È un esempio di scienza amatoriale che però diventa collaborazione scientifica inserita in progetti internazionali e utile all’avanzamento delle conoscenze. Ed è anche un sogno, coltivato da anni, che ha preso forma nei giorni scorsi nei cieli di Castelforte, nei pressi di Minturno (LT), sopra quella che è nota come la Riviera di Ulisse: un pallone sonda a elio, del peso di 1600 kg e con un carico utile poco più pesante, è stato lanciato nella stratosfera terrestre e ha raggiunto una quota stimata di circa 40.000 metri s.l.m. «È quello che possiamo considerare come un primato italiano raggiunto da un gruppo di astrofili – dice Giuseppe Conzo, ingegnere delle Telecomunicazioni e uno dei promotori dell’iniziativa – Il progetto Horus è stato ideato e realizzato da un team di ragazzi calabresi, dell’Associazione Magna Grecia Aerospace animata da Antonino Brosio, in collaborazione col nostro gruppo di astrofili di Minturno: insieme ci siamo coinvolti nell’impresa di portare una sonda nello spazio, ai confini della nostra atmosfera». Horus, dal nome del dio egizio del cielo, fa parte del progetto internazionale per lo studio dei raggi cosmici denominato ERGO (Energetic Ray Global Observatory), proposto e avviato da Tom Bales del MIT di Boston con lo scopo di realizzare un grande telescopio mondiale in grado di rilevare i muoni, le particelle di cui si compongono i raggi cosmici: è costituito da una rete di unità distribuite su tutto il Pianeta, ognuna delle quali è come un singolo “pixel” di una enorme “macchina fotografica”.
Ogni unità ERGO è composto da un contatore Geiger Muller per rilevare le particelle cariche che arrivano sulla Terra, da un generatore di timestamp e da un ricevitore GPS per fornire la longitudine, latitudine, altitudine e il tempo preciso per ogni raggio cosmico rilevato. I dati acquisiti vengono messi in Internet su un server dedicato, dando agli studiosi ma anche ai semplici curiosi l’accesso immediato ai dati raccolti. «Horus è l’unica unità presente sul territorio italiano e gentilmente concessa al team di Magna Grecia Aerospace; quindi rappresenta l’unico “pixel” che cattura i raggi cosmici dall’Italia. Poter raccogliere dati utili da un’altitudine di 40 chilometri costituisce un grande vantaggio rispetto alle normali rilevazioni effettuate da Terra in quanto le particelle sono simili a quelle che hanno viaggiato nello spazio lungo milioni di anni luce non essendo schermate dall’atmosfera; quindi con Horus contiamo di dare un importante contributo a questo settore dell’astrofisica». In effetti il tasso di raggi cosmici rilevati, soprattutto i muoni nelle air shower create dal raggio cosmico primario, raggiunge un valore massimo a circa 25.000 metri quindi, durante un volo come quello di Horus è possibile registrare l’aumento e la diminuzione del tasso di rilevamento nelle fasi di salita, durante l’apogeo e nella fase di discesa.
A tal fine sono state utilizzate apparecchiature originali, non in commercio e sviluppate appositamente per ERGO Telescope per poter rilevare i muoni cosmici isolando maggiormente i disturbi dovuti alla radiazione di fondo prodotta, ad esempio, da gas radon presente nell’aria. Dalla “base di lancio” di Minturno la sonda è decollata poco dopo le 8.30 di domenica scorsa, dopo un’attenta e delicata preparazione del materiale necessario per portarla in quota; e, ovviamente, dopo aver ricevuto il NOTAM, cioè l’autorizzazione necessaria per il lancio a quelle altitudini rilasciata dall’Enav (Ente Nazionale Aviazione). Circa due ore dopo il carico utile è atterrato con un paracadute per alte altitudini ed è stato individuato tramite l’utilizzo di tracker GPS che ha permesso tra l’altro di seguire in tempo reale l’intero volo che è comunque stato già simulato il giorno prima tramite software appositi che ci permetteranno di sapere la zona di atterraggio con un piccolo margine di errore e di organizzare perciò il recupero in tutta sicurezza. Ora tocca agli astrofisici, amatori e professionisti, analizzare e far fruttare quei dati.