Dopo l’estinzione avvenuta circa 4.500 anni fa, i mammut potrebbero presto tornare. Su un’isola dell’arcipelago Ljachov nel mar di Laptev, nell’Artico a nord della Siberia, è stato rinvenuto nel permafrost la carcassa di un mammut femmina di circa 50-60 anni di età, risalente a 11 mila anni fa, da cui è stato possibile estrarre una discreta quantità di sangue, cosa mai avvenuta in precedenza. La parte inferiore della carcassa è rimasta praticamente intatta, mentre il restante è stato in parte divorato dai predatori: gli studiosi ritengono che il mammut potrebbe essere morto dopo essere rimasto intrappolato in una palude. “Grazie a questo fatto – ha detto al Daily Mail Semyon Grigoryev, scienziato presso l’Università Federale Northeastern Yakutsk – la parte inferiore del corpo, la mascella inferiore e la lingua si sono conservate molto bene”. (Uomo clonato, l’intervista a Girolamo Sirchia e Il supercomputer che sorprende gli astrochimici)



Una volta rotto il ghiaccio, quindi, gli scienziati hanno rinvenuto una buona dose di sangue rimasto fluido che è stato possibile prelevare. Grigoryev ha fatto anche sapere che dal tessuto muscolare “è stato possibile prelevare vasi sanguigni, ghiandole, tessuti molli. In una parola tutto quello che potrebbe aiutarci a realizzare il progetto di clonare un mammut”. (I numeri primi sconfiggono la solitudine)



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