Sono tutti italiani i ricercatori che lo scorso 10 giugno a Pechino, in occasione del 18° raduno annuale della Organization for Human Brain Mapping, hanno ritirato il premio assegnato dalla prestigiosa rivista neuroscientifica Human Brain Mapping al migliore articolo scientifico del 2011. Gli autori dell’articolo “Seeing Touch In The Somatosensory Cortex: A TMS Study Of The Visual Perception Of Touch” sono Nadia Bolognini, Angelo Maravita e Angela Rossetti del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano – Bicocca, e Carlo Miniussi, un neurofisiologo del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologie dell’Università di Brescia e dell’IRCCS San Giovanni – Fatebenefratelli.
Il loro studio ha portato ad affermare che una regione del cervello, di norma, attivata da percezioni tattili è anche stimolata dalla vista. Più precisamente, i quattro ricercatori hanno potuto valutare che l’area del cervello stimolata quando una persona tocca qualcosa o viene toccata, è la stessa di quella attivata quando tale soggetto ne vede un altro toccare un corpo umano. Nel secondo caso, rispetto al primo, il contatto non è diretto, ma solo visivo. In questa situazione si è portati, quindi, a pensare che i neuroni coinvolti siano quelli della vista, ma non è così. I dati ottenuti dai ricercatori italiani affermano che la parte del cervello stimolata dalla visione del contatto non è l’area interessata alla vista, ma a quella implicata nella sensitività del tatto.
L’uomo, come pure gli animali, ha sviluppato organi di senso deputati alla percezione dell’ambiente circostante. Questi organi sono in grado di rilevare: suoni, colori, odori, sapori e pressioni, trasmettendo al cervello, attraverso fibre nervose (neuroni sensoriali), dei segnali elettrici che elaborerà attraverso neuroni detti associativi, i quali genereranno una risposta agli stimoli, che verrà trasmessa al resto del corpo (neuroni efferenti). Perciò la corteccia cerebrale si divide in sensoriale, associativa (raccoglie tutte le sensazioni generando la memoria e la coscienza) e motoria.
Il nostro cervello funziona come organo unitario, ma regioni ben precise si sono specializzate per svolgere alcune funzioni: come l’area preposta alla sensibilità visiva, situata nel lobo occipitale; l’area che presiede alla sensibilità acustica, collocata nei lobi temporali, e a livello dell’ippocampo vi sono i centri per l’olfatto e il gusto. Inoltre, nel lobo parietale vi è la corteccia somatosensoriale primaria, la regione del nostro cervello oggetto dello studio premiato. La corteccia somatosensoriale primaria (SI) riceve proiezioni dai nuclei talamici e i suoi neuroni sono molto reattivi agli stimoli somatosensitivi (stimoli tattili), ma non a quelli generati da altri impulsi sensoriali.
Tale considerazione era valida fino a qualche anno fa, quando la corteccia somatosensoriale primaria era ritenuta coinvolta solo in risposta al tatto. La SI, infatti, si organizza in tre distinte aree, aventi funzioni differenti: l’area 3b riceve informazioni sulla tessitura, le dimensioni e la forma degli oggetti; l’area 1 manda informazioni direttamente sulla tessitura e l’area 2 descrive le dimensioni e la forma degli oggetti. Le tre regioni, quindi, sono coinvolte nel raccogliere solo stimoli derivati da percezioni tattili.
Per lungo tempo le diverse modalità sensoriali sono state indagate separatamente e considerate indipendenti, poiché deputate all’analisi di forme di energia fisica specifiche. Per esempio: la luce per la vista, la pressione cutanea per il tatto, le onde sonore per l’udito. Negli ultimi decenni, invece, l’attenzione si è sempre più spostata sullo studio delle interazioni tra le diverse modalità sensoriali. Raramente nella quotidianità ci troviamo di fronte a oggetti animati con caratteristiche percepibili da una sola modalità sensoriale. Per la maggior parte del tempo, siamo circondati da informazioni che ci giungono in più modalità percettive, le quali non si sommano semplicemente, ma interagiscono tra di loro durante l’elaborazione del fenomeno percepito. Perciò la conseguenza logica è quella di studiarle nella loro interazione, poiché il continuo flusso di informazioni, ottenuto dalle varie modalità sensoriali, genera una percezione definita multisensoriale.
Bolognini e Maravita, studiosi proprio di percezione multisensoriale, basandosi sull’osservazione di persone affette da sinestesia hanno potuto affermare che vi è una associazione tra lo stimolo visivo e l’area del cervello attivata da percezioni tattili. Infatti la loro ricerca studia come il cervello di un soggetto, non affetto da sinestesia, reagisca alla vista di un altro corpo umano che viene toccato. Queste osservazioni dimostrano che i neuroni attivati in questa situazione sono quelli legati al tatto e non alla vista.
Le persone, soggette ad indagine, sono state sottoposte a due tipi di immagini: una nella quale due mani si toccano e l’altra in cui non vi è nessun contatto (v. Figura). Gli esperimenti sono stati condotti con l’aiuto di Miniussi, esperto di stimolazione magnetica transcranica (TMS), tecnica che si avvale di una stimolazione magnetica in grado di creare un campo elettrico nel cervello. Tale campo elettrico agisce sull’area che si vuole osservare disattivandola temporaneamente. In questi specifici esperimenti la regione di interesse è la corteccia somatosensoriale primaria.
I risultati ottenuti mostrano che la persona usa la vista per percepire la sensazione di contatto, andando ad attivare la corteccia somatosensoriale primaria (SI). La SI, di solito, è attivata quando la persona riceve stimoli tattili diretti e non indiretti. Tale studio suggerisce, quindi, l’esistenza di una specifica forma di elaborazione visiva da parte della corteccia somatosensoriale primaria quando la vista percepisce eventi tattili.
È importante, inoltre, sottolineare che il cervello non solo risponde a uno stimolo visivo come se fosse uno stimolo tattile, ma questa regione della corteccia celebrale è in grado anche di selezionare la componente del corpo che si vede toccare, azionando i neuroni legati ad essa.