Il centro di controllo del Meteosat di Darmstadt (Germania) è molto diverso da come appariva al visitatore verso la metà degli anni Ottanta: allora occupava poco più di una stanza al primo piano del quartier generale dell’ESA (European Space Agency) e già faceva un certo effetto vedere su pochi grandi schermi quelle immagini della Terra dall’alto con le formazioni nuvolose che mutavano periodicamente. Adesso quelle videate ci sono familiari e, così come siamo tutti allenatori di calcio, siamo diventati anche tutti esperti di clima, perturbazioni, isobare e anticicloni.



Nel frattempo a Darmstadt il centro si è ingrandito e il programma Meteosat è giunto ormai alla terza tappa della sua seconda generazione di satelliti meteorologici, pronto a soddisfare le richieste di previsioni meteo che sono diventate sempre più elevate ed esigenti. Pochi giorni fa un vettore Ariane 5, lanciato dalle spazio porto europeo presso il Centro Spaziale di Kourou (Guiana Francese), ha portato in orbita il decimo satellite Meteosat, il terzo della Seconda Generazione, che ha appunto come sigla MSG-3 (Meteosat Second Generation). Starà, come gli altri, su un’orbita geostazionaria, cioè a 36.000 km di altitudine ruotando in senso antiorario a una velocità pari a quella della rotazione terrestre, sistemandosi alla latitudine 0° sul Golfo di Guinea all’Equatore: da lì potrà tenere sotto osservazione Europa e Africa inviando in tempo reale tutti gli aggiornamenti utili ai meteorologi per stilare le tanto attese previsioni.



L’esigenza di passare a una seconda generazione di satelliti meteo si era posta ben presto, data la crescita esponenziale delle richieste e anche per poter valorizzare al massimo le aumentate disponibilità tecnologiche: sia informatiche sia di strumentazione. È nato così, nel 2002, il programma MSG, un programma congiunto condotto dall’ESA e da EUMETSAT (European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites). ESA è responsabile per lo sviluppo dei satelliti, realizzati in modo da soddisfare ai requisiti definiti da EUMETSAT; l’Agenzia conduce anche le fasi del lancio e le Early Orbit Phase, cioè tutte le operazioni necessarie per mettere in orbita la sonda. Dopo di che entra in azione EUMETSAT per la gestione del normale utilizzo. 



Tra i punti di forza innovativi della serie MSG c’è il sistema SEVIRI (Spinning Enhanced Visible and Infrared Imager): si tratta di un sistema a infrarossi che consente una più dettagliata copertura delle condizioni meteo così da migliorare le previsioni locali, in particolare quelle relative alle tempeste in rapido sviluppo sia in Europa che in Africa. Il sistema utilizza dodici canali, cioè esegue la scansione della superficie terrestre e dell’atmosfera ogni quarto d’ora in 12 diverse lunghezze d’onda, per monitorare lo sviluppo delle nuvole e per misurare le temperature. Per quanto riguarda la risoluzione, il sistema SEVIRI riesce a individuare dei particolari delle dimensioni del chilometro nelle frequenze del visibile e di tre chilometri nell’infrarosso.

Oltre alla missione di osservazione meteo e di raccolta di dati climatici, MSG-3 ha anche due carichi secondari. Uno è il Sensore Global Earth Radiation Budget, che misura la quantità di energia solare che viene re-irradiata nello spazio per calcolare quanta energia viene introdotta nel sistema climatico terrestre e di fornire informazioni sulla circolazione atmosferica tra il giorno e la notte. L’altro è un transponder Search & Rescue, che può trasformare il satellite in un relè per i segnali di pericolo inviati da radiofari di emergenza.

Il prossimo, e ultimo, satellite della serie, l’MSG-4, sarà lanciato nel 2015. E già si parla di una terza generazione. Come ha dichiarato il direttore delle Earth Observation dell’ESA, Volker Liebig, «insieme con EUMETSAT, stiamo lavorando allo sviluppo della prossima serie di satelliti meteorologici, Meteosat di terza generazione. Una volta operativa, verso la fine di questo decennio, la nuova generazione fornirà un salto di qualità in termini di tecnologia e prestazioni fornendo, tra l’altro, più velocità nelle immagini, più canali spettrali e una capacità di sondaggio atmosferico che renda possibili le misure di profili di gas in traccia».

Il ruolo dell’ESA in materia di meteorologia e clima non si limita comunque alla serie dei satelliti Meteosat. L’ente europeo ha anche sviluppato la serie MetOp di satelliti meteo in orbita polare – sempre gestiti da EUMETSAT – anch’essi già in procinto di vedere una seconda generazione, il cui avvio dovrebbe essere deciso nel novembre prossimo dal Consiglio ministeriale dell’ESA. Nel frattempo il MetOp 2 è già arrivato al Cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, in vista del lancio il 19 settembre.


(Michele Orioli)