Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science spiega come l’uomo abbia compiuto l’ennesimo passo nella direzione per comprendere i misteri dell’Universo. Un team di ricercatori di cui hanno fatto parte scienziati italiani, inglesi, tedeschi, australiani e americani ha rilevato degli impulsi radio di enorme intensità, velocissimi (durano pochi millisecondi), isolati, e provenienti da una sorgente distante da noi otto miliardi di anni luce. Un’infinità in termini di spazio e di tempo. La missione, a cui, per l’Italia, hanno preso parte il Sardinia Radio Telescope (Srt) dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’università di Cagliari, si è basata sulle osservazioni prodotte grazie al radiotelescopio australiano Parkes (che ha un’antenna di 64 metri). I ricercatori non sono riusciti, tuttavia, a risalire alla natura della fonte, che comunque esisteva quando l’universo, che ha circa 13,7milairdi di anni, aveva la metà della sua età. Quel che è certo è che i segnali giungono da una distanza ben superiore ai confini della nostra galassia. A quanto riferisce Nicolò D’amico, responsabile del Sardinia Radio Telescope, le cause di questi segnali «potrebbero essere stelle di neutroni o anche buchi neri, oggetti in cui la materia si trova in condizioni estreme. C’é ancora molto lavoro da fare, però, prima di capire esattamente come si generano».