La rete sismica (RSN) dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha un’elevata sensibilità; è in grado di identificare eventi sismici di magnitudo anche molto piccola: dal 2005 al 2013 la RSN ha localizzato oltre 26.000 micro-terremoti di magnitudo minore di 1 (impercettibili alla popolazione).



Grazie a queste risorse è stato possibile rilevare e quantificare un fenomeno singolare: quasi il 50% del territorio italiano sembra essere interessato a un particolare tipo di tremori indotti dall’uomo, i cui segnali sono molto simili, come forma, a quelli naturali profondi, chiamati “tremori non vulcanici”.  Di tali vibrazioni la RSN ne può  rilevare centinaia in un solo giorno in una singola area: l’ha scoperto un team di ricercatori dell’Ingv, che ha pubblicato un documentato resoconto su Geophysical Research Letters.



Uno degli autori della ricerca, Alessandro Amato geologo dell’Ingv, ne ha parlato a ilsussidiario.net.

Come mai vi siete messi a studiare questo fenomeno delle micro vibrazioni sismiche?

Ci siamo messi a studiarlo perché è un fenomeno tipico di certe zone geologiche, dove ci sono dei processi di convergenza tra le placche. Sono stati trovati essenzialmente in Giappone all’inizio degli anni 2000 perché loro avevano una rete molto fitta di sismometri con molte stazioni in pozzo. Quindi hanno iniziato a registrare quelli che pensavano fossero dei disturbi casuali (come quando passa un mezzo pesante o c’è una perturbazione atmosferica e i sismografi ne risentono …). 



Poi hanno capito che quei segnali rappresentavano altro e indicavano una perturbazione profonda. C’è stata allora  tutta una serie di studi, non solo in Giappone ma anche negli Stai Uniti nord-occidentali e altrove. Anche in Italia ci sono le caratteristiche geologiche che giustificano questo tipo di processi e così ci siamo messi a cercarli.

Può spiegare cosa sono i tremori non vulcanici?

Sono dei fenomeni sismici ma non hanno la forma tipica del terremoto che è una frattura improvvisa su una roccia; anche i micro terremoti sono rotture improvvise che durano pochi secondi o anche meno e liberano l’energia elastica che poi i sismometri registrano come onde sismiche. Queste sono ben evidenti e le registriamo sempre quando ci sono terremoti grandi e piccoli.

Invece nel caso dei tremori non ci sono questi processi ma si tratta di onde sismiche di minor entità che iniziano lentamente, durano da pochi secondi a qualche decina e poi si esauriscono … quindi hanno una caratteristica differente, proprio come natura del segnale oscillatorio: perciò si chiamano tremori.

E perché “non vulcanici”?

Perché somigliano ai tremori che si osservano sotto i  vulcani. In questo caso non è magma ma sono dei fluidi che si muovono in profondità o fenomeni simili.

Ci però sono connessioni con  la dinamica terrestre più generale e con la tettonica a placche?

Sì. Per esempio in Giappone hanno visto che questi tremori si concentrano al di sopra delle zone di subduzione, cioè dove la placca oceanica si infila sotto quella dell’arcipelago giapponese e produce i terremoti, nel contatto tra le placche ma sopra provoca anche migliaia di questi episodi di tremore.

La maggior parte degli scienziati pensa che siano dovuti, come dicevo, a migrazioni di fluidi che vanno in profondità. Almeno questa è una delle ipotesi interpretative sulle quali si sta lavorando.

 

Voi che cosa avete registrato e come?

Abbiamo studiato i tremori con varie tecniche e ci siamo imbattuti in segnali di altra provenienza: vibrazioni sismiche di origine antropica con caratteristiche simili ai tremori non vulcanici; in pratica abbiamo messo in luce, per la prima volta in Italia, la presenza diffusa sul territorio nazionale di vibrazioni con frequenza compresa tra 2 e 5 Hz. Alcuni di essi, come quelli individuati nei pressi degli impianti industriali, si ripetono con certe regolarità in determinati periodi. Molto probabilmente sono generate da insediamenti industriali  e in particolare dalle cementerie che hanno un tipo di impianto e dei macchinari che producono vibrazioni nel terreno; del resto l’Italia” è uno dei paesi che producono più cemento in Europa e nel mondo: ci sono decine di cementerie a ciclo continuo in tutto il territorio italiano con macchinari particolarmente rumorosi . Le vibrazioni che abbiamo registrato sono di piccola entità; le vediamo solo perché abbiamo una rete molto sensibile e riusciamo a localizzarli bene, trattandoli come se fossero terremoti: abbiamo centinaia di sismometri, registriamo ogni giorno Gigabyte di dati e li analizziamo, così anche queste vibrazioni a bassa frequenza non ci sfuggono anche perché a volte disturbano le nostre indagini sugli altri fenomeni.

 

Non è però un allarme…

No, certo. Questi dati si pubblicano perché contribuiscono alla conoscenza del fenomeno dei tremori non vulcanici ed è importante sapere che ci sono anche quelli non profondi e  di origine antropica. Ma non sono pericolosi e non producono particolari danni o situazioni di emergenza.

 

Qual è allora lo scopo di questi studi?

L’identificazione di questi segnali di origine antropica permette di perfezionare  ulteriormente il sistema di analisi dei segnali sismici e individuare anche in Italia le tracce dei “tremori non vulcanici”. E lo studio dei tremori naturali può  aprire nuove prospettive per la comprensione del fenomeno sismico in tutte le sue manifestazioni.