In queste fredde e serene notti invernali abbiamo potuto ammirare il disco della Luna luminoso nel cielo e ricco di richiami ed evocazioni di ogni tipo. E in molti sarà sorta la curiosità di sapere come è fatta la faccia nascosta del nostro satellite, di capire se anche quel volto, da sempre proibito al nostro sguardo, rivela aspetti interessanti e può aggiungere altre suggestioni a quelle che hanno animato poeti, pittori, filosofi e un po’ tutti noi.
Questa curiosità ha iniziato a essere appagata nel 1959, con le prime foto scattate dalla sonda sovietica Luna 3; dieci anni più tardi, gli astronauti americani dell’Apollo 8 hanno potuto constatare direttamente, pur senza allunare, una superficie molto accidentata e ricca di crateri. In questi anni, però, le indagini si stanno intensificando dopo il lancio nel 2009 del Lunar reconnaissance orbiter (Lro) – una sonda orbitante destinata proprio allo studio della Luna – e recentemente gli scienziati del Southwest research institute (Swri) hanno rivelato e pubblicato sul Journal of Geophysical Research i primi risultati delle mappature eseguite dal Lamp (Lyman-alpha mapping project). Il Lamp è uno degli strumenti di bordo più avanzati, operante nell’ultravioletto con nuovi metodi appositamente sviluppati e destinato proprio all’osservazione delle aree lunari permanentemente in ombra, le cosiddette zone Psr (Permanently shadowed regions).
Le nuove mappe mostrano che molte Psr appaiono più scure alle lunghezze d’onda del lontano ultravioletto e più rosse delle superfici vicine che ricevono la luce del Sole. Il carattere più scuro di queste zone è coerente con la grande porosità delle superfici – che ha valso loro la denominazione di terreni “soffici” – mentre l’arrossamento è coerente con la presenza di acqua ghiacciata in superficie. Secondo gli scienziati della Space science and engineering division del Swri, questi risultati indicano che ci potrebbe essere fino a un 1-2% di acqua ghiacciata in alcuni terreni permanentemente in ombra; è un risultato inaspettato, perché in base alle interpretazioni delle linee spettrali Lyman-alfa si riteneva che qualsiasi forma di acqua ghiacciata dovesse distruggersi prima ancora che si potesse accumulare.
Il team di Lamp stima che la perdita di ghiaccio sia circa sedici volte più lenta di quanto si pensasse finora. Inoltre, l’accumulo di acqua gelata è fortemente dipendente dalle condizioni locali, quali la temperatura, i cicli termici e anche la configurazione superficiale geologicamente recente, dovuta agli impatti di micrometeoriti che hanno ridistribuito la posizione e la profondità dei composti volatili. Trovare ghiaccio in queste nuove zone porta a una miglior comprensione della presenza di acqua sulla Luna, completando quanto scoperto da tre altre missioni spaziali mediante osservazioni nel vicino infrarosso e da quanto è stato trovato sepolto all’interno del cratere Cabeo dopo l’impatto del dispositivo di simulazione Lcross avvenuto circa due anni fa. Lamp ha aggiunto ai risultati di Lcross le misure di idrogeno, mercurio e altri gas volatili espulsi insieme con l’acqua dal suolo permanentemente oscurato di Cabeo, nelle vicinanze del Polo Sud lunare.
Un risultato ancora più inaspettato, segnalato dai ricercatori del Swri, è che la nuova tecnica Lyman-alfa usata da Lamp per misurare l’albedo lunare indica una più alta porosità della superficie nelle aree Rsp e supporta il modello a lungo ipotizzato del cosiddetto “castello delle fate”, cioè di una superficie costellata da tenui grani superficiali. I confronti con le ulteriori mappe che Lamp realizzerà utilizzando i dati raccolti dal lato diurno della Luna, si rivelerà utile per saperne di più sulla presenza di acqua ghiacciata, così come sulla porosità della superficie. Il team di Lamp è anche desideroso di applicare la tecnica Lyman-alpha in altre aree della Luna e su altri corpi del sistema solare come, ad esempio, sul butterato Mercurio.
Le scoperte di Lro sembrano essere preziose per le valutazioni che si dovranno fare in vista della possibile costruzione di una base lunare permanente. Le regioni della Luna sempre in ombra si stanno rivelando come alcuni dei luoghi più esotici del sistema solare, meritevoli di future esplorazioni, dicono al Swri: l’eventuale scoperta di acqua gelata e di altre sostanze utili in quelle zone potrebbe anche ridurre la necessità di trasportare le risorse dalla Terra su una base al polo lunare.
(Michele Orioli)