Peter Higgs è un tranquillo scienziato scozzese, che ha trascorso la sua vita (ha 83 anni) tra gli studi, dedicandosi alla fisica teorica e in particolare alla esplorazione del mondo subatomico costituito dalle particelle elementari e dalle interazioni fondamentali che le tengono insieme. Negli anni sessanta del secolo scorso ha acquisito una buona notorietà per aver proposto l’esistenza di una particella, di quelle che appartengono alla categoria dei bosoni, in grado di completare il quadro del cosiddetto Modello Standard e di dar ragione della massa delle particelle. Per quarant’anni il suo nome è rimasto ben noto nei circoli scientifici ma poco al di fuori di essi, anche perché la sua restava un’ipotesi teorica, priva di conferme sperimentali.
Il nome di Higgs è tornato alla ribalta in una cerchia un po’ più ampia da qualche anno, da quando cioè si è iniziato a concretizzare la costruzione del grande acceleratore LHC (Large Hadron Collider) realizzato presso il Cern di Ginevra con lo scopo, tra gli altri, di verificare proprio quella ipotesi, cercando di stanare la particella che ormai i fisici denominavano bosone di Higgs.
E finalmente il botto, nel luglio 2012, con l’annuncio della chiara evidenza sperimentale dell’esistenza della particella e delle sue caratteristiche coerenti con il modello formulato da Higgs. In quell’occasione l’anziano fisico britannico ha avuto un picco di notorietà e si è visto trionfalmente accolto al Cern in occasione dell’annuncio della scoperta, in diretta mondiale via Internet, durante un raduno che, come lui stesso ha dichiarato, più che un seminario di fisici sembrava uno stadio di calcio.
In seguito Higgs ha ancora sfiorato le prime pagine nei giorni precedenti l’annuncio dei premi Nobel 2012, quando girava voce di una sua possibile candidatura, anche se lui stesso era ben convinto che non c’erano le condizioni “tecniche” per l’attribuzione e che bisognava aspettare la prossima tornata nel 2013.
Ora ha voluto concludere questo anno di grazia con un altro botto, questa volta solo mediatico e certamente non premeditato, frutto di un’intervista rilasciata a Pablo Jàuregui e pubblicata dal quotidiano spagnolo El Mundo il 26 dicembre. Di per sé non ci sarebbero gli estremi per definirlo “botto” se non fosse che l’intervista è stata subito ripresa dal quotidiano britannico The Guardian che l’ha prontamente impugnata per innescare un duello con Richard Dawkins, il biologo celebre per le sue teorie evoluzionistiche ma soprattutto per la sua crociata “scientifica” contro la religione.
Si sa che in Gran Bretagna guai a chi tocca Dawkins; così il suo coinvolgimento anche indiretto in un’intervista la trasforma facilmente in un “caso”.
La lunga conversazione tra il giornalista e il fisico si era snodata lungo il percorso che aveva portato dalla teoria alla sua conferma nei laboratori di LHC; ma a un certo punto è stato inevitabile porre la domanda sulla denominazione del bosone come “particella di Dio”. Al che Higgs ha manifestato, ancora una volta, la sua decisa contrarietà per tale espressione, frutto solo di una astuzia editoriale e fonte di fraintendimenti specie tra il pubblico più vasto che non conosce i retroscena: Higgs ha dichiarato di non essere credente ma che, se lo fosse quella definizione non gli piacerebbe affatto.
Da qui è stato inevitabile allargare il discorso al tema più ampio dei rapporti tra scienza e fede religiosa e Higgs non ha risparmiato le sue critiche a certe posizioni fondamentaliste che hanno utilizzato anche la “particella di Dio” per la loro propaganda. A questo punto ecco la richiesta dell’intervistatore a esprimere un parere sulla posizione di Dawkins che considera la fede come incompatibile e nemica della scienza. La risposta di Higgs parte da una affermazione che meriterebbe qualche approfondimento ma poi arriva a una conclusione netta: un conto è affermare che «i progressi della scienza hanno indebolito molte motivazioni tradizionali della fede religiosa, altro è parlare di incompatibilità»; Higgs è convinto che si possa essere sia scienziato che credente e lo vede confermato nell’esperienza di molti colleghi. L’importante è che si rifugga da ogni dogmatismo e da ogni atteggiamento fondamentalista.
Su questo arriva la stoccata decisiva, a favore del fisico di Edimburgo; pur con tutto il fair play e la cortesia di chi è abituato ai duelli culturali, Higgs non fa mancare a Dawkins una pesante critica: il suo problema, dice, è che «concentra tutti i suoi attacchi contro i fondamentalisti, però è evidente che non tutti i credenti lo sono. In questo senso, credo invece che sia proprio Dawkins ad assumere una posizione fondamentalista, all’estremo opposto». Un’affermazione questa di Higgs, che è molto più di una semplice ipotesi.