Esistono maggiori probabilità che un bambino nato con la fecondazione assistita possa avere delle malformazioni? E’ la domanda cui ha cercato di rispondere un team di ricercatori australiani, attraverso uno studio pubblicato su The New England Journal of Medicine. Gli esperti, guidati da Michael Davies del Robinson Institute di Adelaide, hanno preso in considerazione i registri con oltre 300mila nascite e con le interruzioni di gravidanza tra il gennaio 1986 e il dicembre 2002. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Salvatore Mancuso, presidente del Comitato Etico del Policlinico Gemelli di Roma, per chiedergli di commentare i risultati della ricerca.



Professor Mancuso, che cosa emerge dallo studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine?

Gli autori di questo articolo vogliono sottolineare un fatto molto importante. Quando i coniugi hanno difficoltà a procreare, in alcuni casi ciò è dovuto a un loro difetto genetico. Forzando la mano alla natura per procreare comunque si ha potenzialmente il rischio di concepire dei bambini malformati. E’ il caso della fecondazione assistita, nelle cui tecniche si induce forzatamente un’ovulazione, raccogliendo gli ovociti e fecondandoli in vitro. Questo è già un elemento di disturbo dei fenomeni naturali. L’embrione che si produce in vitro viene inoltre impiantato in utero.



Esiste una correlazione diretta tra difficoltà a concepire e rischio di malformazioni?

Esattamente. La natura provvede a evitare la gravidanza perché nei gameti dei due coniugi c’è la potenzialità di un fatto malformativo. Talora però i genitori vogliono il figlio a tutti i costi, non rendendosi conto che potenzialmente rischiano di creare un bambino non perfetto perché la loro sterilità è un meccanismo naturale per minimizzare questa eventualità. Tutti coloro che si occupano di procreazione assistita non sono in grado di fornire sufficienti spiegazioni su questo tema ai coniugi che si rivolgono loro per cercare di avere una gravidanza a tutti i costi. Sarebbe doveroso informare i coniugi anche di questa eventualità. Se esiste un problema di tipo ereditario e la natura non consente una procreazione spontanea, inducendo un’azione e facendo sì che l’embrione che si può ottenere in vitro venga impiantato in utero, si compie un procedimento innaturale. La natura aveva evitato che ciò avvenisse per preservare i coniugi da questa eventualità.



Quali sono le principali patologie che si rischiano in questi casi?

Questo dipende solo dalla predisposizione di uno dei due coniugi o di entrambi. A questo si aggiungono altri fatti malformativi che ho descritto nel libro “La Mia Prima Casa”, pubblicato da Oscar Mondadori. Ho analizzato la letteratura scientifica aggiornata a due o tre anni fa e ne ho tratto le conseguenze.

 

Come funziona questo meccanismo che impedisce alle coppie con problemi genetici di procreare?

 

L’infertilità da cause sconosciute ricorre con una percentuale estremamente elevata. Le indagini diagnostiche per scoprire la causa di infertilità spesso infatti non producono dei risultati apprezzabili. Ogni volta che ricorre una causa sconosciuta, verosimilmente esiste un problema di natura genetica. Uno o entrambi i genitori hanno una predisposizione che spesso non si evidenzia neppure facendo l’esame citogenetico, perché si tratta di mutazioni geniche che non compaiono nella morfologia delle analisi. Non si tratta quindi di grandi malformazioni come le trisomie, dove la gravidanza è possibile ma il bambino nasce seriamente malformato.

 

Che cosa avviene in questi casi?

 

Si tratta di semi-alterazioni dovute a una traslocazione genica, a una mutazione o a un fenomeno di imprinting genomico. Un’operazione cioè epigenetica, che è possibile conoscere meglio da quando è stato evidenziato il genoma umano. E’ estremamente difficile andare a trovare la causa nelle indagini che tendono a motivare l’infertilità. Ciò che è avvenuto in questi casi è una modificazione della genetica molecolare, che si può evidenziare soltanto attraverso una mappatura delle proteine attraverso dei microchip in grado di evidenziare le anomalie genetiche.

 

(Pietro Vernizzi)

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