Lo chiamano Rinascimento spaziale o Umanesimo astronautico e con questo intendono esplicitare al massimo l’atteggiamento, forse troppo ottimistico e fiducioso nelle potenzialità della tecnoscienza, col quale operano per preparare l’espansione della civiltà nello spazio geo-lunare.

Sono gli aderenti a Space Renaissance International, un’associazione nata nel 2008 e costituitasi come Space Renaissance Italia un anno fa, con lo scopo di sviluppare programmi concreti per “stimolare la cittadinanza all’opzione spaziale” diffondere la consapevolezza che “lo spazio non è così lontano come è comunemente creduto”.



Come strada per favorire l’affermarsi della nuova cultura astronautica e come tappa dì avvicinamento al futuro dell’esplorazione umana del sistema solare, vedono senz’altro lo sviluppo del turismo spaziale. «Space Renaissance Italia identifica nel turismo spaziale il catalizzatore di un nuovo sviluppo industriale e di un decisivo cambio di paradigma – ha detto a Ilsussidiario.net Gennaro Russo, ingegnere aerospaziale e presidente di Space Renaissance Italia -. L’attività umana nello spazio non può più restare appannaggio esclusivo della sperimentazione scientifica. Soltanto allargando al cittadino e alle imprese il perimetro di utilizzo del cosiddetto “Quarto Ambiente”, ovvero sviluppando l’astronautica civile, si darà inizio alla nuova rivoluzione industriale, in grado di produrre milioni di posti di lavoro sia a terra che nello spazio, creando le condizioni per usufruire delle immense risorse naturali disponibili al di là dell’atmosfera terrestre».



Ma non ci sono già le varie agenzie spaziali che elaborano progetti e iniziative per la conquista dello spazio? «Le Agenzie Spaziali hanno il compito di rompere il ghiaccio, cioè di iniziare a uscire dalla Terra, anche perché per questo sono necessarie risorse iniziali finora non disponibili da parte di altre  realtà. Poi però noi pensiamo che per poter sviluppare il settore spaziale serva un coinvolgimento più vasto, sia necessaria un’azione a più ampio raggio e di tipo culturale: ed è quello che può dare una realtà come la nostre. Non si tratta di  negare il ruolo e tanto meno i risultati brillanti conseguiti da enti come la Nasa o anche dalla nostra ottima Agenzia Spaziale Italiana (ASI); si tratta piuttosto di aiutare tutti questi sforzi da un altro punto di vista, che è quello della diffusione della cultura e della sensibilità dello spazio».



Finora lo spazio è stato vissuto come un’esperienza esclusiva, fatta di episodi unici; analogamente a come era visto un viaggio in America al tempo di Colombo: «Invece è possibile, e credo anche necessario, sviluppare e diffondere una mentalità che consenta di svolgere quel percorso logico che porta a vedere l’andata nello spazio come oggi vediamo l’andata in America, come un’esperienza ordinaria».

In effetti le stesse agenzie spaziali si rendono conto di questa necessità e hanno già prodotto azioni e iniziative in questa direzione. ma bastano? Russo ritiene di no e pensa che ci sia posto per attività complementari, di supporto e di stimolo. Ecco allora l’idea di una associazione come  Space Renaissance, che non si limita a pronunciamenti teorici ma articola la sua azione attorno a progetti precisi che hanno il turismo spaziale come asset strategico. 

Un progetto è denominato “Enjoy the Experience” e punta a diffondere concretamente esperienze nelle quali “gustare” la sensazione fisica e l’esperienza dell’ambiente spaziale. «Esistono installazioni tipo la “torre di caduta” dei parchi di divertimento con le quali si può sperimentare la microgravità. Questo è un primo livello in cui fare “esperienza”. Ma si può fare un passo avanti e non limitarsi all’emozione del Luna Park. Possiamo prendere un aereo da turismo e fargli fare delle manovre particolari, delle piccole parabole e per pochi secondi si può provare quello che provano gli astronauti nella Stazione Spaziale. Il costo è un po’ di più: dai cinque euro del Luna Park ai cinquanta euro dell’aereo, ma non è un costo proibitivo. Ulteriore passo è portare alcune persone sui voli che si fanno da quarant’anni come training per gli astronauti: in Europa ad esempio c’è un Airbus dove si possono fare anche periodi più prolungati – decine di secondi –  di microgravità, ripetendo parecchie volte dei saliscendi parabolici, con la possibilità anche di effettuare dei piccoli esperimenti. Qui naturalmente il costo sale parecchio; ma ci può essere sempre un buon numero di facoltosi “sperimentatori”». 

Ci possono essere problemi di salute? A parte il vuoto allo stomaco e qualche effetto collaterale ben immaginabile, non ci sono particolari precauzioni  o limitazioni di ordine sanitario; fatto salvo un normale buon senso che sconsiglierà la prova a chi non è in buone condizioni fisiche. «D’altra parte – osserva Russo – non dimentichiamo che all’inizio del novecento c’era chi, di fronte alle nuove automobili, profetizzava che l’uomo non avrebbe mai potuto resistere a velocità superiori ai 30 km/h».

Un altro progetto è denominato Design the Future e tra i suoi punti di forza ha lo sviluppo di un velivolo italiano innovativo predisposto per i voli suborbitali. Nel mondo ci sono già proproste del genere, anche se non ancora in fase realizzativa (si pensi al Virgin Galactic di Richard Branson, il fondatore della Virgin; o al supersonico della Xcor AerospaceXCOR,; e altri ancora). Space Renaissance Italia intende stimolare il pubblico italiano a provare l’esperienza e per questo ha messo in agenda il velivolo ipersonico HyPlane. 

Guardando alle tecnologie disponibili provenienti sia dal settore tradizionale aeronautico che spaziale, il progetto HyPlane sta dimostrando che l’uso di un adeguato mix di queste tecnologie rende tecnicamente possibile progettare e realizzare un piccolo spazioplano da 6 posti, capace di volare alla velocità di Mach 4-5, in grado di decollare e atterrare orizzontalmente all’interno dei sistema di norme che disciplinano gli aeroporti comuni. Tale velivolo può realizzare un volo caratterizzato da una serie di parabole tipiche da “turismo spaziale” fino a quote di oltre 60 km, ma può anche volare per distanze di 6000 km in meno di 2 ore a oltre 30 km di quota. 

Ma è un progetto o solo un’idea? «Lo stiamo studiando da un anno, su base volontaria, con ricerche finanziate sia a livello comunitario in ambito Horizon 2020 sia a livello privato. Obiettivo è arrivare al volo suborbitale mettendo a punto nuovi sistemi propulsivi, nuovi materiali e nuovi sistemi recuperabili, che poi potrebbero dare un contributo interessante anche nella progettazione dei prossimi lanciatori, come l’Ariane 6». 

I vantaggi di decollare senza l’aiuto di un aereo madre, di realizzare un certo numero di parabole per voli di turismo spaziale invece di una sola e di realizzare voli punto-punto con crociera a 30 km di quota e ad alta velocità, inducono Russo e i suoi amici a spingersi un po’ avanti nelle definizioni e a parlare già di Space Tourism 2.0, per poi allargare l’orizzonte verso futuri passi ancor più arditi.