evitando cioè che le macchine inizino a rimbalzarsi il messaggio in maniera incontrollata, rischiando di saturare la banda a disposizione. Analoghi sistemi di comunicazione a rete prevedono, proprio per questo motivo, che il segnale venga riemesso dal ricevente più lontano. Ma se il ricevente più lontano si trovasse in situazioni non ottimali per la ri-emissione, per esempio fosse dietro un camion che ne limita la capacità di trasmissione, o vicino a qualche barriera antirumore, ci sarebbero problemi per la propagazione del segnale.
Come evitare queste situazioni? Qui sta la vera particolarità del sistema ideato dagli Italiani: la macchina incaricata della riemissione, infatti, non è la più lontana dal segnale originario, bensì quella che ha la possibilità di rispedirlo il più lontano possibile. Essendo tutte “coscienti” delle condizioni di ciascuna macchina nella rete, la macchina nelle migliori condizioni sa -quando è il momento giusto- che tocca a lei rilanciare il segnale. Senza il network questa informazione così importante non la si potrebbe conoscere secondo per secondo.
La ricerca è svolta in collaborazione con la University of California: proprio a Los Angeles, insieme agli ingegneri della Toyota, inizieranno le prove su strada sui viali e le autostrade della California. La stima dell’efficacia di questo tipo di sistema è notevole: gli scienziati pensano infatti di ridurre il numero di incidenti per tamponamenti a catena di almeno il 40%. E il bello è che lo si può ottenere con tecnologie già mature e a disposizione di tutti: come dotazione hardware basterebbero infatti i navigatori satellitari, o si potrebbe impiantare agevolmente un prodotto ad hoc nei cruscotti di centinaia di migliaia di auto.
A questo punto saremmo pronti per il vero obiettivo di largo respiro inseguito da Italiani e Americani: portare internet sulle automobili a basso costo. E così, perfettamente informati sulle condizioni di sicurezza della strada di fronte a noi, i passeggeri potrebbero continuare a navigare sulle strade virtuali della rete globale.

Leggi anche

Scienza a Seveso torna dal 10 al 16 novembre 2024/ 'Le sfide dell'energia': programma e incontriMary Winston Jackson, chi è?/ La scienziata afroamericana che portò l'uomo sulla luna