Difficilmente potevamo scegliere, per il San Marino Symposium 2013 un tema più “sfidante”. A seguito di quelle tre intense giornate di discussione tra i qualificati scienziati partecipanti e dopo il lavoro di un anno di preparazione degli Atti – che ora sono pubblicati nel n.7 di Euresis Journal  ci resta la sensazione che, nonostante qualche progresso, siamo ancora lontani dall’aver raggiunto un comprensione profonda circa la natura del tempo.



Il tempo ha sempre affascinato ed eluso i più grandi intelletti e gli spiriti più profondi che si sono applicati nell’investigare i misteri ultimi della realtà; ogni successiva generazione tuttavia, sembra aver fatto poco più che delle rivisitazioni di quanto avevano prodotto i predecessori. In realtà è una caratteristica dei grandi scenari – che si tratti di quelli naturali come di quelli del pensiero – per quanto familiari possano diventare, di non diminuire i propri misteri.



Peraltro non sarebbe giusto affermare che nulla si sia evoluto nella nostra visione del tempo; anche se ci sentiamo tutti molto vicini a Sant’Agostino nella sua celebre risposta alla domanda fondamentale Quid est tempus?: “Che cos’è il tempo? Se non me lo chiedi , lo so; se cerco di spiegarlo, non lo so”. Nel Symposium 2013 il tempo è stato affrontato attraverso le sue dimensioni e manifestazioni complementari, da quella cosmologica o fisica, a quella psicologica, a quella storica, ed è risultato chiaro che la sua natura non può  essere compresa se non seguendo i fili interconnessi di questa tela ricca e complessa.



Lo sviluppo delle teorie in fisica, così come le acquisizioni della moderna psicologia sperimentale, hanno fatto compiere importanti passi avanti nell’inserire una certa idea di tempo entro un quadro ben attrezzato per descrivere suoi aspetti o manifestazioni specifiche. Ciò avviene dalle prospettive indiscutibilmente inseparabili ma distinte del tempo come grandezza cosmologica e del tempo come dimensione nell’ambito della percezione cognitiva. La riflessione su questi aspetti e sulle loro interrelazioni fa già apparire qualche immagine sulla tela e permette già di delineare qualcosa, anche se non nella sua pienezza.

La principale novità emersa dalle discussioni, a nostro avviso, riguarda il tempo storico: non siamo ancora a una spiegazione ultima ma almeno alla scoperta di una pista privilegiata da seguire per un lavoro successivo. Le nostre affermazioni circa la natura del tempo sono costruite col continuo dialogo e le nebulose interconnessioni tra la temporalità nella successione degli eventi e il loro inquadramento in una visione logica e significativa; e tutto ciò non può che essere emerso ed essersi sviluppato lungo la storia.

L’idea di tempo e la sua percezione è probabilmente apparsa insieme con l’uomo stesso, in quanto non può essere dissociata da una certa nozione di coscienza. Dalla sua iniziale calendarizzazione alle più avanzate concettualizzazioni di una “realtà del tempo”, fino alle massime intuizioni del trans-temporale, cioè di ciò che sta oltre il tempo, “l’eterno” come logica origine e sostegno del tempo: ebbene, tutto ciò è arrivato dentro e attraverso la storia naturale e culturale dell’uomo.

Non ci può essere nessun serio tentativo di rispondere alla domanda “Che cos’è il tempo?” che trascuri questa suprema dimensione, perché il tempo è sia “naturale” che “umano” e la storia è la sintesi dei due fattori. Gli studiosi probabilmente leggeranno questa affermazione come relativa all’evoluzione delle idee, mentre la tradizione cristiana riconoscerà qui un’eco dell’Incarnazione: come ha scritto Thomas S. Eliot “Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato”.

Forse l’immagine più sintetica e immediata che possiamo dare del tempo, sulle suggestioni di questo ultimoEuresis Journal, vengono dall’esperienza del “tempo musicale”, così come è stato presentato dal compositore Roberto Andreoni. Con le parole di Igor Stravinsky, “la musica celebra l’amicizia tra l’uomo e il tempo”. Sì perché in fondo il tempo è proprio questo: un compagno, che affianca l’uomo in tutto ciò che più lo riguarda: la memoria del passato, l’amicizia col presente e la speranza per il futuro; riempiendo di significato l’intervallo tra la nostra esistenza e la nostra fine, rivelando e rinnovando lentamente il senso di tutte le cose, fino alla pienezza, a quell’ora precisa in cui ciascuno, a conclusione di questa amicizia, riceverà il premio della sua vita.