Un nuovo studio sul tema della vita dopo la morte è stato portato a termine da esperti dell’università inglese di Southampton su ex pazienti di quindici ospedali inglesi, americani e austriaci. Le persone coinvolte erano tutte state colpite da arresti cardiaci e alcuni di loro anche dichiarati tecnicamente morti prima di essere riportati in vita. Il 40% di costoro ha dichiarato di aver avvertito uno stato di consapevolezza nel periodo di tempo in cui erano clinicamente morti e prima che il loro cuore ricominciasse a battere. Secondo il professor Sam Parnia, le prove raccolte dicono chiaramente che nei primi minuti dopo la morte la coscienza individuale non è spenta. Se successivamente essa si spegne, questo non è ancora dato di saperlo, ha aggiunto, ma subito dopo la morte essa è certamente ancora attiva. Una delle persone esaminate ha dichiarato di ricordare di aver lasciato il suo corpo e di aver assistito al suo ritorno in vita da un angolo della stanza dove si trovava con i medici. Il suo stato di morte durò tre minuti eppure è stato in grado di raccontare ogni dettaglio di quello che ha visto, dalle infermiere intente a operarlo al suono delle macchine in sala operatoria. Il professor Parnia ha poi aggiunto che è risaputo che le funzioni del cervello continuano anche dopo che il cuore si è fermato ma nel caso citato lo stato di coscienza è durato per tre minuti mentre il cuore aveva smesso di battere anche se il cervello normalmente smette di funzionare dopo venti o trenta secondi al massimo. Esperienze simili a questa sono state raccontate dal 15% delle persone analizzate, alcuni dei quali hanno citato anche di aver visto luci molto forti o immagini flash dorate, come spesso si vede nei film hollywoodiani. Per molti l’esperienza è stata piacevole, ma per altri non lo è stata: si sono sentiti trascinare dentro a un pozzo d’acqua con la sensazione di annegare. 



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