È in pieno svolgimento in tutta Italia La settimana del Pianeta Terra, una singolare iniziativa promossa da Geoitalia Federazione di Scienze della Terra, Onlus, allo scopo di diffondere la cultura geologica, aumentare la visibilità delle geoscienze e creare consapevolezza del ruolo strategico delle Scienze della Terra per il futuro della società. Si rivolge al pubblico scolastico, di ogni ordine e grado, ma anche ad associazioni ed enti pubblici e privati del mondo della ricerca, dell’industria e del mondo professionale. Una serie di GeoEventi disseminati in tutta la penisola, che stanno già riscuotendo un buon successo. Ne parliamo con il professor Silvio Seno, Presidente della Federazione Italiana di Scienze della Terra e con il professor Rodolfo Coccioni, Vice Presidente della medesima Federazione e Presidente della Commissione della Settimana del Pianeta Terra.
Da dove nasce l’esigenza di una iniziativa simile?
Guglielmo di Champeaux sosteneva, a ragione, che “la scienza aumenta quando la si distribuisce”. La Settimana del Pianeta Terra nasce quindi, in primis, dall’urgente, imprescindibile esigenza di uscire dal confronto esclusivo tra noi scienziati della Terra per aprirci al grande pubblico e al mondo dei media. Di conseguenza si è sviluppata l’idea di costruire un evento così straordinariamente diffuso sul territorio nazionale da non poter essere ignorato dai grandi mezzi di comunicazione.
Ci sono naturalmente altri obiettivi dell’iniziativa: diffondere la cultura geologica, aumentare la visibilità delle geoscienze italiane portando all’attenzione del grande pubblico, dei politici e dei decisori del ruolo che le geoscienze italiane svolgono quotidianamente e intendono svolgere per servire i bisogni della società civile (ambiente, energia, clima, salute, risorse naturali, rischi naturali, erosione delle coste, geomateriali, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale e monumentale, ecc.).
Da quali segnali si può capire che il patrimonio di conoscenze delle Scienze della Terra è troppo poco divulgato e conosciuto?
Lo si percepisce praticamente ogni giorno: in comportamenti scorretti nell’affrontare situazioni di pericolo legate a eventi naturali, in una ancora scarsa attenzione per le risorse naturali e per la loro protezione, a cominciare dal paesaggio per finire all’acqua; nelle pressioni spesso esercitate a vari livelli verso l’urbanizzazione ad ogni costo.
Spesso notiamo anche che c’è un problema di linguaggio, cioè tecnici e cittadini non utilizzano un linguaggio comune. Lo si vede anche in occasione delle previsioni e degli allerta come quelli recenti. Ciò deriva a sua volta dalla insufficiente diffusione della cultura scientifica, di quella che riguarda le scienze della Terra nella fattispecie: i modelli di previsione possono essere recepiti correttamente solo se esiste una base di conoscenza diffusa. E qui si ritorna alle motivazioni che ci hanno spinto a dare il via alla settimana del pianeta terra, vale a dire la distribuzione di conoscenza scientifica in modo che diventi un patrimonio comune.
Tali conoscenze hanno diretta applicabilità alla vita quotidiana: potete fare qualche esempio?
Si toccano ambiti diversi che spaziano dall’economia all’agricoltura e dalla salute alla sicurezza nei loro diversi aspetti – energia (petrolio, metano, geotermia), risorse, acqua (ogni volta che si apre un rubinetto bisogna pensare che dietro c’è comunque almeno uno scienziato della Terra), suolo (il cibo che mangiamo è direttamente collegato a questo elemento), clima, infrastrutture, mobilità, difesa dai pericoli naturali, geomateriali (computer, cellulari, materiali per biotecnologie, contenitori per prodotti alimentari, pannelli solari, materiali ceramici, materiali per l’edilizia, ecc.), tutela dei beni naturali e culturali. In tal modo le Scienze della Terra influenzano stili di vita e costituiscono le fondamenta sulle quali costruire uno sviluppo armonico della società.
Cosa si intende per “ruolo strategico della Scienze della Terra per il futuro della società”?
Vuol dire che le scienze della Terra dispongono degli strumenti tecnico scientifici per far fronte alle principali sfide in campo ambientale che dovrà affrontare il nostro Paese, ma non solo. La disponibilità di acqua prima di tutto, in termini di quantità e di qualità, la mitigazione dei danni dovuti a pericoli naturali, la salute, la transizione verso energie da fonti rinnovabili, a cominciare dalla geotermia: questa è una risorsa di cui il nostro Paese dispone ma che non viene ancora sufficientemente utilizzata. Ma anche il supporto all’individuazione ed all’utilizzo di nuovi materiali, ecc.
In tempi di ristrettezze economiche come quelle odierne si deve sapere che la comunità delle geoscienze italiana può contribuire in modo tangibile alla ripresa del Paese, come già ha fatto in altri momenti cruciali della sua storia: agli albori, quando il nuovo stato unitario ebbe un forte bisogno di conoscere le sue risorse naturali abbinato alla necessità di adeguare il territorio del Regno a quello degli altri stati europei, potenziando o costruendo ex novo strade, ferrovie, acquedotti, reti fognarie, canali. Nel 1861 Quintino Sella avvio il primo progetto di carta geologica nazionale. Poi durante la fase di sviluppo dell’idroelettrico e, soprattutto, con la scoperta degli idrocarburi, i geologi contribuirono a garantire risorse energetiche al Paese.
Tra i tanti geoeventi in programma questa settimana, potete indicarne qualcuno particolarmente significativo o originale?
L’iniziativa si articola attraverso una serie di geoeventi – escursioni, conferenze, esposizioni, visite museali, convegni, laboratori, incontri enogastronomici, eventi divulgativi scientifico-musicali – ognuno dei quali ha un suo aspetto significativo e originale, tanto da soddisfare qualsiasi interesse o curiosità. Ci rimane quindi difficile promuoverne alcuni rispetto ad altri.
(Michele Orioli)