La stragrande maggioranza dei ginecologi italiani, l’85% come dire nove su dieci, non ritiene necessario il test di gravidanza obbligatorio per l’uso della cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo”. Una norma che invece il Consiglio superiore di sanità aveva incluso nel suo decreto con cui, lo scorso 15 giugno, aveva dato il primo via libero alla messa in commercio del farmaco. Secondo il Consiglio di sanità, la pillola non sarebbe un prodotto abortivo. Di fatto, per mezzo di questo farmaco, è possibile inibire l’ovulazione fino a 120 ore successive un rapporto sessuale. La pillola poi è stata giudicata compatibile con la legge 194 – quella sull’aborto – purché si accerti con un test che la donna non sia già incinta per precedenti rapporti. Per il Vaticano e per molti cattolici, la pillola invece è un prodotto abortivo. Adesso la maggioranza dei ginecologi italiani si è espressa contrariamente anche alla necessità di effettuare il test di controllo richiesto dalla normativa. Spiegano che un test non può essere considerato obbligatorio ma solo nel caso che una valutazione clinica lo rendesse necessario. I ginecologi poi dichiarano che solo il 15,7% delle donne accetterebbe il test, il 32% invece preferirebbe non farlo. Tutti questi dati sono stati raccolti con una indagine tenuta da Datanalysys per conto dell`Osservatorio nazionale sulla salute della donna (O.N.Da) su oltre 300 ginecologi italiani di Asl e Ospedali, over 40 in tutta Italia.



Il farmaco è autorizzato dall’Autorità farmacologica europea ed è acquistabile in 25 nazioni: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria ed anche negli Stati Uniti



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