Ci siamo quasi. Sono passati più di 35 anni e solo ora, dopo questa lunga attesa, sembra che il magico momento sia a un passo: il Voyager 1 entrerà nel mezzo interstellare, abbandonando la bolla dell’eliosfera, e inizierà la terza parte della sua incredibile avventura, dopo l’esplorazione dei pianeti del sistema solare e quella dell’eliosfera fino ai suoi confini. Impossibile per i ricercatori non provare un moto di trepidazione e attesa. Ed Stone, storico responsabile del progetto Voyager e di diverse altre missioni Nasa, uomo che ha dedicato la sua intera vita al progresso della conoscenza dello spazio attraverso lo sviluppo di strumenti avveniristici (ha partecipato in totale a 9 missioni Nasa come responsabile e ad altre 6 come collaboratore), pensa che l’addio definitivo della sua creatura al Sistema Solare sia veramente prossimo: «crediamo che si tratti dell’ultima tappa del periplo di Voyager 1 prima di entrare nello spazio interstellare», e questo avverrà, aggiunge Stone, «in un tempo fra i prossimi due mesi e i prossimi due anni». Cosa suggerisce agli astrofisici al JET Propulsion Laboratory il fatto che l’uscita di una delle due sonde dalla zona di influenza del Sole sia tanto vicina?
«Se dovessimo giudicare esclusivamente dal numero delle particelle cariche raccolte, avrei pensato di essere arrivati fuori dall’elisfera», commenta Stamatios Krimigis, Principal Investigator del rivelatore di particelle a bassa energia, «ma abbiamo bisogno di guardare a tutto quello che gli strumenti ci stanno dicendo e solo il tempo ci dirà se le nostre interpretazioni riguardo a questa frontiera sono corrette». La risposta alla domanda sta infatti nel campo magnetico. Come già abbiamo descritto in altri articoli su ilsussidiario.net, il Voyager riesce a individuare e misurare intensità e direzione delle linee di forza del campo magnetico solare. Modelli confermati dalle osservazioni anche di Voyager predicono che le linee magnetiche del campo solare siano direzionate est-ovest, mentre quelle che si incontrano nel campo interstellare dovrebbero essere nord-sud.
Un altro ricercatore coinvolto nella missione all’interno del team responsabile del magnetometro, Leonard Burlaga, entra maggiormente nel dettaglio a riguardo dell’intensità del campo magnetico, spiegando che «ci troviamo in una regione diversa da tutte quelle nelle quali siamo passati in precedenza, dal punto di vista delle caratteristiche magnetiche, circa 10 volte più intense di prima dell’inizio dell’attraversamento del Termination Shock (la regione dell’eliosfera in cui il vento solare rallenta fino a velocità subsoniche a causa delle interazioni con il mezzo interstellare, ndr), ma i dati relativi al campo magnetico non danno alcuna indicazione che ci dica di trovarci nel mezzo interstellare.
I dati relativi al campo magnetico sono finiti per diventare cruciali per l’individuazione del momento dell’attraversamento definitivo del termination shock, E ci aspettiamo che questi dati ci dicano quando entreremo per la prima volta nello spazio interstellare». La vera novità della regione che il Voyager sta attraversando non sta però nell’intensità, ma nella direzione inaspettata delle linee di forza del campo magnetico. Il Voyager 1 infatti è entrato in una zona -non prevista in precedenza- nella quale le linee di forza del campo magnetico solare si connettono a quelle del campo magnetico interstellare. Questa connessione fa sì che le particelle a più alta energia che arrivano dallo spazio interstellare possano entrare nell’eliosfera, mentre le particelle di origine solare, a più bassa energia, possano uscire verso lo spazio esterno.
Prima di entrare in questa regione, le particelle cariche hanno rimbalzato tutt’attorno, in tutte le direzioni, come se fossero intrappolare in percorsi locali all’interno dell’eliosfera. La regione che Voyager 1 sta attraversando si rivela dunque come una specie di autostrada per le particelle cariche. E, assicurano i ricercatori che supervisionano la missione, questa regione è ancora all’interno della bolla dell’eliosfera, perché le linee del campo magnetico non hanno ancora cambiato la loro direzione. Quindi non siamo ancora usciti dall’eliosfera, ma il comportamento del campo magnetico è fortemente influenzato dal campo magnetico interstellare, come spiega ancora Ed Stone: «sebbene Voyager 1 si trovi ancora all’interno del nostro ambiente, ora noi possiamo iniziare a comprendere cosa possa essere l’esterno, perché le particelle accelerano verso l’interno e verso l’esterno correndo su questa autostrada magnetica.
La nuova regione è diversa da quello che ci aspettavamo, ma dal Voyager ci siamo abituati ad aspettarci l’inatteso». Pensando alle grandi scoperte di questa fondamentali missione, dai 25 nuovi satelliti scoperti intorno ai pianeti del Sistema Solare all’attività vulcanica rilevata in alcuni satelliti gioviani, agli oceani di metano sotto la crosta ghiacciata di Europa, alle ultime scoperte sulle caratteristiche dell’eliosfera a distanze così lontane dal Sole non si può che accogliere queste ultime parole di Stone come la descrizione più adeguata della ricca e meravigliosa avventura del Voyager.