Oggi siamo in deficit ecologico: l’85 per cento della popolazione mondiale vive in paesi che consumano più di quanto i loro ecosistemi nazionali riescono a dare. L’Italia è fra i paesi che consumano di più: 4 volte le risorse disponibili sul nostro territorio. Va peggio in Giappone con sette volte di più e gli Emirati arabi con 12 volte di più. Mentre il deficit degli Stati Uniti è attorno al valore 2, calcolando il rapporto tra consumi e risorse disponibili all’interno del singolo paese. In pratica se lo stile americano venisse esportato a livello globale, si verificherebbe una catastrofe. Così il 19 agosto entra in rosso: è l’overshoot day, ovvero significa che abbiamo prelevato più di quanto avevamo a disposizione fino a dicembre nel nostro pianeta. Da domani andremo avanti indebitandoci, cioè sottraendo beni e servizi al futuro in quanto gli ecosistemi non sono più in grado di rigenerarli. È quanto comunica il Global Footprint Network, il centro di ricerca che studia l’andamento della domanda e dell’offerta di risorse naturali e servizi ecologici. “Il problema del superamento della capacità rigenerativa sta diventando la sfida del ventunesimo secolo: è sia un problema ecologico che economico”, ha detto Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network. Facciamo un passo indietro. Nel 1961 si usava solo tre quarti della capacità della Terra. Poi, all’inizio degli anni Settanta si è andati in rosso, superando la capacità di produzione rinnovabile del pianeta. Da allora il deficit è in crescendo. “C’è bisogno non solo di un cambiamento tecnologico, ma anche di una svolta negli stili di vita”, ha commentato Roberto Brambilla di Rete civica italiana (Serena Marotta)