Aspirina e Tachipirina, forse non sono molto di stagione in piena estate e fanno pensare ai piccoli malanni di un autunno piovoso; sono vecchi rimedi diventati ormai tradizionali: insomma le medicine della nonna. Da tempo giornali, televisione e quanto altro rientra nella categoria dei “media” ci hanno abituato a notizie sensazionali di scoperte scientifiche strabilianti che, secondo la sfera di cristallo che pare essere il corredo indispensabile per scrivere di queste cose, certamente porteranno meravigliosi cambiamenti nel nostro futuro. Proprio in questi giorni mi è capitato di leggere un interessante articolo su una rivista di primo piano (Physical Review Letters, 1 agosto 2014) un interessante lavoro, che si può definire di punta per le metodologie applicate, sull’aspirina. Meno di un di un anno fa su un’altra rivista autorevole (the Journal of Physical Chemistry) è stato pubblicato uno studio su sul principio attivo della Tachipirina.
L’acido acetilsalicilico, il principio attivo dell’Aspirina, è stato sintetizzato da Felix Hoffman, un chimico della Bayer nel 1897, con l’intento di usarlo come febbrifugo (l’acido salicilico, come dice il suo nome, è contenuto nella corteccia del salice, antico rimedio contro la febbre) ma è anche un potente antiinfiammatorio, a lungo usato come anti dolorifico; ed è un medicinale essenziale nella cura delle malattie cardiocircolatorie per la sua attività antiaggregante: si dice che fluidifica il sangue. È ancora un medicinale essenziale. L’Aspirina viene generalmente somministrata in compresse e quindi deve essere cristallizzata; da tempo ci si è resi conto che il controllo della forma cristallina è importante nel determinare le proprietà farmacologiche. L’acido acetilsalicilico cristallizza in due forme cristalline, nel primo studio citato è stata calcolata, la stabilità relativa delle due forme in modo da controllare meglio la formazione di una piuttosto dell’altra. La novità è la precisione ottenuta applicando un metodo di calcolo in cui, invece di considerare solo le interazioni tra coppie di molecole come si è fatto finora, si considerano anche le interazioni tra tre, quattro e più molecole ottenendo valori molto accurati al costo di una complessità enormemente più grande .
La Tachipirina contiene come principio il para-acetilammino fenolo, chiamato anche paracetamolo; la molecola è stata sintetizzata nel 1877 dall’americano Harmon Northrop Morse ma, anche se già a partire dal 1893 ne furono riconosciute le proprietà terapeutiche, è entrato effettivamente in uso solo dall’inizio degli anni 50 del ‘900 come febbrifugo e antiinfiammatorio in alternativa all’aspirina. Il secondo articolo indaga la disposizione spaziale degli atomi nel para-acetilammino fenolo individuando e caratterizzando quattro modi in cui questi possono disporsi. Anche qui la tecnica sperimentale è d’avanguardia: la sostanza viene vaporizzata con un sistema laser e ne viene registrato lo spettro nelle microonde, cioè viene misurata l’interazione della molecola con la radiazione; da questo si risale alla disposizione tridimensionale degli atomi.
“Ma non si sa già tutto?” osservava in questi giorni un conoscente a proposito della ricerca scientifica. Ma è questa improvvida osservazione che questi due studi sembrano proprio contraddire. Nella pratica scientifica nessun problema è mai chiuso è spesso è interessante anche riprendere in mano questioni apparentemente vecchie con tecniche nuove e un punto di vista diverso. Non molto tempo fa qualcuno ha sottoposto a verifica sperimentale la legge di Newton della gravitazione universale, vecchia di trecento anni, che è assolutamente verificata a distanze grandi e medie ma non era mai stata indagata a distanze microscopiche. Non è stato sicuramente un lavoro inutile.