Nel 1971 passeggiava tranquillamente sulla Luna: Edgar Mitchell, oggi 82 anni, era il sesto astronauta a godere di tale privilegio. Era la missione Apollo 14. Il sesto dei dodici che in tutto hanno camminato sul nostro satellite. Peraltro, Mitchell partecipò anche alla missione Apollo 10 come pilota del modulo lunare e a quella di Apollo 16. Insomma, è uno che di spazio se ne intende. Ha ricevuto onorificenze, congratulazioni, è uno degli eroi della Nasa, che peraltro lasciò ben presto, nel 1972, per mettersi in proprio. Sentirlo dunque parlare con naturalezza dell’esistenza degli alieni assume un significato diverso da quello di chiunque altro lo faccia.
Non perché nei suoi viaggi verso la Luna ne abbia incontrati, ma perché ha frequentato abbastanza bene gli ambienti militari spaziali, segretissimi in America, per aver imparato una cosa o due. Per lui infatti il silenzio sull’esistenza degli alieni nonostante le tante presunte prove (Mitchell ha parlato anche personalmente con le persone che furono incaricate di preparare e recapitare le bare speciali per i corpi degli alieni ritrovati cadavere nel famoso episodio di Roswell) non è dovuto a chissà quale motivo particolare, al desiderio di tenere la popolazione mondiale nell’ignoranza o chissà cosa. Si tratta di soldi, puri e semplici soldi, come sempre nella storia dell’umanità.
UFO/ Decalogo italiano anti-alieni al congresso internazionale di Washington
La prima volta che Mitchell se n’è uscito con queste dichiarazioni fu nel 2008 nel corso di una intervista radiofonica. Mitchell spiegò che era venuto a conoscenza, da ambienti militari e governativi, del fatto che il fenomeno UFO è reale, che ci sono stati contatti tra esseri umani ed esseri extraterrestri, e che ci sono contatti ancora in corso. Soldi dunque, una incredibile fonte di denaro dietro al silenzio del governo americano sul fenomeno degli Ufo: “Se avessimo il controllo della tecnologia dietro gli Ufo, pensate a quanti soldi si potrebbero fare” dice. L’industria militare in primis, che ha sempre coperto ogni tipo di episodio sospetto come quello appunto di Roswell, il primo caos in cui un presunto disco volante sarebbe caduto e ritrovato sulla terra, con tanto di alieni morti.
Ma non bisogna ridurre la questione all’industria militare,continua Mitchell, c’è tutta una serie di organizzazioni che si muovono in questo senso per garantire dei profitti. Abbiamo inventato gli aerei all’inizio del XX secolo, vent’anni dopo avevamo un’industria aeronautica. Pensate a cosa possa significare questo rapportato al viaggio nello spazio, se avessimo controllo della tecnologia dietro gli Ufo. Pensate alla quantità di soldi che gira intorno a questa vicenda”. Nonostante questo, l’ex astronauta ha ancora una buona dose di fiducia quando dice che tutte le nazioni del mondo dovrebbero collaborare per sviluppare i viaggi nello spazio: “Le nazioni dovranno saper attraversare lo spazio perché prima o poi da questo pianeta dovremo andare via, il sole prima o poi finirà il suo ciclo vitale”.