Sarà la campionessa del mondo di paraclimbing categoria non vedenti Silvia Parente a guidare domani, sulla parete di arrampicata sportiva di Sasso Remenno in Val Masino (SO), il tre volte campione olimpico di canoa Antonio Rossi, ora Assessore allo Sport e alle Politiche per i Giovani della Regione Lombardia. Toccherà a loro così inaugurare “Arrampicare Senza Limiti”, il nuovo progetto nato dalla collaborazione fra FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana), CIP (Comitato Italiano Paralimpico) ed ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), con il sostegno della Regione. Un’iniziativa dedicata a ipovedenti, ciechi e più in generale ai diversamente abili che intendono cimentarsi nell’arrampicata sportiva. Ne abbiamo parlato con Roberto Chillemi di ERSAF, ideatore dell’iniziativa.



L’iniziativa “Arrampicare senza limiti” ha diverse valenze; iniziamo da quella più innovativa che riguarda la partecipazione degli ipovedenti e diversamente abili: come è nata l’idea e perché proprio un’arrampicata in montagna?

L’idea è nata da due riscontri: osservare la realtà e confrontarsi con gli amici. Entrambi hanno evidenziato quanto poco sia stato fatto nella nostra regione per permettere la fruizione dell’ambiente montano da parte di chi è disabile: ed è davvero un peccato! La montagna è per tutti e a tutti può trasmettere emozioni e insegnamenti. Le Alpi lombarde possono rappresentare un luogo di riposo o un terreno di avventura anche per utenti con diverse abilità, basta avere l’accortezza di selezionare i luoghi più adatti per sviluppare percorsi e proposte davvero trasversali. L’arrampicata in particolare è una disciplina dove gli aspetti non visivi ma tattili e sensoriali sono importanti e può venire praticata con successo e soddisfazione anche da ipo e non vedenti purché adeguatamente attrezzati ed accompagnati. Questo mi è stato ancor più evidente quando nella la palestra di arrampicata che frequento ho assistito agli allenamenti di una ragazza non vedente molto brava sugli appigli “artificiali”. Solo parecchio tempo dopo ho scoperto che questa ragazza è Silvia Parente e in seguito ho avuto l’onore di conoscerla e di poter approfondire con lei il tema della pratica di questo sport da parte dei disabili.



E cosa è emerso?

È emerso come in Lombardia siano offerte a questi utenti solo poche iniziative e tutte riguardanti l’arrampicata su strutture artificiali, attività proposte prevalentemente dalla FASI, ma nulla per quanto concerne la roccia e l’ambiente outdoor. Molti luoghi della regione possono venire utilizzati per arrampicate “en plain air” anche da parte di disabili che potrebbero non solo percepire la roccia e le sue caratteristiche ma anche ascoltare i suoni e gustare i profumi tipici dell’ambiente montano per un’esperienza appagante a 360°. Queste considerazioni sono divenute una proposta concreta come “Arrampicare senza limiti” grazie alla sensibilità dell’ente dove lavoro e della DG Sport e Giovani di Regione Lombardia.



Un altro aspetto è ovviamente quello naturalistico ambientale: cosa ha di rilevante il contesto della Val Masino? Cosa vuol dire che è classificato come geosito e come SIC?

La Val Masino è un contesto montano di rara e incontaminata bellezza che presenta diverse peculiarità geologiche e naturalistiche; le prime hanno suggerito agli esperti di includerla nell’elenco dei geositi, i beni geologici “certificati” a scala regionale e nazionale per la loro importanza paesaggistica, culturale e scientifica. Le caratteristiche naturalistiche e la biodiversità presente hanno invece portato alla sua inclusione nei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) individuati ai sensi della direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992.

A discapito dell’enorme valore paesaggistico ed ambientale questa zona è stata per secoli trascurata e solo recentemente si è affacciata alla conoscenza e al turismo.

Cosa intende?

In Val Masino non vi sono impianti sciistici e, anche volendo, sarebbe molto difficile prevederne, vista la particolare orografia del territorio alquanto scosceso e roccioso. Isolata dal fondovalle, ha offerto come risorse per limitare lo spopolamento solo la pastorizia (già prima dell’Anno Mille) e l’attività estrattiva del granito, utilizzato per edilizia e i monumenti. La roccia, appunto, è il principale elemento che caratterizza la zona e che ha permesso qui lo sviluppo a partire dagli anni ’70 del free climbing e del sassismo o bouldering, attività sportive che negli ultimi decenni l’hanno fatta conoscere in tutto il mondo. In questo contesto naturale privilegiato, prevedere percorsi anche per persone con diverse abilità è parso semplice e opportuno non solo per far godere della bellezza del luogo una più ampia fascia di utenti ma anche per contribuire allo sviluppo di forme di turismo alternative e complementari a quelle classiche, che possono tradursi in fattive opportunità di sviluppo socio economico “sostenibile”.

C’è poi la dimensione più chiaramente scientifica: in che senso una arrampicata può essere occasione di conoscenza o di avvicinamento a temi scientifici? E come ciò è possibile anche per i diversamente abili?

