Cinque minuti all’aria aperta senza protezione sono sufficienti a congelare la pelle: ecco qual è la situazione in alcune parti degli Stati Uniti, ad esempio il Montana, dove le temperature hanno toccato l’incredibile punta di 53 gradi sotto zero. Una nuova glaciazione in arrivo? Piuttosto l’opposto, come ha spiegato a ilsussidiario.net la dottoressa Marina Baldi, esperta del’Istituto di Bimometeorologia del Cnr. E’ invece il riscaldamento globale quello che dobbiamo temere più del freddo, anche se sembra paradossale: “Picchi di freddo come quello che stiamo vivendo in questi giorni si sono già verificati in passato, senza andare troppo lontano nel tempo pensiamo a quanto successo sempre negli Stati Uniti nel 2009”. Per la dottoressa Baldi, queste escursioni termiche di grande freddo sono però imputabili a un clima ormai danneggiato per via del riscaldamento globale in atto da tempo ed è da lì che dobbiamo invece aspettarci il peggio come l’aumento di fenomeni quali le bombe d’acqua, gli uragani e le alluvioni. Ecco cosa ci ha detto.
Temperature glaciali: siamo davanti a un fenomeno unico? In passato si erano già verificate situazioni analoghe? Sono imprevedibili questi picchi di freddo?
Quello a cui stiamo assistendo è un fenomeno abbastanza unico, ma può accadere che un freddo così intenso possa verificarsi, anche nel 2009 abbiamo assistito a una situazione analoga a questa sempre negli Stati Uniti.
Come mai questa zona del pianeta è colpita da questi fenomeni?
Essenzialmente si tratta di una massa di aria fredda che scende già dal Canada e arriva quasi fino al Golfo del Messico. Questo succede perché si tratta di aria polare che ovviamente contiene temperature molto più basse di quelle che normalmente si registrano negli Stati Uniti, in città oggi colpite dal freddo come New York, Chicago o Boston. Tutto questo potrebbe essere legato a un discorso di cambiamento climatico, di riscaldamento globale. Si forma insomma questa onda di freddo che scende verso sud. La ragione di tutto ciò è dovuta essenzialmente a questa corrente a getto che gira intorno al pianeta fatta di venti fortissimi a latitudini polari che si incunea e quindi fa una sorta di sacca che porta a sud l’aria fredda.
Dunque non siamo davanti a un fenomeno anomalo.
No, questo freddo non è anomalo, quello che invece è anomalo è il riscaldamento in atto nell’Artico, che probabilmente è legato a un discorso di cambiamento climatico.
In che senso il riscaldamento provoca ondate di freddo? Non siamo a rischio glaciazioni?
No. Questo è un fenomeno tipicamente legato al riscaldamento. Se noi osserviamo le temperature medie degli Usa degli ultimi cinquant’anni, si vedrà che si sono elevate di 0,7 gradi centigradi con un picco e un maggior incremento nel periodo invernale e quindi capiamo che stiamo andando verso il riscaldamento non verso un raffreddamento. Ci possono essere periodi o anni particolarmente freddi che contraddicono quello che vediamo e studiamo, però di fatto un anno non fa il clima, come una regione come la parte orientale degli Usa non fa tutto il pianeta. Infatti se guardiamo all’Europa abbiamo avuto un inverno piuttosto mite, ma anche negli Usa in questo momento ci sono zone molto calde, tipo la California dove ci sono siccità e incendi.
Alla lunga questa situazione a cosa ci condurrà? Il pianeta diventerà sempre più invivibile?
Non esageriamo, i tempi climatici sono molto lunghi e per arrivare a questo ci vorranno centinaia se non delle migliaia di anni. Quel che dobbiamo aspettarci è l’intensificarsi di fenomeni come questi picchi di freddo, le bombe d’acqua nel Mediterraneo in autunno sulle coste del Tirreno o in Sardegna, gli uragani. Dobbiamo aspettarcene di più e di più intensi proprio per il riscaldamento.
Che previsioni si possono fare per il nostro inverno?
L’inverno continua così, abbastanza mite per almeno tutto gennaio, poi fare delle previsioni più in là dei quindici giorni non è possibile.
Per invertire la situazione climatica e riportarla a una condizione di normalità si può fare qualcosa di concreto?
Per invertirla non lo so, per per rallentarla ci vorrebbe un intervento sulle emissioni di gas ad effetto serra, la riduzione di certe attività umane che fanno uso dei combustili fossili, che andrebbero limitati e favorire le altre energie, quelle rinnovabili. C’è poi il problema dei paesi emergenti che sono difficili da regolare e sono fonte di grande inquinamento.