I giudici del tribunale di Milano hanno ritenuto esaustiva la certificazione presentata dai legali di Silvio Berlusconi per il legittimo impedimento e hanno rinviato al prossimo 11 marzo il processo sul caso Ruby. L’ex premier è al momento ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano per un’uveite, un’infiammazione agli occhi che un paio di settimane fa lo aveva costretto a rinunciare all’appuntamento conclusivo della campagna elettorale del Pdl a Napoli. Su Twitter, intanto, dilaga l’ironia tra battute da caserma e facili allusioni: “La cosa strana è che durante i festini ad Arcore la congiuntivite folgorante non gli veniva mai”, scrive per esempio un utente del popolare sito di microblogging. Al dottor Alessandro Mantovani, medico oculista presso l’ospedale Valduce di Como, chiediamo invece ulteriori chiarimenti riguardo questo problema agli occhi.



Dottore, che cos’è l’uveite? Con uveite si intende generalmente un’infiammazione dell’uvea, la parte vascolarizzata dell’occhio. Esistono però molti tipi di uveite che si differenziano soprattutto in base alla localizzazione anatomica: la malattia può essere quindi intermedia, posteriore e anteriore, mentre viene definita panuveite se interessa tutte le varie zone interne dell’occhio. Oltre a quella anatomica, vi è poi una classificazione in base alle cause scatenanti.



Quali possono essere? Le cause possono essere di tipo infettivo o autoimmune. Nel primo caso l’origine è batterica o virale, mentre nel secondo si tratta di una reazione del nostro sistema immunitario che agisce contro alcune componenti della retina, provocando il processo infiammatorio.

I sintomi più comuni? Solitamente può esserci un offuscamento della vista, la sensazione di corpi mobili vitreali (miodesopsie), una sorta di “lampeggiamenti” continui (fotopsie), un calo della vista, un’iperemia sclerale (arrossamento dell’occhio) e anche del dolore.

Quali accertamenti è necessario eseguire? Innanzitutto vi è l’esame alla lampada a fessura, vale a dire l’esame oftalmoscopico di base. Poi, in base alla localizzazione e ai sintomi, si decide quali esami strumentali eseguire: si può procedere quindi con un OCT (Tomografia a Coerenza Ottica), una fluorangiografia retinica, un’angiografia con verde di Indocianina o un’autofluorescenza del fondo oculare. Non bisogna inoltre tralasciare la parte diagnostica generale, quindi per esempio dei semplici esami del sangue necessari per escludere alcune malattie di tipo infiammatorio.



Cosa può dirci invece della cura?

Naturalmente prima di curare bisogna risalire alla causa: se l’uveite è su base infettiva si andrà ovviamente a curare il patogeno che ha determinato la malattia attraverso un’adeguata terapia antibiotica, mentre nel caso di una malattia autoimmune solitamente si procede con una terapia cortisonica, sia locale che sistemica. Dipende però dalla gravità dell’uveite.

L’uveite può avere anche gravi conseguenze? L’uveite può presentarsi anche in modo molto grave fino a provocare la cecità, ma in casi decisamente molto rari. La perdita della vista è principalmente causata dalla formazione di cicatrici che coinvolgono la zona centrale della retina.

Quali sono in media i tempi di guarigione? Dipende molto dalla gravità dell’uveite e dal modo in cui un paziente reagisce alla terapia. La malattia può risolversi anche in una settimana, al massimo dieci giorni, ma può anche perdurare per più tempo o avere delle recidive.

 

(Claudio Perlini)