La farmaceutica è una scienza giovane ma vanta un passato plurimillenario: è nata nell’Ottocento, quando la chimica si è affermata come scienza autonoma e i farmaci di sintesi costruiti in laboratorio hanno iniziato a sostituire i cosiddetti “semplici”, cioè sostanze naturali per lo più di origine vegetale sapientemente dosate secondo regole tramandate nei secoli. Così, mentre le spezie cedevano il posto ai farmaci, allo speziale subentrava il farmacista.



Emblema di questo passaggio e al tempo stesso simbolo di creatività e grande capacità imprenditoriale è la figura di Carlo Erba, fondatore dell’azienda farmaceutica che ha portato il suo nome, ancora oggi presente in alcuni prodotti storici e popolari; lui infatti ha iniziato come speziale e ha terminato la sua esaltante carriera come chimico farmaceutico.



Una storia tutta italiana, al crocevia di scienza, industria e società, che meritava di essere raccontata e documentata: come ha fatto il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano con la Mostra “Carlo Erba. L’innovazione in farmacia – L’affascinante storia che ha trasformato una professione”, inaugurata venerdì 30 novembre e in esposizione fino a fine gennaio per un pubblico non solo di addetti, che potrà ritrovarvi motivi e suggestioni di un’attività con la quale tutti poco o tanto abbiamo a che fare.

La storia di Carlo Erba si intreccia profondamente con quella di Milano e dell’industrializzazione italiana, fatta di personalità come quella del “sciur Carlo”, come lo chiamavano i suoi dipendenti, con una grande determinazione e un fine intuito per le opportunità. Nel 1837, a 26 anni, fresco di laurea, si mette in proprio; in breve tempo, il retrobottega della sua farmacia, nell’antico quartiere milanese di Brera, si espande e negli anni dà vita a laboratori, negozi e stabilimenti con centinaia di operai. Quanto a lui, non si sposerà, non avrà figli; negli appunti chiama l’azienda la “Casa”. Dopo la sua morte, il fratello Luigi e altri discendenti assumeranno il controllo della ditta, ma le comunicazioni commerciali continueranno a portare la firma di Carlo per decenni.



Significativo è il suo rapporto con Milano, che per Carlo, è una famiglia allargata in cui reinvestire i proventi dell’industria: come farà nel 1886 con una significativa donazione all’Istituto Tecnico Superiore (l’attuale Politecnico) per fondare una scuola non di farmacia ma di Elettrotecnica, consapevole dell’importanza delle nuove tecnologie per quello che oggi si direbbe “il sistema Paese”.

È interessante ripercorrere alcuni dei passi fondamentali che hanno portato l’industria farmaceutica a ciò che è oggi. Ci sono voluti secoli per arrivare a comprendere come agiscono i farmaci e come crearli: è stato un processo complesso che ha visto un momento decisivo con l’avvento della chimica alla fine del Settecento e poi un’accelerazione che ha portato al farmaco come lo conosciamo oggi. Per secoli, le sostanze curative sono state selezionate senza conoscere le cause precise delle malattie, né i veri oggetti della terapia: si procedeva per prove ed errori, basandosi su osservazioni empiriche, tradizioni, credenze e teorie filosofiche. Con la chimica, in stretta alleanza con la medicina e le antiche conoscenze, nel giro di due secoli si è arrivati a debellare malattie incurabili; anche se solo nel 1910 il medico tedesco Paul Ehrlich è riuscito a svelare come funziona davvero un farmaco.

Quanto alla produzione, per secoli le farmacie hanno confezionato artigianalmente le singole dosi dei medicinali da vendere, con pochi attrezzi a disposizione, come gli stampi per compresse o per supposte. A metà dell’Ottocento, Carlo Erba e altri farmacisti cominciano ad applicare le novità nel campo della meccanica e delle fonti di energia, come vapore e poi elettricità, per rendere il processo sempre più veloce, economico e standardizzato.

L’ottimizzazione della produzione aumenta la quantità e la qualità dei medicinali disponibili per la popolazione, mentre l’espansione del mercato contribuisce a stimolare la ricerca di nuove preparazioni. Tra Ottocento e Novecento, si moltiplicano le scoperte e i brevetti in Europa e negli Stati Uniti. Nasce così l’industria farmaceutica moderna: un mix indissolubile di ricerca scientifica, servizio sanitario, opportunità commerciale e innovazione tecnologica.

L’Italia, tuttavia, rimane affezionata a lungo alla dimensione del piccolo laboratorio di famiglia. Ancora nel 1961, la “Carlo Erba” è una delle quattro realtà italiane con più di mille dipendenti: le restanti novecento aziende farmaceutiche nazionali impiegano meno di dieci persone.

Oggi, l’avvento dei nuovi farmaci segue un iter complesso, standardizzato e molto più lungo di quanto si pensi: dalla scoperta di nuovi principi attivi, alle fasi dalla sperimentazione, alla messa in commercio. Il tutto ricorrendo ampiamente all’apporto di diverse discipline e con l’ausilio di tutte le nuove tecnologie. Ma questioni aperte restano numerose.

 

(Michele Orioli)