Sono i “supersiti” dedicati all’analisi del rischio geologico, sismico e vulcanico, e la loro conoscenza approfondita sta dando a studiosi di diverse discipline informazioni preziose. Si tratta, per lo studio dei terremoti, di Tokyo, Vancouver-Seattle, Los Angeles e Istanbul; mentre per i vulcani l’occhio è puntato sul monte Fuji, sul Vesuvio e i Campi Flegrei, sull’Etna e sulle Hawaii. Quale occhio? Sia l’occhio umano, dei ricercatori che eseguono osservazioni e misure in situ; sia quello dei sistemi di monitoraggio più sofisticati come quelli spaziali.
È il caso del sistema satellitare di osservazione della Terra COSMO-SkyMed, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dal Ministero della Difesa e costituito da quattro satelliti dotati di radar ad apertura sintetica (SAR) in banda X (in grado quindi di vedere attraverso le nuvole e in assenza di luce solare). Stiamo parlando del più grande investimento italiano nel settore dell’Osservazione della Terra e di una realizzazione all’avanguardia in campo mondiale. I satelliti sono stati lanciati tra il 2007 e il 2010 e la realizzazione del sistema ha già consentito all’Italia di attuare importanti accordi internazionali nel campo dell’osservazione della Terra.
Tra questi va segnalato il progetto “Geohazard Supersites”, nato con l’obiettivo di mettere a disposizione della comunità scientifica internazionale un insieme di dati geofisici il più completo possibile relativamente a misure su alcune aree del globo selezionate in base al loro particolare interesse geofisico; e ciò per favorire l’approfondimento delle conoscenze dei processi fondamentali che governano le eruzioni vulcaniche o i terremoti.
Il Geohazard Supersites a sua volta fa parte del GEOSS, il sistema globale dei sistemi di Osservazione della Terra al quale sta lavorando l’organizzazione intergovernativa GEO (Group on Earth Observation). L’Italia, e in particolare l’ASI, ha aderito all’iniziativa nel 2012 iniziando a rendere disponibili i dati COSMO-SkyMed sui vulcani hawaiiani Mauna Loa e Kilauea; quest’ultimo è considerato il vulcano più attivo del mondo.
Cosa hanno fatto i nostri satelliti? Essendo l’unica missione SAR in grado di offrire una copertura regolare su quei vulcani, hanno fornito un centinaio di immagini (e altrettante continueranno a fornire nei prossimi anni) che mostrano, ad esempio, le deformazione superficiali misurate sul Kilauea, individuabili attraverso la rappresentazione delle immagini in falsi colori o l’elaborazione tramite gli interferogrammi su misure prese durante l’orbita ascendente e quella discendente. Molti di questi dati sono stati inviati al più avanzato centro di elaborazione dei dati spaziali, il celebre Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena.
Le informazioni ottenute con i dati inviati da COSMO-SkyMed si sono rivelate straordinariamente efficienti nel monitorare i movimenti della superficie del vulcano e potranno dare un notevole contributo per approfondire le dinamiche interne dei vulcani e studiarne le sorgenti. Senza informazioni come queste, dicono i geofisici, gli studi sull’accumulo di magma nel vulcano, sui processi di trasporto e di eruzione e anche sui processi di terremoti sarebbero più difficoltosi o poco produttivi.
Ora, a un anno dal suo ingresso nel progetto Geohazard Supersites, il sistema satellitare dell’ASI ha ottenuto un ulteriore riconoscimento con la conferma, da parte dei responsabili della USGS (United States Geological Survey) della rilevanza scientifica dei dati raccolti. Ed è arrivata anche la richiesta di rendere disponibile l’archivio storico relativo al supersito hawaiiano, per consentire l’analisi dei dati acquisiti prima del 2012 quando, tra l’altro, è stata monitorata nel marzo 2011 la più significativa eruzione del Kilauea avvenuta dopo il 1983, anno dal quale il vulcano è attivo ininterrottamente.
«Utilizzando questo prezioso set di dati – dicono all’ASI – la comunità scientifica internazionale potrà lavorare su una serie temporale di deformazione del suolo di diversi anni, che permetterà analisi più dettagliate dei fenomeni vulcanologici e delle interazioni tra il magma e la tettonica sui vulcani».