“Il dubbio è una caratteristica della scienza. Nessuno scienziato, abituato a operare con il metodo scientifico, a differenza dei ciarlatani e degli istrioni, potrà mai esprimere conclusioni che non siano supportate da dati scientifici rigorosi”. E’ quanto si legge nel comunicato ufficiale diffuso dalla Società Italia di Fisica all’indomani della sentenza che ha condannato i membri della Commissione Grandi Rischi a sei anni di detenzione. Il comunicato dice anche che la condanna inflitta a L’Aquila è anche una condanna del metodo scientifico. IlSussidiario.net ha chiesto al professor Elio Sindoni, membro di tale Società, un parere su questa sentenza: “E’ una condanna vergognosa” ha detto. “Adesso si aprono due possibilità: che nessuno scienziato voglia più dire la sua oppure che in base al principio di precauzione domani vengano fatte sfollare un milione di persone dall’area del Vesuvio perché scientificamente è appurato che il Vesuvio prima o poi farà una eruzione”.
Il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha detto che dopo questa sentenza nessuno scienziato vorrà più esprimere la sua opinione sapendo che rischia di finire in carcere. E’ davvero così?
La situazione in realtà è ancora peggio. Ci sono infatti adesso due possibilità: o quella che ha detto il collega dell’Ingv e cioè che nessuno vorrà più dire la sua opinione, oppure che si applicherà in pieno il principio di precauzione.
Che cosa significa?
Vuol dire che se si applica questo principio si agisce in questo modo. Prendiamo il caso del Vesuvio: noi sappiamo assolutamente che esso esploderà. Non sappiamo quando, però se si applica il principio di precauzione bisogna dire che può esplodere anche domani. Dunque io devo spostare entro domani qualcosa come un milione di persone. Tenendo conto che hanno costruito case fino alla falde del Vesuvio senza che il governo intervenisse. Quindi in base a questo principio la situazione generale è ancora più pericolosa.
Lei crede che si andrà verso questa seconda ipotesi?
Io penso si andrà soprattutto verso la prima ipotesi, che nessuno vorrà più dire qualcosa. Questa sentenza ha alla base un terremoto: nessuno scienziato è in grado di dire quando un terremoto si potrà scatenare, si sa invece cosa potrà succedere. Si conoscono le zone sismiche ma ancora non c’è uno studio che permetta di dire con precisione l’ora e il giorno in cui avverrà un terremoto, si fanno ipotesi. Possiamo fare un esempio meno grave, quello della meteorologia. Le previsioni sono previsioni non sono previsioni certe al cento per cento. Per cui se uno dice che il prossimo ponte di vacanza pioverà nessuno prenota l’albergo. Allora gli albergatori fanno causa e chiedono di mettere in galera il Giuliacci di turno. Ecco a che tipo di problemi può portare questa sentenza per un sacco di tempo a un sacco di gente.
Secondo lei perché una sentenza così dura?
Perché purtroppo la magistratura anche se in piccola parte subisce il danno di una visione politicizzata di alcuni magistrati. Volevano dare un contentino a chi purtroppo ha perso casa e parenti e siccome non possono condannare chi ha costruito male o costruito dove non doveva costruire allora danno il contentino condannando queste persone che sono scienziati e non centrano niente.
Qualcuno ha detto che il governo dovrebbe allontanare gli scienziati dalle istituzioni pubbliche, è d’accordo?
Sono senz’altro favorevole, gli scienziati devono fare gli scienziati. I politici possono chiedere un parere ma poi prendersene la responsabilità. Gli scienziati devono fare gli scienziati.
Il ministro Clini ha paragonato questa sentenza al caso Galilei, non ritiene che un commento del genere possa alimentare un luogo comune e non aiutare a fare chiarezza?
Lo ha detto come esempio, è chiaro che il caso è completamente diverso. Su Galileo si sono scritti fiumi di parole anche a sproposito. Tra l’altro anche se dirlo è impopolare Galileo aveva anche torto, perché aveva dato le prove sbagliate della rotazione della terra. Aveva detto che si vedeva che la terra ruotava studiando le maree ma non era vero. Non andava certo condannato perché non si può condannare uno scienziato per un parere sbagliato, ma non è vero che è stato torturato o trattato male.
Dopo questa sentenza, quale ritiene sia il ruolo giusto per uno scienziato senza temere di incorrere nella giustizia?
Lo scienziato dovrà dire una cosa soltanto: la mia previsione in base alle mie conoscenze e ai miei studi attuali è questa. Basta, non una parola di più. Poi sarà il politico a decidere cosa fare, non è lo scienziato a dire se una zona piuttosto di un’altra vada evacuata. Quelle sono decisioni che devono spettare ai politici. Lo scienziato può essere il consulente del principe come si diceva una volta.
Non c’è anche il rischio che adesso in questa situazione si possano infiltrare quei cosiddetti ciarlatani che si spacciano da studiosi?
Ci sono già. Ce ne sono un sacco nel campo della fisica o dell’energia, se ne vedono di tutti i colori. Ad esempio quelli che si spacciano da esperti di fusione fredda e c’è anche chi gli dà retta.
In definitiva, la Commissione Grandi Rischi ha fatto bene a dare le dimissioni?
Hanno fatto benissimo. Adesso sarà il governo a decidere cosa fare.