«Negli ultimi anni la mia ricerca si è focalizzata sugli idrocarburi abiogenici e l’anno scorso abbiamo studiato un’emissione naturale presente in Turchia, la famosa Chimera, che è anche un sito archeologico: si tratta di un luogo molto interessante perché si possono vedere numerose fiamme, dei veri e propri fuochi naturali che escono naturalmente dal terreno. Queste fiamme sono generate dalla combustione di metano e idrogeno, e analizzando il gas abbiamo scoperto che è abiogenico, quindi diverso dal gas naturale che si ritrova nei giacimenti petroliferi o comunque da quello che utilizziamo normalmente». Giuseppe Etiope, geologo dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) spiega in questa intervista per IlSussidiario.net, la scoperta di una forma di metano abiogenico prodotto a bassa temperatura in rocce ignee.
Quali sono le principali novità?
Ci sono due importanti aspetti da analizzare: innanzitutto è interessante vedere che le quantità di questo gas sono elevate, con un’emissione che presenta flussi molto alti. E’ quindi probabile che al di sotto sia presente un piccolo giacimento, o comunque un accumulo, che giustifichi queste emissioni attive da migliaia di anni: questo sito viene infatti indicato anche da Plinio il Vecchio nei suoi scritti che risalgono a circa duemila anni fa, e per tutto questo tempo il gas è rimasto lì e continua ad uscire da quelle rocce.
L’altra novità?
L’altro aspetto è che questo gas si è prodotto a basse temperature, e per essere un gas abiogenico si tratta di una novità assoluta, perché in genere questo tipo di gas si forma a elevate temperature o in profondità nelle rocce, quindi con grandi condizioni di pressione e temperatura. In questo caso, invece, il gas abiogenico si forma a basse temperature, e questo significa che allora può originarsi in uno spettro di condizioni molto più ampio, e possono esserci molte altre aree sulla Terra simile a questa dove potrebbe essere facile avere questo gas.
In tutto ciò Marte cosa c’entra?
Questa di cui ho parlato finora è l’implicazione terrestre, mentre l’altro aspetto riguarda appunto Marte: quando è stato scoperto il metano su Marte nel 2006, c’era un’ipotesi che potesse essere biogenico, quindi legato a forme di batteri, il che sarebbe stata una grande scoperta. Però il metano poteva essere anche abiogenico, e in realtà molti scienziati, soprattutto quelli della Nasa, pensano che il metano trovato su Marte sia proprio di questo tipo. 



Il problema però era che bisognava spiegare la presenza di un metano abiogenico nelle condizioni di basse temperature di Marte, che è piuttosto freddo, vista l’assenza di attività vulcanica e la presenza di ghiaccio tra le rocce. Adesso, che abbiamo invece scoperto sulla Terra questa possibilità, cioè che il metano abiogenico si forma a basse temperature, possiamo spiegare la presenza anche di quello su Marte.
Come vi muoverete adesso?
Stanno per partire nuovi progetti per capire meglio questi meccanismi, e c’è un interesse da parte dell’industria petrolifera: si tratta essenzialmente di ricreare la stessa reazione, chiamata Fischer-Tropsch, che usarono i tedeschi durante la seconda guerra mondiale quando produssero la benzina sintetica.
Si spieghi meglio…
Questi scienziati riuscirono a produrre benzina sintetica con la Fischer-Tropsch con costi elevati, e tuttora è possibile farlo, ma ad alte temperature  e con costi, anche energetici, che restano elevati. L’energia che si spende per ottenere questo metano, infatti, è maggiore dell’energia che si ricaverebbe dalla produzione del metano stesso, quindi non risulta conveniente. In natura stiamo invece verificando che probabilmente questa reazione Fischer-Tropsch può avvenire anche a basse temperature, e questa è la vera novità. Adesso inizierà un progetto di esperimenti in laboratorio a basse temperature per vedere se è possibile replicare quello che abbiamo osservato in natura.



(Claudio Perlini)  

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