Tutti pronti a spostare le lancette degli orologi di un secondo? Nei prossimi giorni i Paesi membri dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni dovranno infatti decidere riguardo il tanto discusso tema del “leap second”, il secondo intercalare, che da quarant’anni sincronizza a intervalli irregolari il tempo coordinato universale al tempo della rotazione terrestre. In pratica bisognerà decidere se spostare le lancette di tutti gli orologi del mondo di un secondo, anche se sembra che dopo decenni di discussioni sull’argomento, ancora non si sia raggiunta l’unanimità tra i paesi dell’Uit. Questo perché, a differenza dell’anno bisestile, che prevede il 29 febbraio ogni quattro anni, la questione riguardo la sincronizzazione del “leap second” non è così semplice come può sembrare: come ha spiegato infatti alla stampa Vincent Meens, responsabile del gruppo dell’Uit di questo argomento, «è impossibile prevedere in anticipo se sia necessario aggiungere o meno un secondo intercalare». Meens spiega anche che «alcuni anni sarà necessario introdurlo e altri no. Questo a causa della rotazione della terra e perché alcuni eventi, come i terremoti, possono frenare la terra più del previsto». Quindi l’introduzione di questo spostamento di un secondo dovrebbe essere fatta manualmente e per tutti i sistemi di computer e di radiocomunicazioni, con tutti i rischi che ne conseguono. La decisione verrà presa nei prossimi giorni in occasione dell’Assemblea delle Radiocomunicazioni, che si svolgerà dal 16 al 20 gennaio, e che precede la Conferenza mondiale delle Radiocomunicazioni, che invece avrà luogo dal 23 gennaio al 17 febbraio a Ginevra. Il secondo intercalare viene applicato quando la differenza tra il tempo solare e UTC, il tempo degli orologi di riferimento, si avvicina in valore assoluto agli 0,6 secondi ma, poiché non si può predire la frequenza di rotazione della Terra sul lungo periodo, non c’è una regola fissa che determini il momento esatto in cui sarà necessario introdurre il prossimo secondo intercalare.



Statisticamente, questi aggiustamenti si sono resi necessari circa ogni 18 mesi.

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