Lo scorso 27 gennaio nel Campus di Fisciano dell’Università di Salerno è stato presentato un Osservatorio permanente sulle tematiche del social networking, della net neutrality e dell’internet del futuro. L’Osservatorio, nato da una collaborazione tra il Centro Ict dell’Ateneo salernitano e la Direzione studi e eicerche di Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) è stato denominato “Osservatorio Snif – Social network, net neutrality e internet del futuro”. A pochi giorni dall’evento ne abbiamo parlato con Massimo De Santo, Direttore del Centro Ict dell’Università di Salerno.
A cosa serve l’Osservatorio Snif?
La stessa parola “osservatorio” suggerisce l’idea che si tratti di una struttura il cui scopo è, appunto, osservare. Riprendendo la celebre frase del premio Nobel per la Medicina Alexis Carrell, possiamo dire che “molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”. Le parole chiave “social network”, “net-neutrality”, “internet del futuro” definiscono, infatti, uno scenario così vasto, complesso e articolato che solo attraverso un’attenta osservazione di ciò che accade può essere correttamente interpretato. Non a caso, abbiamo intitolato l’evento di lancio dell’Osservatorio: “Intricati intrecci: la rete e i suoi molteplici livelli”. Ecco, lo scopo dell’Osservatorio è aiutarci a sbrogliare gli intrecci tra tecnologia, legislazione, economia, fenomeni sociali che sono oggi il connotato prevalente della enorme e capillare diffusione delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) e a favorirne un uso consapevole. Di concerto con l’Agcom, che è il co-fondatore dell’Osservatorio Snif, e nel dialogo con quanti, enti, istituzioni, aziende, cittadini, vorranno coinvolgersi con noi, l’Osservatorio si propone di definire delle specifiche tematiche da studiare al fine di pubblicare e rendere disponibili dati, tendenze, interpretazioni di ciò che accade. È una sfida notevole, data la vastità e la velocità di evoluzione di questi fenomeni.
Come si fa a garantire la neutralità e, soprattutto, l’attendibilità delle informazioni?
Qui vale la pena di fare una precisazione: la dicitura “net neutrality” si riferisce al fatto che la rete, attraverso i fornitori di connettività, non operi a priori un filtro sul tipo di contenuti che suo tramite vengono veicolati. In tal senso, ad esempio, se la rete è “neutrale” essa non distingue tra chi produce contenuti a fini di lucro e chi lo fa a titolo gratuito. C’è attualmente una vivace discussione sul se e come la rete debba essere neutrale. Spesso viene portato l’esempio di un uso evidentemente scorretto della rete stessa: chi la utilizza per pubblicare materiali pedopornografici o razzisti. In questo caso, la rete dovrebbe rimanere neutrale? Immagino che, istintivamente, ciascuno risponda: “Certo che no!”.
Quindi il problema è più complesso?
Sì, è assai più complesso. Innanzitutto, occorre definire chi sia questa fantomatica “rete”: i cosiddetti Isp (Internet service provider), ad esempio Telecom, Fastweb, ecc.? I gestori dei servizi “Over the top”, ad esempio, Facebook, Google, ecc.? Chiunque sia, come dovrebbe esercitare questo controllo? Esaminando e filtrando preventivamente ogni singola parola o immagine che viene trasmessa sulla rete? Quanto ci metterebbe un controllo così capillare e preventivo a diventare censura (pensiamo a quello che è successo nella cosiddetta Primavera araba)? Come si vede, il problema della net neutrality è un classico esempio di intricato intreccio tra diverse (e tutte giuste) esigenze. Venendo, poi, alla questione della attendibilità delle informazioni, il metodo rimane sempre lo stesso: è necessario imparare a verificare le fonti. Questa verifica su internet può sembrare più complessa, ma si tratta soltanto di una nuova educazione da assumere. Ancora una volta, quel che serve, è essere in grado di fare un uso “consapevole” degli strumenti che la tecnologia ci ha messo a disposizione.
Nel suo messaggio per la XLVI Giornata delle comunicazioni sociali, Benedetto XVI ha detto: «Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità». Qual è il suo giudizio sul messaggio del Santo Padre?
Mi ha molto colpito la sottolineatura fatta dal Papa della necessità che la comunicazione sia fatta di “silenzio” e di “parola”. Paradossalmente, quello che viene additato come uno dei difetti di internet, il fatto che la comunicazione avvenga da “dietro uno schermo”, potrebbe diventare una grande occasione per lasciar spazio al silenzio, al momento in cui prima di scrivere o parlare si riflette e si interiorizza quello che si vuole comunicare o che si è ricevuto come comunicazione. A differenza di media come la televisione, i nuovi strumenti come i social network richiedono un’ampia partecipazione personale, attivano in qualche modo la coscienza di ciascuno. Di nuovo, la questione cruciale diviene la persona. Altrettanto cruciale sarà l’esistenza di luoghi di confronto e formazione. Il nostro augurio e il lavoro che vogliamo fare è che l’Osservatorio Snif diventi uno di questi luoghi.
A quando i primi risultati e come saranno accessibili?
Prevediamo di mettere in moto un meccanismo continuo di informazione attraverso l’uso del web 2.0 e di tutti suoi strumenti (sito, social network, podcast, ecc.). Tutte le informazioni saranno accessibili sui diversi canali a partire da un apposito sito web che fungerà da collettore principale. Attualmente, sono già disponibili i podcast degli interventi al convegno di lancio dell’Osservatorio. Faremo certamente un convegno di promozione dei risultati del primo anno di lavoro a febbraio 2013 e, probabilmente, ci sarà un evento alla fine del prossimo mese di giugno 2012.
(a cura di Renato Pelella)