Nel canto La ginestra, Giacomo Leopardi qualifica il vulcano di Napoli “Sterminator Vesevo” e ricorda che «questi campi cosparsi di ceneri infeconde, e ricoperti dell’impietrata lava, che sotto i passi al peregrin risona; […] fur liete ville e colti, e biondeggiar di spiche, e risonaro di muggito d’armenti; fur giardini e palagi, agli ozi de’ potenti gradito ospizio; e fur città famose che coi torrenti suoi l’altero monte dall’ignea bocca fulminando oppresse con gli abitanti insieme». Ma il poeta marchigiano non è stato il solo a immortalare nella letteratura il Somma-Vesuvio (questa è la denominazione più precisa di uno dei complessi vulcanici più famosi del mondo): molte opere letterarie, fin dall’epoca classica greca e latina gli hanno dedicato citazioni e descrizioni più o meno suggestive.



È significativo quindi che questi riferimenti culturali siano richiamati a chi visita la Collezione vesuviano del Real Museo Mineralogico che ha sede nella prestigiosa Biblioteca del Collegio Massimo dei Gesuiti a Napoli. Il Museo, istituito nel 1801 da Ferdinando IV di Borbone, fu un importante centro di ricerca scientifica finalizzata alla valorizzazione delle risorse minerarie del Regno di Napoli; e ciò lo distingue da molti musei nati esclusivamente per conservare l’affascinante mondo dei minerali. Qui hanno operato illustri mineralogisti, e qui si conservano 25.000 reperti suddivisi in varie Collezioni. Il museo ha raggiunto l’apice del prestigio scientifico nel 1845, quando è stato scelto come sede del VII Congresso degli Scienziati Italiani cui hanno partecipato 1611 ricercatori.



Ora, da una ventina d’anni, fa parte del Centro Musei delle Scienze Naturali dell’Università Federico II insieme ai musei di Mineralogia, Zoologia, Antropologia e Paleontologia. Il Centro sarà protagonista, nel prossimo week end, di un evento singolare, che ha molti nessi con l’attività e la storia raccontata nei Musei. Sarà infatti l’organizzatore dell’ottava edizione di “Collezionare la Natura”, una mostra mercato/scambio dedicata a fossili, minerali, insetti, conchiglie, piante che si svolgerà presso il Chiostro dei Santi Marcellino e Festo della capitale partenopea.

Il format dell’evento, ormai sperimentato con successo, prevede: uno spazio espositivo dove incontrare espositori del settore per acquistare piccoli oggetti naturali alla portata di tutti o autentiche rarità; un vasto programma di seminari e incontri su tematiche naturalistiche e culturali; delle esposizioni tematiche alla scoperta delle diverse tipologie di reperti, patrimonio del Centro Musei, una serie di dimostrazioni didattico educative rivolte ai visitatori più giovani, ma non solo.



Alcuni incontri saranno occasione per riportare una attenzione rinnovata a quanto raccolto nei musei. Come quelli dedicati alla preistoria: a partire con il paleo illustratore Franco Tempesta che darà una dimostrazione pubblica del suo approccio all’illustrazione scientifica degli animali preistorici; o quello col paleontologo dell’Università di Bologna Federico Fanti (più volte presente nelle pagine de Ilsussidiario.net) che parlerà sul tema: “L’ultima grande estinzione dei dinosauri: scienza e tecnologia uccidono più dei Dinosauri”.

Proprio a questi animali preistorici è dedicato lo spazio centrale del Museo di Paleontologia, che ha sede nell’ex monastero dei Santi Marcellino e Festo, realizzato nella seconda metà del ‘500; qui la “stanza grande del Capitolo” è diventata la “Sala del Dinosauro” e vi campeggia un enorme scheletro completo di Allosaurus fragilis, proveniente dai sedimenti giurassici della Morrison Formation affiorante nella zona di confine tra il Wyoming e lo Utah. Tra le raccolte di fossili qui conservati si possono ammirare esemplari di molluschi delle argille plioceniche raccolte da Arcangelo Scacchi in Puglia, altre frutto di ricerche in Calabria e in altre zone dell’Italia meridionale; come pure quelle acquistate presso rinomate istituzioni scientifiche, come i tre esemplari di grandi rettili marini (Ittiosauri) e di pesci del Lias del Württemberg, acquistati a metà Ottocento.

Il programma di “Collezionare la Natura” prevede anche quattro esposizioni tematiche: “Passeggiando nel bosco: la fauna italiana”, una selezione di reperti appartenenti alle Collezioni storiche del Museo Zoologico; “Res naturae: la natura in un click”, una mostra fotografica realizzata dagli studenti del corso di Laurea in Scienze della Natura con il supporto del prof. Salvatore Viglietti; “L’illustrazione scientifica della preistoria”, una selezione di disegni realizzati sempre da Franco Tempesta; infine “Uomini, rocce e minerali: dalla preistoria alla protostoria”, a cura del Museo di Antropologia e del Real Museo Mineralogico.

Questi ultimi due eventi daranno spunti per proseguire all’interno dei musei con i “Percorsi educativi interdisciplinari”, che accompagnano gli studenti alla scoperta delle rocce e dei minerali associati all’evoluzione biologica e culturale dell’uomo durante la preistoria. Durante tutta la preistoria (Paleolitico e Neolitico), rocce quali selce, diaspro, quarzite, ossidiana e successivamente minerali, sono stati utilizzati dall’uomo per realizzare manufatti utili allo svolgimento delle attività quotidiane. In questo percorso, è possibile approfondire lo studio minero-petrografico delle principali rocce e dei minerali adoperati dall’uomo preistorico; analizzare manufatti (ciottoli, chopper, amigdale, lame, raschiatoi, asce) realizzati da Homo habilis, Homo erectus eHomo sapiens, e ricostruire l’evoluzione della tecnologia, i metodi di lavorazione degli utensili e le loro funzioni.

Il culmine dell’interesse e della attrattiva è senza dubbio l’incontro con le incisioni rupestri e le celebri pitture parietali. Testimonianze dell’arte preistorica si trovano oggi prevalentemente in Europa e in particolare in Spagna, Francia, Norvegia e Italia: animali e talvolta figure umane sono i soggetti più rappresentati, realizzati con tecniche che denotano una grande abilità artistica sia nella rappresentazione figurativa che nell’uso dei colori. Il modo migliore per apprezzarli è lanciarsi personalmente in queste performance, come è possibile fare qui, prendendo in esame i principali minerali e rocce utilizzati dall’uomo preistorico per ricavare i pigmenti e tentare di riprodurre con i colori ottenuti dai minerali alcune delle più note pitture rupestri.