Le cime delle montagne italiane non sono solo le mete di tante arrampicate estive, ma sono anche dei luoghi privilegiati per studiare l’atmosfera e il clima. Con la recente inaugurazione dell’Osservatorio Climatico Portella del Gran Sasso a 2.401 metri di altitudine, sono ormai tre i centri di ricerca in quota che monitorano e analizzano l’atmosfera e rendono concreta la sinergia tra alpinismo e ricerca scientifica che in Italia ha avuto testimoni d’eccezione da Quintino Sella ad Ardito Desio.
L’ultimo nato fa parte della rete di osservatori di alta montagna SHARE gestita dal Comitato Ev-K2-CNR ed è stato realizzato grazie alla collaborazione tra l’Ev-K2-CNR e il CETEMPS, il Centro di Eccellenza di Telerilevamento e Modellistica Numerica per la Previsione di Eventi Meteorologici Severi che afferisce al Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche Centro di Eccellenza dell’Università de L’Aquila.
È del 2009 l’idea di realizzare un osservatorio per il monitoraggio continuo di parametri meteorologici e dei composti clima alteranti al Gran Sasso; ora, dopo circa tre anni di misure esplorative presso il Rifugio Duca degli Abruzzi, si è arrivati all’installazione di una struttura indipendente. La stazione SHARE del Gran Sasso è la più elevata tra quelle presenti nella catena appenninica e permette di realizzare il monitoraggio continuo di parametri meteorologici e atmosferici lungo la cresta del Monte Portella; insieme agli osservatori SHARE-Italia di Monte Cimone e dello Stelvio, costituirà una dorsale per il monitoraggio atmosferico di notevole interesse per l’Italia e l’Europa.
Il nuovo osservatorio effettuerà le misure relative ai parametri meteorologici e quelle per l’ozono, gli ossidi di azoto, la distribuzione dimensionale degli aerosol e la loro composizione chimica; in prospettiva si pensa di integrare la rete di acquisizione dati con sistemi di misurazione anche di CO, CO2 e metano. La stazione si avvarrà presto anche di un ponte radio per la trasmissione dei dati acquisiti in tempo reale e di una webcam. Ne abbiamo parlato con Piero Di Carlo, ricercatore del CETEMPS e responsabile dell’Osservatorio.
Da dove nasce l’esigenza di un osservatorio come questo?
L’esigenza di un Osservatorio in alta montagna nel sud dell’Europa nasce dal fatto che il Mediterraneo è una delle zone di maggior interesse per quanto riguarda i cambiamenti climatici: infatti in questa area si registrano gli eventi più severi in termini di livelli di ozono ed altri inquinanti. Inoltre è un’area fortemente influenzata dal trasporto transfrontaliero di composti atmosferici; basti pensare agli effetti sul clima e la qualità dell’aria nel centro sud dell’Italia dovuti al trasporto di polveri desertiche dal nord Africa.
Quali sono state le ragioni della scelta di quella particolare location?
Le ragioni sono molteplici: la vicinanza al ghiacciaio più a sud dell’Europa, il Calderone, purtroppo in via di estinzione; la volontà, insieme ad EV-K2-CNR, di costituire una dorsale osservativa che attraversi tutta l’Italia insieme agli osservatori di Monte Cimone e sullo Stelvio già attivi, che permetta di avere una visione globale degli effetti del trasporto di inquinanti e particolato sulla salute delle nostre Montagne e dell’atmosfera in genere; infine, le osservazioni nelle aree urbane sono abbastanza frequenti, mentre sono molto rare quelle in aree remote che diano la possibilità di studiare l’atmosfera in condizioni di fondo: lacuna da colmare se si pensa che le aree montane sono una parte molto rilevante e importante del territorio del nostro Paese.
Come è attrezzato l’Osservatorio e qual è il programma di attività?
L’osservatorio al momento effettua osservazioni continuative di parametri meteorologici, ozono, ossidi di azoto, distribuzione dimensionale del particolato e sua composizione chimica. Presto avremo attivo un ponte radio per avere i dati disponibili on-line e abbiamo in programma l’aumento della strumentazione per osservare altri composti atmosferici come CO, CO2, CH4.
Come si attua il raccordo con gli altri osservatori SHARE-Italia di Monte Cimone e dello Stelvio?
Come detto in precedenza, questa stazione opererà in sinergia con gli osservatori sul Monte Cimone e sullo Stelvio e ci aspettiamo di poter fare studi congiunti, comparare le osservazioni e costituire un database indispensabile per simulazioni modellistiche.