 

Questo è proprio uno dei temi più sfidanti e affascinanti di “Arrampicare senza limiti”. L’apprendimento, e più in generale la conoscenza del reale, per un non vedente avvengono in gran parte attraverso un’esperienza tattile e sensoriale; pensiamo solamente al codice braille. Anche la roccia ha un suo “linguaggio” e questo cambia, e di parecchio, a seconda che si tratti di calcare, di granito, di marmo, di gneiss, di porfido o di altro. Variano la composizione, la tessitura, la presenza e la dimensione dei cristalli, possono essere presenti fratture o inclusi fossili. Tutti aspetti apprezzabili non solo con la vista ma anche percepibili al tatto. In questo modo un ipo o non vedente può conoscere ed esperire un’area rocciosa in modo diverso ma altrettanto intenso degli altri utenti. Ovviamente è necessario illustrare questi aspetti, renderli evidenti. Per l’occasione è stata predisposta un’audio guida che illustra il progetto, spiega come raggiungere l’area e introduce con un linguaggio semplice e chiaro alle principali caratteristiche della zona, privilegiando gli aspetti non visivi (roccia, suoni, profumi). Alla base delle pareti rocciose attrezzate nell’ambito di questo progetto verranno inoltre localizzati dei pannelli in braille che spiegano gli itinerari proposti prima che questi vengano percorsi.

Ma avete pensato anche ai normo vedenti?

Sì, per capire meglio l’intensità dell’iniziativa e la sua valenza “didattica” proponiamo a tutti la percorrenza “da bendati” degli itinerari attrezzati: si scoprirà quanto gli altri sensi possano essere utili per esplorare e conoscere l’ambiente che ci circonda. Molti istruttori di arrampicata già utilizzano questa tecnica per sviluppare meglio equilibrio e sensibilità nei loro allievi. Questa tecnica, se applicata su roccia, all’aperto, può aiutarci a comprendere meglio l’ambiente naturale e ad aumentare la nostra sensibilità verso la disabilità (in analogia alla “cena al buio” proposta dall’Istituto dei Ciechi di Milano).

Per questa iniziativa avete collaborato con l’università di Milano: come si è svolta la collaborazione?

La collaborazione è nata dal comune interesse con alcuni ricercatori dell’Università Statale di Milano (Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”) e in particolare con il professor Claudio Smiraglia, docente di Geografia Fisica e glaciologo noto a livello internazionale, per una fruizione più completa delle aree montane, aperta all’utenza più ampia possibile, perché tutti possano godere ed appagarsi della bellezza (non solo visiva ma anche tattile) delle Alpi Lombarde.

I ricercatori dell’Università di Milano inoltre sono da sempre attenti a forme di insegnamento alternative, che permettano di conoscere l’ambiente naturale e le sue componenti (come le rocce) anche attraverso approcci diversi. L’arrampicata su roccia, in particolare, permette di diffondere a un’ampia utenza conoscenze di base della geologia di un’area partendo da ciò che viene percepito, sentito, toccato.

L’ascolto dell’audioguida è anche suggerito ai climber normovedenti che potranno approfondire la conoscenza dell’area dove praticano la loro attività sportiva.

Questi contenuti multimediali sono accessibili a tutti?

Il file audio, breve e semplice, può venire ascoltato (scaricando gli mp3 dai siti di ERSAF e Regione Lombardia) tramite lettori portatili o telefonini. È un primo tentativo per ampliare gli strumenti didattici finalizzati alla conoscenza delle nostre montagne e se troverà positivo riscontro potrà venire migliorato, ampliato e approfondito con iniziative rivolte a tutti.

L’evento dei prossimi giorni si inserisce nel progetto interregionale VETTA: di cosa si tratta?

L’acronimo VETTA sta per “Valorizzazione delle Esperienze e dei prodotti Turistici Transfrontalieri delle medie e Alte quote”. Il progetto si pone l’obiettivo di migliorare l’offerta turistica nelle aree montane ed è co-finanziato nell’ambito del Programma Operativo di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Svizzera. Capofila del Progetto è la Regione Piemonte, gli altri partner italiani sono: Regione Lombardia, CAI Lombardia, CAI Sezione di Villadossola, CAI Sezione di Novara, ERSAF, Provincia Autonoma di Bolzano; i partner svizzeri sono Canton Ticino e Canton Grigioni. In Lombardia il Progetto VETTA ha visto in 28 rifugi l’installazione della connessione a banda larga satellitare per migliorare le comunicazioni in alta quota, garantire maggiori standard di sicurezza e fornire l’accesso ai servizi on-line.

In cosa consiste l’obiettivo finale?

Nel far emergere il potenziale turistico dei singoli territori montani di confine migliorandone visibilità e competitività. Il progetto favorisce quindi la destagionalizzazione dell’offerta turistica con conseguenti ricadute positive per l’economia locale. L’iniziativa “Arrampicare senza Limiti”, essendo volta a permettere a nuovi utenti la fruizione del territorio montano promuovendone anche la conoscenza è sicuramente in linea con gli obbiettivi prioritari di VETTA.

Si può pensare a una ripetizione dell’iniziativa o alla sua duplicazione in altri contesti?

Sicuramente si. Questa prima iniziativa va ampliata e non deve rimanere limitata alla sola pratica dell’arrampicata. Servono offerte integrative come sentieri attrezzati (sia per la loro percorrenza che dotati di cartellonistica braille per la loro comprensione) e musei percettivi o sensoriali. È importante poi non limitarsi a ipo e non vedenti ma pensare anche alle altre disabilità. Servono sentieri percorribili con ausili motori e carrozzelle, facili da raggiungere, sviluppati su pendenze limitate e dotati di punti panoramici per osservare e comprendere il paesaggio alpino. Il territorio lombardo offre tante possibilità in aree di bassa, media e alta quota e con questo evento pensiamo di aver acceso l’attenzione e l’intenzione di esplorarle e di offrire una montagna diversamente fruibile! Dobbiamo pensare non solo al disabile ma ai suoi familiari e ai suoi amici per predisporre “pacchetti” e offerte ludiche e turistiche che soddisfino tutti e permettano di godere di una vacanza completa. In questo modo molte aree montane si gioveranno di un turismo alternativo e complementare con ricadute economiche spesso non trascurabili.