È morto all’età di 86 anni il matematico Alexandre Grothendieck, una delle menti più brillanti del XX secolo. Il matematico non ricevette nessuna educazione religiosa, come lui stesso scrisse: “I miei genitori erano atei. Per loro, le religioni erano residui arcaici, e le Chiese e le altre istituzioni strumenti di sfruttamento e dominio degli uomini… destinate a essere spazzate senza possibilità di ritorno dalla rivoluzione mondiale”. I suoi studi su una scienza esatta come la matematica lo portarono paradossalmente ad avvicinarsi a Dio. Proprio ascoltando una lezione di biologia nel marzo 1944 pensò che “Nell’apparizione della prima cellula vivente c’era una intelligenza… in tutta questa storia c’è una volontà, un disegno…”. Affrontò un percorso di avvicinamento alla fede tradizionale simile a quello indicato da San Paolo: pur non avendo alcuna cultura religiosa, seguì la vita di San Tommaso per dimostrare a se stesso l’esistenza di Dio. Si avvicinò sempre più all’idea di un Dio come essere personale perchè secondo Grothendieck la fede ha basi razionali e logiche che trovano conferma nell’esperienza. Solo mettendo in gioco la propria libertà e aprendo il proprio cuore l’uomo può incontrare Dio.



La produzione maggiore di Grothendieck risale agli anni Cinquanta e Settanta. Studiò l’analisi funzionale ed è considerato il padre della geometria algebrica. Diede la definizione decisiva di schema, definì lo spettro di un anello commutativo come insieme degli ideali primi con la topologia di Zariski ma lo arricchì di un fascio d’anelli. Con la teoria dei fasci consentì tra l’altro di studiare e definire le proprietà geometriche degli oggetti. Arrivò perfino a ridefinire il concetto stesso di spazio. Nel 1966 vinse la medaglia Fields, il premio più prestigioso per i matematici sotto i 40 anni di età. Tuttavia la rifiutò in segno di protesta contro la politica di riarmo sovietica. Tutta la sua eredità è affidata alle pagine delle sue due più grandi raccolte Elements de Geometrie Algebrique e Seminaires de Geometrie Algebrique du Bois Marie.



Grothendieck abbandonò la comunità scientifica e la vita pubblica entrando in polemica con le sue istituzioni. La sua specialità era la geometria algebrica e ad appassionarlo era il legame tra la filosofia e i numeri. Nacque a Berlino nel 1928 e arrivò in Francia alla fine degli anni Trenta in fuga dal regima nazista. Era infatti figlio di una famiglia di ebrei russi e fu internato durante l’occupazione tedesca. Alla fine della guerra riuscì tuttavia a diplomarsi e ad entrare all’Università di Montpellier dove cominciò la sua brillante carriera risolvendo in pochi mesi 14 problemi che i suoi illustri professori gli avevano assegnato come ricerca di tesi ma che avevano previsto potesse risolvere da lì ad un paio d’anni. Fu insegnante di Matematica in Brasile e negli Stati Uniti per poi rientrare in Francia quando ormai la sua reputazione di mente geniale lo precedeva. Entrò a far parte dell’Istituto degli alti studi scientifici (IHSS) concentrandosi sulla geometria algebrica e organizzando conferenze che lo trasformarono in poco tempo in una celebrità. E’ negli anni Settanta che arriva la rottura con lo stesso ambiente che lo aveva celebrato. Il matematico, da pacifista convinto e militante ecologista radicale, prese le distanze dall’IHSS quando scoprì che era in parte finanziato dal Ministero della Difesa. Nel 1990 intraprese la nuova fase della sua vita da eremita rifugiandosi in un piccolissimo villaggio sui Pirenei. Ci ha lasciato un’eredita inestimabile in campo matematico, una mente geniale controcorrente e un leggendario “tesoro scientifico”, su cui circolano storie molto fantasiose.

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