Ci sono anche due italiani nei quindici team di scienziati e ingegneri – per un totale di 35 “inventori” – che hanno ricevuto la nomination al premio “Inventore europeo 2013” e che oggi partecipano alla cerimonia di premiazione ad Amsterdam, alla presenza di Sua Altezza Reale la Principessa Beatrice d’Olanda.



L’European Inventor Award è un’iniziativa dell’EPO, l’European Patent Office cioè l’Ufficio Brevetti europeo, lanciata nel 2006 con cadenza annuale e supportata dalla Commissione Europea, destinata a persone che si sono distinte per il loro contributo al progresso tecnologico, sociale ed economico. I finalisti sono stati selezionati da una giuria internazionale comprendente, tra gli altri, Ernö Rubik, inventore del celebre “cubo”, e l’italiano Mario Moretti Polegato, noto ideatore e fondatore di Geox.



Quest’anno, per la prima volta, anche il pubblico è stato invitato a esprimere il proprio voto contribuendo alla designazione dei vincitori che saranno uno per ciascuna delle cinque categorie: Industria, Piccole e medie imprese (PMI), Ricerca, Paesi non europei, Premio alla carriera.

È interessante passare in breve rassegna le invenzioni ammesse al girone finale.

Per la categoria Industria troviamo due inventori austriaci, Claus Hämmerle e Klaus Brüstle, che hanno sviluppato un sistema di ammortizzatori che facilita la chiusura soft di ante per mobili, cassetti e armadi a muro.

C’è poi lo spagnolo José Luis López Gómez, un ingegnere ferroviario ideatore di un nuovo metodo per assicurare alle ruote dei treni di mantenere la loro posizione ottimale sui binari in ogni momento, soprattutto nei tratti curvi e nei percorsi di montagna. Infine un team portoghese dell’Amorim Group, che ha sviluppato un metodo efficiente ed ecologico per massimizzare il volume del sughero nei prodotti fatti con questo materiale.



Tra le PMI, si è distinto il fisico-imprenditore francese Bruno Berge: sua l’idea della lente liquida, un dispositivo ottico basato sulla possibilità di modifica delle forma di un liquido al quale è applicata una corrente e che vede già applicazioni in prodotti quali lettori di barcode e telecamere industriali.

Un titolo da fantascienza è quello della performance dell’ingegnere scozzese David Gow: sua è la prima mano bionica, la iLIMB Hand, che permette a chi la indossa di muovere le singole dita ed eseguire prese complicate: è già stata installata su oltre 1.400 pazienti in tutto il mondo, tra cui veterani di guerra e bambini con difetti congeniti degli arti.

Sempre sul fronte biomedico c’è lo svedese Pål Nyrén, inventore del pyrosequencing, un metodo più veloce, meno complicato e più economico dei soliti per il sequenziamento di filamenti di DNA. Per i Paesi non europei, un riconoscimento va al gruppo della Intel guidato da Ajay Bhatt ideatore di quello che è diventato un dispositivo tra i più utilizzati nella nostra quotidiana vita informatica: l’Universale Serial Bus, più noto come chiavetta USB.

Ancora al mondo informatico e multimediale hanno dato i frutti del loro ingegno due ricercatori del MIT di Boston, Joseph M. Jacobson e Barrett Comiskey, che hanno creato l’inchiostro elettronico che ci permette di leggere con facilità gli e-book sui display dei molti tablet.

Ma ci sono anche invenzioni nelle tecnologie “storiche”, come quella di un gruppo coreano-austriaco che ha sviluppato un modo più economico, più rapido e più pulito per produrre acciaio. Infine la categoria “ricerca”, dove non potevano mancare le nanotecnologie, col team tedesco guidato da Jörg Horzel ideatore di un innovativo processo per la produzione di celle solari a base di silicio. Sempre a guida tedesca, Philipp Koehn, è il gruppo dell’Università della California del Sud che ha messo a punto un efficace sistema di traduzione automatica basato su un approccio statistico.

Ci sono poi i tre premi alla carriera: a Yves Jongen (Belgio), per i metodi di cura dei tumori con terapia protonica; a Martin Schadt (Svizzera), che nel 1970 ha ideato gli schermi LCD; a Sophie Wilson (UK), ideatore dei processori ARM ad elevata velocità di elaborazione e ridotto consumo energetico.

E i due italiani? Sono Barbara Stella e Luigi Cattel, che insieme ai francesi Patrick Couvreur e Véronique Rosilio hanno applicato la nano-medicina per sviluppare efficaci terapie contro i tumori.

Si tratta del confezionamento dei farmaci all’interno di minuscole capsule – 70 volte più piccole dei globuli rossi e con un rivestimento biodegradabile – che consente il passaggio sicuro attraverso il flusso sanguigno fino a raggiungere la posizione prevista. Un approccio che riduce al minimo il danno al tessuto sano e consente dosaggi più alti, mentre offre fino a dieci volte l’efficienza del trattamento chemioterapico. Ora non resta che attendere il termine di questa impegnativa giornata per conoscere i nomi dei cinque vincitori assoluti.