Nella tradizione cristiana con l’Epifania viene celebrata la manifestazione pubblica di Cristo con la visita dei Magi al Bambino; in tale occasione la divinità viene simbolicamente richiamata dal dono portato da Balthazar: l’incenso. L’incenso, da secoli usato a scopo devozionale, rituale, medico e domestico era uno dei beni commerciali più preziosi nelle culture mediorientali ed è ancora oggi un prodotto largamente utilizzato. Stante la sua ampia diffusione e il suo grande impiego a livello mondiale, poche persone sono a conoscenza dell’origine dell’incenso e dei problemi che stanno a monte della sua produzione. Esso viene ottenuto praticando incisioni sulla corteccia di diverse specie di piante del genere Boswellia. L’epidermide di queste è infatti ricca di canali secretori dai quali si ottiene una gommoresina dall’odore gradevole che a contatto con l’aria solidifica in masserelle che bruciando liberano il caratteristico aroma.
Il genere Boswellia è composto da piante a foglie caduche, che vanno in quiescenza estiva interrompendo la fase vegetativa nel periodo caldo e arido. Il taxon copre un area frammentata e suddivisa tra Pakistan, India, Penisola Arabica e corno d’Africa. Sfortunatamente, secondo un recente studio effettuato da ecologisti olandesi ed etiopi e pubblicato dalla Società britannica di ecologia, il gruppo vegetale in esame, cui si deve la produzione mondiale di incenso, è in grave declino; tanto grave che si stima un dimezzamento della popolazione delle specie produttrici entro il 2027. Nei prossimi cinquanta anni questa potrebbe addirittura ridursi del 90% con ovvie ricadute sul mercato del prodotto. Per meglio comprendere il fenomeno di declino in atto, Frans Bongers dell’università olandese di Wageningen e il suo team di ricercatori hanno preso in esame il tasso di sopravvivenza, di crescita e la produzione di semi per più di seimila alberi. Gli esemplari considerati erano distribuiti su tredici appezzamenti di due ettari ciascuno, parte di questi erano soggetti a sfruttamento per l’incenso, i rimanenti non risultavano invece sfruttati.
Dallo studio si è poi derivato un modello demografico in grado di descrivere la tendenza demografica attuale e di dedurre le probabili tendenze future. Il quadro è risultato negativo, mostrando un allarmante regressione per il genere studiato. Si è dedotto inoltre, dal confronto tra gli appezzamenti considerati, come la reale ragione del declino non stia nello sfruttamento ma in altri fattori quali gli incendi, il pascolo e l’attacco da parte di alcuni coleotteri cerambicidi caratterizzati da lunghe antenne che depongono le loro uova sotto la corteccia di Boswellia.
Il turnover delle specie non viene inoltre garantito poiché all’alta mortalità in fase adulta non corrisponde un pari tasso di germinazione, le giovani plantule non riescono a raggiungere uno stadio di vita che garantisca la sopravvivenza dell’individuo. Ciò è determinato anche dall’incremento in incendi e tasso di pascolamento che ha caratterizzato gli ultimi decenni a causa del maggiore carico di bestiame. L’esame condotto da Bongers e dai suoi collaboratori viene ad essere di fatto il primo studio di larga scala condotto sull’argomento; il che rivela una grande lacuna e un diffuso disinteressamento per il genere di piante in esame, che pure è la fonte di un prodotto largamente conosciuto.
Per evitare il collasso del mercato di tale bene è necessaria una manovra ampia e decisa che preveda il monitoraggio e la gestione delle specie a rischio, la portata del progetto è elevata ed esso necessita di cospicui incentivi. E’ necessario innanzitutto contenere gli incendi e gli attacchi da parte dei coleotteri e, più a lungo termine, predisporre aree protette dal fuoco e dal pascolo, in modo che le plantule da poco germinate possano qui giungere a una fase vitale meno sensibile e raggiungere quindi lo stadio adulto riproduttivo. L’indagine svolta vuole essere un campanello d’allarme, un avvertimento per l’industria dell’incenso e per le associazioni che si occupano di conservazione, nella speranza di poter invertire questo trend negativo che rischia di tramutarsi in un silenzioso perire di specie.