A partire dalle prime applicazioni delle cellule come strumento terapeutico, che risalgono ad alcuni decenni or sono, nella trapiantologia e nella cosiddetta “ingegneria tissutale”, numerosi sono i progressi conseguiti. La maggiore conoscenza della biologia delle cellule staminali ha favorito la loro applicazione clinica sfruttandone le capacità differenziative, rigenerative e riparative. E i progressi continuano, non senza aspetti più critici e problematici.
Ne hanno discusso nei giorni scorsi a Brescia autorevoli ricercatori e clinici di livello internazionale partecipando al 26° convegno AICC (Associazione Italiana Colture Cellulari) e al 4th International Symposium GISM (Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali). Il convegno è stato supportato dalla efficace organizzazione dell’Istituto Zooprofilattico (IZSLER) e dalla Fondazione Poliambulanza di Brescia. I lavori sono stati ricchi di proposte e di nuove prospettive e la soddisfazione degli organizzatori è stata solo velata dalla piccola nota di rammarico per la mancata presenza dell’Assessore alla Salute della Regione Lombardia che, invitato, ha comunicato di non poter partecipare nemmeno con un semplice saluto scritto.
Vale la pena comunque riprendere quanto emerso in queste giornate e per questo abbiamo incontrato il professor Augusto Pessina, del Dipartimento di Scienze Biomediche Chirurgiche e Odontoiatriche dell’Università degli Studi di Milano e coordinatore del GISM, nonché uno dei segretari scientifici del Convegno.
Quali i principali risultati emersi al Convegno?
Divulgare i risultati emersi in un convegno scientifico è sempre una difficile impresa che comporta anche il pericolo di essere fraintesi. Capita infatti che risultati che sono per gli studiosi delle vere e proprie scoperte non abbiano nell’immediato nessuna portata nella pratica medica. Essi sono però in grado di indirizzare la ricerca clinica e nei tempi dovuti (ma difficili da prevedere) possono portare a migliorare o trovare cure per patologie ritenute incurabili. Nel campo delle terapie cellulari con staminali si è creata in questi anni molta confusione e la loro divulgazione semplificata e enfatizzata ha anche generato fraintendimenti, errori di prospettiva e suscitato nei pazienti speranze sfociate in amare delusioni.
Oggi spesso la cellula viene considerata come “laboratorio biologico” per la produzione di sostanze terapeutiche: cosa dire di questo approccio?
Nel dibattito di apertura del convegno di Brescia queste posizioni sono state valutate criticamente. Appare evidente che durante il processo evolutivo dalla sperimentazione di base a quella pre-clinica fino ai primi trial clinici, anche gli aspetti regolatori devono adeguarsi per garantire le corrette procedure a salvaguardia della sicurezza per i pazienti nell’uso di cellule in terapia. Proprio la scelta fatta dalla Agenzia regolatoria di considerare la cellula come un farmaco ha comportato infatti l’applicazione di tutte quelle regole che riguardano le procedure di produzione, di controllo e di conservazione del tutto sovrapponibili a quelle adottate nell’industria per la produzione di farmaci di natura chimica. Questo aspetto cruciale – oggetto di dibattito anche da parte di ricercatori – deve essere seriamente approfondito e discusso, in quanto è determinante per lo sviluppo delle applicazioni future.
Cosa deve fare in proposito l’Agenzia regolatoria?
L’Agenzia regolatoria deve essere assolutamente in grado di garantire la sicurezza ma non dovrà trasformare il sistema di regole in un apparato così rigido da soffocare il corretto e utile sviluppo di questo tipo di terapie. Ciò anche in considerazione degli elevatissimi costi che tali regole impongono alla loro applicazione.
Ci sono già delle Cell Factories che producono cellule secondo queste normative; come devono procedere?
Al Convegno sono stati oggetto di presentazione i risultati di un apposito gruppo di lavoro promosso dal GISM con la partecipazione di numerose Cell Factories; risultati soprattutto in relazione ai test di controllo dei processi di espansione e produzione cellulare per l’uso clinico. Sono state indicati i punti critici dei test per garantire la sicurezza ed è apparso quanto sia necessaria, in questo campo, la consapevolezza che le terapie cellulari sono passibili di sviluppo solo attraverso la cooperazione di molti i specialisti sia del campo medico e chirurgico che della biologia cellulare e molecolare.
Prendendo spunto dai positivi risultati che ci consegna la storia delle cellule staminali emopoietiche, quali sono le novità?
Nel campo consolidato della trapiantologia pediatrica sono state indicate nuove interessanti prospettive (alcune delle quali in sperimentazione clinica) sulle terapie cellulari in campo onco-ematologico sia in età pediatrica che in adulto.
E in campo neurologico?
Interessantissimi anche gli sviluppi in campo neurologico, dove è divenuto ormai evidente che anche il tessuti nervosi hanno una elevata capacità rigenerativa dovuta a progenitori residenti. Un campo questo ricco di enormi prospettive che sicuramente incideranno positivamente nella cura delle patologie neurologiche.
Veniamo alle staminali mesenchimali: perché sono così interessanti?
È la caratteristica biologica delle cellule mesenchimali, con la loro capacità anti-infiammatoria e immuno-modulante a renderle tali. Nel simposio sono state presentate e discusse in riferimento ai trial clinici in corso in Italia su pazienti con sclerosi multipla .Una particolare sessione dei lavori è stata dedicato al possibile ruolo, nell’ambito di terapie neoplastiche, di staminali mesenchimali usate come vettori di farmaci contro i tumori (compresi quelli del sistema nervoso). In tal senso dati sperimentali in vitro e nel topo (ove si è vista la riduzione di metastasi polmonari) ci indicano una strada incoraggiante che in pochi anni potrebbe portare alla applicazione clinica.
Quali altre tipologie di staminali sono state considerate?
Grande interesse ha suscitato la presentazione dei dati di 15 anni di applicazione di cellule staminali per la ricostruzione dell’epitelio corneale; uno studio le cui applicazioni cliniche eccezionali sono un grande risultato della ricerca italiana. Purtroppo è ancora lontana la possibile applicazione di staminali nelle patologie oftalmiche da degenerazioni retiniche anche se i dati sperimentali nell’animale sono assai promettenti. Innovativo anche quanto è stato presentato circa le proprietà e le potenzialità terapeutiche di cellule derivate da placenta umana.
C’è poi il tema critico della sperimentazione animale: cosa si è detto in proposito?
Proprio l’esigenza di avere dati certi in tempi brevi ha fatto emergere l’importanza della sperimentazione animale secondo le direttive europee. È emersa la necessità e l’urgenza di sensibilizzare l’opinione pubblica perchè in Italia una legge assurda molto restrittiva approvata dai legislatori, accompagnata da battaglie e spot di natura ideologica e preconcetta, non metta in ginocchio la seria e utile ricerca nell’animale. Le leggi europee regolano correttamente la sperimentazione animale senza la quale si corre il rischio di scorciatoie che portano direttamene alla sperimentazione sull’uomo (con dati insufficienti o addirittura assenti nel modello animale). Va detto che quest’ultima potrebbe anche essere più apprezzata dalle case farmaceutiche perché in definitiva meno costose di quella animale.