Le operazioni di recupero della Costa Concordia, il relitto della nave che da quasi due anni è adagiata a pochi metri dall’Isola del Giglio Sono cominciate con circa tre ore di ritardo. Un’operazione che sta affascinando il mondo intero: quasi tutti i maggiori siti mondiali, dalla Bbc alla Cnn aprono le loro pagine odierne con la notizia e con il video in diretta streaming dell’operazione di recupero. La quale potrebbe durare ancora di più delle dodici ore previste: se guardate queste immagini infatti non vedrete certo una operazione spettacolare stile hollywoodiano, ma movimenti quasi impercettibili all’occhio umano. Giovanni Bizzarri, ingegnere navale, ha risposto alle domande de ilsussidiario.net sull’eventuale pericolosità di una operazione mai tentata prima al mondo: “Sono ottimista, osservando gli studi fatti credo che non ci saranno pericoli. Naturalmente la grande incognita è data dalla robustezza o no dello scafo, se resisterà cioè all’operazione di raddrizzamento”.
Quella del recupero della Costa Concordia è una operazione mai tentata prima nella storia. Quali sono i reali rischi di questa operazione?
Le incognite principali nel recupero del Costa Concordia sono legate alla robustezza dello scafo, la sua tenuta cioè nel corso dell’operazione. Ruotandolo come si sta facendo è ovvio che lo scafo debba mantenere la sua robustezza. Noi vediamo solo la parte in superficie dello scafo, dove sono stati fatti anche interventi di recupero, ma tutta la parte sommersa è una incognita, specie quella che è appoggiata sul fondo. Tutta questa parte durante la rotazione sarà sottoposta a sforzi particolari e la domanda è dunque: quanto potrà resistere lo scafo?
Lei cosa ne dice?
Sono ottimista, gli studi ipotizzati a tavolino prima di procedere mi sembrano ben svolti e i cassoni posti sul fianco sono convinto che renderanno la stabilità dello scafo tale che i rischi dovrebbero essere piuttosto bassi.
Si parla di un costo di 600 milioni di dollari per questa operazione: chi paga?
Paga ovviamente la Costa Concordia. Il costo viene addebitato alla compagnia interessata. Non so che tipo di polizza di assicurazioni abbiano, ma generalmente le assicurazioni navali non coprono il danno diretto come in questo caso.
Visto il costo e comunque una certa pericolosità, non conveniva smontarla sul posto? O lasciarla dove si trova?
Lasciarla dove si trova era ovviamente impossibile, visto che siamo a pochi metri da una isola popolata. Di solito i relitti delle navi non vengono mai recuperati, ma in questo caso si doveva farlo. Pensiamo alle centinaia di relitti che si trovano spiaggiati in tutto il mondo, come vedrà vengono lasciati lì perché si tratta di zone isolate o non popolate.
E smontarla sul posto?
E’ praticamente impossibile e i rischi sarebbero stati ancora più elevati: questa è l’operazione corretta.
Per poggiarla una volta raddrizzata è stata costruita una piattaforma sul fondo: questo non crea rischi ambientali?
Direi di no: per costruire la piattaforma sono state fatte perforazioni sul fondo e una volta spostato il relitto ogni cosa verrà smantellata.
Come farà a rimanere in stato di galleggiamento una volta raddrizzata?
Sono stati costruiti appositi cassoni sul fianco emerso, una volta che viene raddrizzata su questa piattaforma sul fondo si costruiscono dall’altra parte cassoni analoghi per tenerla in galleggiamento. Ci vorranno infatti mesi prima di costruire gli altri cassoni e quindi poterla portare via.
Ma in tutti questi mesi, adesso che comincia l’inverno, non c’è il rischio che qualche violenta mareggiata la possa danneggiare o affondare di nuovo?
La nave viene ancorata a queste piattaforme tenendola più sicura di quanto non sia adesso.
Per portarla via andrà svuotato l’interno?
Non ce ne sarà bisogno, i cassoni sostituiscono lo scafo principale facilitando il galleggiamento e permettendole di navigare.
All’interno dello scafo ci sono ancora i corpi di due persone.
Questa sarà la prima cosa che faranno una volta messa in sicurezza totale: i sommozzatori andranno in cerca dei due cadaveri.