In principio fu il prodotto. Potrebbe iniziare così il racconto dell’evoluzione storica dei prodotti tecnologici; un racconto come viene proposto da Stefano Rinaldi, general manager di una società di software, la PTC Italy, nota per aver introdotto negli anni ’80 il CAD parametrico dando enorme impulso alla progettazione e al design computerizzato. In seguito L’azienda è entrata nel gruppetto di testa della corsa per l’affermazione nell’industria manifatturiera del PLM (Product Lifecycle Management) e successivamente si è trovata a condurre la volata di Internet.



Ora, per restare nella metafora ciclistica, è iniziata la corsa a tappe dell’Internet of Things (IoT) e PTC ha giù messo in pista la sua squadra, pronta a giocare un ruolo di primo piano. «Anche perché – dice Rinaldi a Ilsussidiario.net – nell’IoT l’accento va posto sulle “things”, cioè sugli oggetti, sui prodotti. Internet ormai è un’infrastruttura ben consolidata e certamente è ciò che consente l’affermarsi del nuovo scenario produttivo. Ma il vantaggio verrà dal poter connettere in rete oggetti sempre più smart, con caratteristiche ottimali da tutti i punti di vista, funzionale, estetico, ambientale. Quindi la progettazione diventerà ancor più cruciale per poter spingere nella direzione di una innovazione reale e continua».



Il focus quindi è sul “prodotto”. Vediamo allora insieme con Rinaldi le tappe di dell’evoluzione che ci sta portando verso i prodotti smart interconnessi e oltre. «Il primo stadio è stato quello dei prodotti, in senso propriamente “fisico”: quindi tutti quegli oggetti, dispositivi, macchine, che hanno popolato le nostre case e le nostre città, dalle apparecchiature meccaniche fino a quelle elettriche ed elettroniche. Qui non c’era nessuna connettività e nessuna possibilità di analisi dei dati e le potenzialità del prodotto coincidevano con quelle della sua funzione principale». Con l’avvento dell’informatica, è iniziata la possibilità di digitalizzare la progettazione e si è affermato il Computer Aided Design (CAD); ma per un po’ l’integrazione dei bit nel prodotto si fermava qui.



Poi sono arrivati i prodotti smart, cioè prodotti che incorporano processori, software e sensori. Qui l’integrazione di hardware e software è diventata consistente e il prodotto ha iniziato ad acquistare alcune nuove capacità: «La capacità di elaborazione e controllo, attraverso l’elettronica e l’automazione, che permette di ottimizzare le prestazioni; la capacità di raccogliere informazioni, attraverso i sensori, che consente agli oggetti di inserirsi in modo adeguato nell’ambiente e di percepire segnali di vario tipo; la capacità di “pensare”, attraverso il software, elaborando ogni tipo di dati; infine la capacità di interagire con l’uomo, attraverso le interfacce, soprattutto le interfacce grafiche di semplice e immediata interpretazione». Il simbolo più appariscente di tutto questo è l’apparire sempre più diffuso di display su tanti prodotti: è attraverso questi che avviene la comunicazione con l’utente.

A questo stadio c’è già una prima possibilità di analisi dei dati, almeno su grandi set storici di dati che raccontano la vita del prodotto. E c’è anche un accenno di connettività, limitata però soltanto a oggetti vicini e in situazioni di prossimità. Gradualmente le potenzialità del prodotto aumentano e si arricchiscono: sensori e automazione consentono di attivare nuove funzionalità e tramite l’interfaccia utente diventano possibili modalità d’uso specifiche e personalizzate.

Tutto questo sta vivendo una accelerazione evolutiva con la terza fase: quella dei prodotti smart e interconnessi. «I prodotti iniziano ad incorporare le possibilità di connettività, dapprima cablata poi sempre più wireless. Ciò accresce enormemente la capacità, consentendo l’azione a distanza di monitoraggio, controllo. L’integrazione di hardware e software si completa con quella dei servizi e l’analisi dei dati diventa in tempo reale: è possibile cioè seguire il prodotto passo passo nella sua attività e nella sua interazione con l’ambiente, registrandone i cambiamenti, le condizioni d’uso, le eventuali difficoltà».

Rinaldi indica quattro ambiti dove si manifestano le nuove potenzialità di questi prodotti. Il monitoraggio: dello stato del prodotto, dell’ambiente circostante, delle condizioni operative. Il controllo delle operazioni e la possibilità di personalizzarle. L’ottimizzazione: sia nel senso del miglioramento del prodotto stesso, sia per quanto riguarda la diagnostica, la manutenzione e la riparazione di guasti. Infine l’automazione, cioè la possibilità di azione autonoma del prodotto e la possibilità di operare in coordinamento con altri prodotti.

Quest’ultimo accenno ci proietta verso gli stadi futuri dell’evoluzione. Infatti, se fin qui i prodotti potevano essere considerati come singoli e le connessioni di tipo one-to-one, nel prossimo scenario “Product System” il prodotto è integrato in un sistema e la comunicazione è di tipo uno-a-molti. «Qui le capacità si ampliano, rendendo possibili oltre alle analisi real time anche quelle che applicano algoritmi predittivi; il tutto con un impressionante miglioramento delle operazioni e delle performance del prodotto».

Per finire con lo stadio del “System of Systems”, dove i vari sistemi, e i relativi prodotti, vengono coordinati a un livello più esteso e la comunicazione è del tipo “molti-a-molti”. «Tutte queste interconnessioni consentono la massima integrazione di ogni tipo di attività industriale e di servizi. Anche l’analisi dei dati verrà potenziata e potrà essere ulteriormente utile in quanto andrà ad alimentare “macchine che apprendono” e che quindi migliorano le loro prestazioni via via che operano».

Ormai le ultime fasi di questo percorso evolutivo si stanno avvicinando e le indagini degli analisti registrano un intensificarsi delle interconnessioni e un moltiplicarsi delle App, senza le quali il vantaggio della connessione sarebbe notevolmente ridotto. Secondo un rapporto di Cisco, ci saranno 25 miliardi di oggetti connessi in Internet entro il 2015 e saranno il doppio entro il 2020; ciò scatenerà la realizzazione di una quantità di App che alla fine di questa decade toccheranno i 5 milioni. Per chi progetta prodotti e App è indubbiamente un momento magico.

(Mario Gargantini)