Finora è stato movimentato il dibattito; ora il MOSE ha iniziato davvero a muoversi. Sabato scorso, lo speciale sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dalle acque alte ha visto la prima movimentazione ufficiale: le prime quattro paratoie nel fondale della bocca di porto di Lido sono state sollevate in superficie fino a sporgere per alcuni metri dal livello del mare, per essere poi di nuovo calate sul fondo. In questi giorni si stanno svolgendo delle attività per raccogliere tutti i dati relativi alla gestione delle manovre delle paratoie che saranno utili per gestire e ottimizzare le prossime azioni, fino al completamento dell’opera previsto entro il 2016. Ne abbiamo parlato col professor Marco Mancini, del Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale, delle Infrastrutture Viarie e del Rilevamento presso il Politecnico di Milano.



Professore, qual è la singolarità di Venezia dal punto di vista idrogeologico?

Venezia è, come noto, inserita all’interno di un particolare sistema fisico direi eco-idro-geologico in cui processi idrologici, idraulici, ecologici e geologici interagiscono tra loro in un delicato equilibrio. Le lagune infatti sono specchi d’acqua parzialmente isolati dal mare da cordoni litoranei al cui interno sono presenti vaste aree sedimentarie permanentemente emerse o ciclicamente sommerse dall’alternarsi delle maree la cui dinamica è regolata principalmente dalle maree, dal flusso di sedimenti presente e dall’attecchimento della vegetazione. La loro alimentazione e circolazione idrica, a bassa energia cinetica, è garantita dall’apporto di acque dolci superficiali e sotterranee, provenienti dai bacini imbriferi in esse scolanti e da acque salate proveniente dal mare. L’apporto delle prime è determinato dai processi di formazione e trasferimento dei deflussi idrici tipici dei bacini imbriferi mentre l’apporto delle acque marine è principalmente dovuto all’alternarsi ciclico delle maree e dalle più casuali condizioni meteo marine. La circolazione idrica è anche vettore di sedimenti e nutrienti che hanno permesso nel tempo lo sviluppo di un importante ecosistema tipico delle acque salmastre, la cui dinamica è stata ed è condizionata dai bilanci tra i diversi apporti idrici, di sedimento, di nutrienti.

E il fenomeno dell’acqua alta?

Gli aspetti che ho brevemente indicato e le importanti modifiche antropiche, volte soprattutto alla conservazione delle terre asciutte e alla navigazione interna – si pensi al consolidamento dei cordoni costieri con i Murazzi e alle opere di deviazione dei più importanti corsi d’acqua che prima sfociavano direttamente in Laguna, fino ai dragaggi più recenti dei canali di accesso alle aree costiere della laguna – hanno sempre causato disequilibri più o meno intensi nel delicato e forse unico sistema della laguna di Venezia. Tra questi i più noti fenomeni di acqua alta, la cui intensità si è acuita nel tempo.

Il MOSE può davvero essere una soluzione o è solo un tamponamento, un progetto “sperimentale” (come dice il nome)?

IL MOSE, ossia il sistema di paratoie mobili che in caso di fenomeni di acqua alta isola la laguna dal mare aperto limita, risolvendolo, il problema delle acque alte. È oggi in una fase di avanzata esecuzione, stato che ben supera la realizzazione ormai di circa vent’anni fa del primo MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, che ha dato origine al nome associato alla biblica figura. Esso come ogni intervento di ingegneria che interagisce con i processi naturali ha un rovescio della medaglia, per esempio la riduzione dello scambio idrico prodotto dalle intrusioni delle acque di mare che ovviamente sono maggiori durante i periodi di acqua alta. Pur tuttavia eliminando tale fenomeno, oltre a ridurre gli evidenti inconvenienti, contribuisce alla conservazione di un patrimonio unico nonché contribuisce a ridurre altri problemi di inquinamento legati alla stessa presenza di acque alte. Vale il paragone con il beneficio generato da una medicina nel risolvere una malattia, che comporta anche delle controindicazione per la parte sana dell’organismo, ma pur tuttavia se il medico è stato bravo, permette a quell’organismo di continuare a vivere. 

Il sistema risolve il problema idraulico o anche quello ambientale più generale; oppure ci sono ulteriori problemi per l’ecosistema?

La delicatezza del problema, l’unicità di Venezia hanno fatto si che in questi anni si ci sia stato un importante dibattito multidisciplinare, volto alla ricerca della soluzione, che risolvendo il primario problema delle acque alte fosse anche la più compatibile nel delicato sistema lagunare. La ricerca della soluzione ha visto una notevole sinergia tra le accademie italiane, si pensi ai rilevanti contributi delle università di Padova e Genova, le società di costruzioni e ingegneria, e gli Enti dello Stato anche con l’intervento di studiosi ed esperti internazionali. Credo che si possa dire che tutti hanno affrontato pregi e difetti della soluzione a barriere mobili arrivando di fatto alla conclusione che questa fosse la più sostenibile. 

Ci sono altri esempi di questo genere nel mondo? 

Che io sappia interventi del genere su sistemi delicati come quello della laguna di Venezia non ci sono; tuttavia esistono in Olanda e in Inghilterra due esempi simili di difesa dalle inondazioni con barriere mobili. L’esempio olandese dal nome difficile di Shouven Douveland è in funzione dal 1986: le dighe furono costruite prima a barriere fisse e poi modificate con barriere mobili per proteggere i paesi bassi della regione dello Zeeland dalle piene indotte dalle combinazione delle maree e del moto ondoso. Un ulteriore esempio di sistema a barriere mobili sono quelle in uso sulla foce del Tamigi che si attivano, allorché si presentavano elevati livelli di mare alla foce per evitare l’inondazione di importanti aree periferiche di Londra. 

Per Venezia ci sarebbero alternative al Mose? 

Come ho detto, mi sembra che sia la soluzione maggiormente sostenibile. 

Ci sono altre situazioni italiane che richiederebbero interventi analoghi? 

Non con interventi così importanti, anche se molte lagune presenti lungo le coste italiane sono di fatto state artificializzate nel tempo regolandone le immissioni di acqua dal mare.

Pensa che ci siano buone probabilità che venga realizzato nei tempi stabiliti e che funzioni come previsto? 

Mi auguro di sì; credo che possa essere un bel biglietto da visita italiano in Italia.