Quando nel 2004 il cosmologo sudafricano George Ellis ha vinto il prestigioso premio Templeton, la missione Planck era ancora in piena fase preparatoria, anche se già erano alte le aspettative per i risultati che avrebbe potuto conseguire. Ora una prima parte di questi risultati è arrivata e le aspettative non sono andate deluse: l’universo bambino inizia ad avere un volto sempre più chiaro e soprattutto l’età del cosmo si può determinare con sorprendente precisione. Tocca quindi ai teorici come Ellis elaborare i dati osservativi raccolti da Planck per promuovere o bocciare i vari modelli di universo attualmente sul tappeto o proporne di nuovi. Ellis in questi giorni è a San Marino per partecipare al Simposio Internazionale su “The Nature of Time in Science and in Human Experience”, organizzato dall’Associazione Euresis in collaborazione col Meeting di Rimini, con la Fondazione Ceur e la Repubblica di San Marino; ma domani mattina sarà in Fiera al Meeting per non perdersi l’incontro su “I risultati di Planck” con Marco Bersanelli e Nazzareno Mandolesi, due tre i principali responsabili della missione scientifica Planck.
Professor Ellis, su quali aspetti del cosmo i dati provenienti dal satellite Planck hanno permesso di gettare nuova luce?
Prima di tutto dobbiamo ricordare che uno degli scopi fondamentali del progetto Planck consiste nel ricavare ulteriori informazioni sullo stato della materia nei primi istanti successivi al Big Bang e sulla struttura iniziale dell’Universo. L’ipotesi del Big Bang è avallata infatti da una parte dal fatto che esistono numerose prove a dimostrazione che l’Universo sta continuando ad espandersi (questo fatto è desunto da calcoli relativi alla velocità di allontanamento delle Galassie). In secondo luogo c’è la radiazione cosmica di fondo. Attraverso lo studio della radiazione cosmica di fondo si è potuto così risalire al calcolo approssimativo del momento in cui questo processo di espansione è iniziato. Ma non solo: si è potuto anche conoscere che esistono fluttuazioni di intensità di questa radiazione. Grazie alle nuove informazioni forniteci dal satellite è stato possibile selezionare enormemente i possibili modelli che cercavano di interpretare cosa fosse successo gli istanti dopo l’esplosione quando l’Universo aveva cominciato ad espandersi in modo incredibilmente veloce (la cosiddetta inflazione). Il satellite Planck è uno strumento altamente sofisticato, costruito sfruttando una tecnologia avanzatissima. È stupefacente che si sia potuto realizzare un simile prodigio.
Nei prossimi giorni lei parteciperà anche al convegno scientifico di San Marino che ha come tema il tempo. Potrebbe accennarci qualcosa riguardo agli argomenti che intende affrontare in quella sede?
La natura del tempo è un tema fondamentale sul quale sono aperte le discussioni sia in ambito fisico che psicologico ma anche filosofico. Alcuni fisici sostengono che il tempo non esista, che sia un’illusione; questo perché l’equazione fondamentale della dinamica vale in ogni istante temporale e può predire l’evoluzione di un sistema fisico nel futuro e nel passato indifferentemente per via della sua reversibilità. Il tempo non sembra avere alcuna influenza sulla validità dell’equazione e in particolare il tempo presente non sembra essere un momento di diversa natura, potremmo dire “speciale”, rispetto al passato o al futuro. Un simile modello teorico priverebbe il tempo – e in particolare il tempo presente – di significato, ma questo appare in netta contrapposizione rispetto all’esperienza che l’uomo ha del tempo nella sua vita ordinaria. Inoltre in questa prospettiva il tempo passato e il futuro sono completamente determinati dal tempo presente.
Invece?
Io ora sto studiando una nuova versione della Teoria Standard che ho appena descritto in modo molto sommario (nota come “block Universe”) . Come già Einstein affermava, il nostro Universo è dotato di quattro dimensioni e lo spazio –tempo è concepito come un continuo. In questa nuova Teoria (Emergent Block Universe), in base a un approccio di tipo sistemico, lo spazio-tempo incorpora sempre nuovi eventi: il tempo presente, il passato e il futuro appaiono differenti in quanto il cambiamento delle variabili del sistema fisico consente, a partire dal passato, di sviluppare le potenzialità del futuro ma tale cambiamento non è predeterminabile nel mondo reale in quanto lo sarà solo allorché sarà effettuata una scelta. Questo approccio consente dunque di non escludere il fatto che esiste per l’uomo la responsabilità di scegliere liberamente per cambiare il futuro; dunque assume notevole importanza anche per quanto riguarda le ripercussioni in ambito psicologico e filosofico.
Alcuni scienziati ritengono che le scienze costituiscano l’unico metodo conoscitivo in grado di fornirci certezze sulla realtà. Lei cosa pensa?
Le equazioni possono predire l’evoluzione dei sistemi dinamici e permettono di comprendere le forze fondamentali che conosciamo. Ma le equazioni sono un’astrazione: è un errore molto pericoloso pensare che le leggi matematiche all’interno di un modello teorico costituiscano la realtà. Da questo punto di vista è importante essere consapevoli che la conoscenza che è possibile raggiungere mediante la scienza possiede dei limiti. Attraverso di essa infatti, è possibile comprendere il funzionamento di alcuni meccanismi caratteristici dei fenomeni naturali. Tuttavia non può aiutarci, per esempio, nella comprensione riguardo a cosa è bello, giusto, buono, significativo e cosa non lo è. Tali aspetti riguardano ciò che costituisce nel profondo la natura umana, che non è solo materiale ma anche spirituale e che non può essere incorporata in equazioni matematiche.
Quindi, qual è la prospettiva verso cui guardare?
La grossa sfida proviene dalla complessità, cioè dalla proficua interazione tra diversi metodi conoscitivi che contribuiscono insieme in modo unitario e non contraddittorio a fornirci elementi importanti di comprensione della realtà. Per esempio per quanto riguarda la matematica io penso che non sia un’invenzione umana, piuttosto una scoperta fatta dagli antichi greci: essa già preesisteva come forma di realtà platonica (perciò eterna) autonoma indipendente dalla realtà fisica naturale. Allo stesso modo credo in una dimensione trascendentale che giustifica l’etica, come pure l’esistenza di esseri spirituali (come angeli e demoni) e altri aspetti del genere.
(Nadia Correale)